Sviluppato da JoyMasher e pubblicato da The Arcade Crew, etichetta indie di Dotemu, Vengeful Guardian: Moonrider è un action platform a scorrimento laterale che ti riporterà direttamente negli anni ‘90. Dopo aver sviscerato la demo (qui la nostra analisi), abbiamo vissuto l’epopea del robot samurai/ninja ribelle sulla nostra Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a tornare nell’epoca dei 16-bit?
Vengeful Guardian: Moonrider – Chiunque può ribellarsi… perfino la tua arma letale segreta!
Siamo in un futuro non ben precisato e l’umanità non se la passa bene, tutt’altro. Il potere è in mano a pochi uomini, racchiusi in quello che è, a conti fatti, uno stato totalitario e brutale. Nonostante qualche affinità, non aspettatevi, purtroppo, gli approfondimenti politici di titoli come Beholder.
Vengeful Guardian: Moonrider è tutto e per tutto un titolo che omaggia gli anni ‘90 e il genere a cui appartiene e questo porta la trama del gioco a essere quasi un accessorio, una cornice vaga con cui poter giustificare le azioni che saremo chiamati a compiere. E parlando di azione, noi impersoniamo Moonrider, un particolare robot dotato di tecniche sia da ninja che da samurai (la sua lama è in grado di tagliare in due quasi ogni avversario). Ma chi è realmente il Moonrider?
Il nostro eroe nasce come arma segreta del governo infame ma, preso coscienza di sé, una volta attivato, si ribella praticamente subito. Il suo scopo? Affrontare i propri creatori schierandosi apertamente con la ribellione popolare. E per aiutare l’umanità l’eroe robotico affronterà, uno per uno, tutti i super soldati creati dal governo e stanziati da questo in vari luoghi strategici. Il tutto per un’avventura ricca d’azione e violenza in pixel che ha una durata di circa due-tre ore (a seconda della tua bravura).
Ora bando alle ciance, è tempo d’impugnare la spada e fare a fettine i nostri nemici. Abbiamo un governo da rovesciare e dei comandi da apprendere!
Velocità e azione a non finire
Vengeful Guardian: Moonrider è un action platform a scorrimento laterale legato a doppio filo ai classici giochi d’azione a 16 bit. E lo diciamo subito, no, non ci prova neanche a innovare qualcosa. Questo significa che gli amanti dell’epoca retrò troveranno pane per i loro denti, oltre a sentirsi “a casa”. Gli altri, invece, dovranno scendere a patti con un gioco che non concede grandi scorciatoie e non mostra pietà se non con qualche leggera opzione che approfondiremo a breve.
Come anticipato, noi avremo il controllo del Moonrider e ci ritroveremo ad affrontare una serie di livelli alla cui fine ci attenderà il boss di turno. Come per alcuni Megaman, anche qui la scelta dei livelli e dei relativi boss da affrontare non è lineare.
Superato il prologo, dotato di un tutorial breve ma esaustivo, starà al giocatore decidere quali livelli affrontare, in un ordine scelto autonomamente. Sì, ci sono livelli leggermente più semplici di altri, ma l’esperienza rimane varia, divertente e impegnativa. La varietà è dovuta anche al fatto che il gioco alterna fasi platform ad altre di “guida” su binari. Il Moonrdier, infatti, ha una moto futuristica dotata di armi al plasma in grado di devastare anche il più grosso dei droni avversari.
E parlando di avversari, Vengeful Guardian: Moonrider ha di tutto. Dai nemici armati di scudo da attaccare rigorosamente alle spalle a colossi da smontare pezzo per pezzo. Non mancano nemici volanti, altri specializzati in attacchi a distanza e nemici a più “fasi” da conoscere anche con fasi trial and error (quasi inevitabili per quanto riguarda i boss).
A tal proposito, Vengeful Guardian: Moonrider è un po’ com i “souls”. Non è un gioco facile e le boss battle sono impegnative e richiedono uno studio degli attacchi e delle “fasi” nemiche non indifferente per evitare di soccombere. E sì, soccomberai spesso in Vengeful Guardian: Moonrider. La difficoltà è nella media solo perché il nostro eroico robot è dotato di due slot in cui poter inserire, a nostro piacimento, due bonus passivi.
I suddetti bonus sono sparsi per i livelli e coinvolgono diversi elementi del nostro eroe, da ricariche automatiche dei PM a vantaggi come bonus d’attacco e difesa. Quest’ultimo, ad esempio, è sì un bonus ma anche un malus per tutti gli appassionati dei punteggi. Adoperare il bonus per la difesa contro i danni avversari, infatti, bloccherà automaticamente il punteggio massimo al rank B. E se te lo stai chiedendo, Vengeful Guardian: Moonrider e la sua longevità sono strettamente legati ai punteggi. Superare sé stessi e il proprio punteggio è una soddisfazione che non conosce tempo.
Il Moonrider è dotato di una barra di energia (se azzerata perdi una vita, se perdi tutte le vite, è game over), una barra dei PM (che si consuma se utilizzi un particolare attacco più potente), il numero delle vite a tua disposizione e infine la grafica con i bonus scelti. Il nostro eroe robotizzato ha a disposizione una serie di combo e la possibilità di attaccare in aria, in alto e in basso. Inoltre, è dotato di una corsa-ninja che gli permette di sfrecciare a tutta velocità lungo i livelli.
Imparare a padroneggiare la corsa è essenziale tanto per superare determinati ostacoli ed effettuare salti più alti, quanto per creare maggiori danni grazie a un un unico fendente ad alta velocità e in grado di tagliare in due quasi tutti i nemici.
Grafica e sonoro
Graficamente, Vengeful Guardian: Moonrider si conferma un omaggio ai titoli retrò degli anni ‘90, offrendo scenari non molto memorabili né inediti, ma comunque funzionali alla storia e ben contestualizzati con lo stile cyberpunk scelto. Anche i nemici non spiccano per dettagli e originalità, discorso diverso invece per il protagonista (anche se potrebbe ricordare un po’ Shredder, l’acerrimo nemico delle Tartarughe Ninja) e per alcuni boss, davvero ben curati.
Il sonoro è un’ulteriore conferma dell’impegno di JoyMasher nel non distaccarsi dall’epoca di riferimento, cercando quindi di completare un’opera rievocativa efficace e ben riuscita.
Da segnalare infine che Vengeful Guardian: Moonrider è sottotitolato in italiano e che la sua versione Nintendo Switch (quella provata per la recensione) si difende egregiamente bene sia in modalità dock che portatile. Quest’ultima si dimostra particolarmente idonea per partite mordi e fuggi.