Videogame e didattica possono sembrare ai più un binomio molto poco funzionale. Quante volte il genitore di turno, esercitando la propria autorità sbottava con il classico “spegni quell’affare e vai a fare i compiti!” o un più delicato “prima i compiti, poi i videogiochi”.
Quante volte noi incalliti gamer, sbuffando ci siamo messi di malavoglia chini sul libro di turno pensando a quel livello non completato o quell’avventura ancora da affrontare. Per fortuna la crescente attenzione verso il mondo del gaming sta cambiando un poco le cose.
Perchè non unire l’utile al dilettevole ha pensato furbamente qualche insegnante? Ecco dunque che la didattica si avvicina ai videogame, abbassando un minimo quell’invalicabile muro che separava questi due mondi contrapposti.
Ovviamente storia non diventerà una sessione di Call of Duty, come Grand Theft Auto non sarà educazione civica (per fortuna). I videogame didattici sono già realtà da tempo e utilizzati in diversi ambiti. Partiamo ad analizzare questa fusione tra “sacro e profano” dal principio.
Videogame come strumento didattico
Insegnare bene vuol dire motivare gli studenti, invogliarli alla scoperta e a nuove conoscenze; una cosa niente affatto facile, soprattutto in un periodo di cambiamenti in digitale come quello che stiamo vivendo.
Tra smart working e didattica a distanza, il modo di approcciarsi alla tecnologia sta cambiando, diventando una realtà sempre più essenziale nella vita di ogni giorno. Un fenomeno sempre più evidente, funzionale e pratico, in particolar modo ora che stiamo affrontando l’epidemia di Covid-19.
Il distanziamento sociale, le nuove regole per rallentare i contagi stanno vedendo la didattica a distanza, le teleconferenze, un alleato quanto mai indispensabile. Tattiche efficaci, dirette e anche comode per evitare che l’istruzione sia rallentata da norme e decreti che limitano gli spostamenti.
La didattica classica sta diventando obsoleta, la necessità di aggiornarsi all’era del digitale è sempre più impellente in questo settore come in molti altri. Ecco allora che la tecnologia, o meglio il mondo del gaming potrebbe essere uno strumento utilissimo per gli insegnanti, diventando un tramite ricco di attrattiva e possibilità.
Un nuovo ventaglio di possibilità si apre all’insegnamento, rendendo materie “pesanti” più facili da digerire, più smart spiegando i concetti in modo che anche i più giovani siano interessati allo studio e alla comprensione.
Videogame, roba da didattica
Di videogame ne esistono davvero tantissimi, di ogni tipo; alcuni ovviamente sono più adatti all’uso didattico, altri meno.
Minecraft tra tutti ha intravisto la potenzialità del suo prodotto come strumento multifunzione, tanto da sviluppare una versione chiamata Minecraft Education Edition. Questa versione viene già utilizzata per insegnare materie come chimica, biologia, scienze informatiche e altro grazie alle sue potenzialità di rappresentazione 3d.
Discorso simile per Everything, che prevede tramite le frasi del noto filosofo Alan Watts una superba introduzione a concetti come metafisica, senso dell’esistenza e una discreta infarinatura di chimica molecolare e fisica subatomica.
Portal stesso è un esempio di come insegnare in maniera divertente ed innovativa concetti di fisica e preparare gli alunni al problem solving cimentandosi con rompicapi e puzzle discretamente complessi. Imparare in modi nuovi, vivaci e stimolanti è un ottimo compagno dell’insegnamento tradizionale, d’altronde la pratica, seppure virtuale è necessaria.
Ovviamente le lezioni non saranno sostituite da 5 o 6 ore di partite a vari videogame. Oltre ai classici titoli intesi come ricreativi, alcuni sviluppatori hanno elaborato videogame contenti importanti nozioni di interesse didattico.
Con edugames vengono tendenzialmente indicati giochi con proprietà educative, riferite in genere ad un’utenza piuttosto giovane, ovvero tra i 5-6 anni fino ai 13 (da ricerche di mercato). Sviluppare conoscenze base, come la scrittura, la lettura; il potenziamento della memoria o quello cognitivo sono gli obiettivi raggiunti attraendo con facilità l’esigente pubblico dei più piccoli.
Un mercato florido da quasi 20 miliardi di dollari nel mondo, che sfrutta spesso brand noti ai più piccoli per attirarli e insegnare qualcosa in maniera divertente e colorata.
I serious game invece sono videogame per fasce d’età più alte che contengono informazioni e/o nozioni molto interessanti e collegate ad elementi didattici. Simulazione ed esplorazione sono gli ambiti che sembra abbiano più affinità con questi scopi.
Giochi come SimCity, Civilization, Age of Empires ed altre simulazioni a carattere più o meno bellico contengono in sé delle lezioni utili per l’amministrazione delle risorse e la gestione dei fondi. Ovviamente non si potrà mettere nel proprio curriculum di essere campioni, ma a lato pratico ci sarà una migliore gestione delle risorse in genere.
Assassin’s Creed per quanto violento, contiene vagoni di nozioni storiche, senza contare le fedelissime riproduzioni di città in vari periodi storici come Roma, Parigi, Gerusalemme e altre. Ovviamente sono informazioni che vanno prese con le pinze, Ezio Auditore è pur sempre inventato di sana pianta, così come altre interazioni.
Rodrigo, Lucrezia e Cesare Borgia, Leonardo da Vinci, Abramo Lincoln e molti altri personaggi contengono nei database del gioco di Ubisoft molte informazioni veritiere; va comunque ripetuto e ricordato che le interazioni con gli occupanti dell’Animus sono di fantasia, seppur inserite in contesti storici realistici.
Anche solo camminare tra le città di una Roma medioevale, o di Parigi durante la rivoluzione, sono degli ottimi strumenti per comprendere meglio la storia (vera) che il professore di turno cerca di inculcarci. Capire come vivevano, si comportavano ignorando scontri tra Assassini e Templari è un aiuto enorme alla didattica.
Lo svolgimento di battaglie storiche importanti come quelle che troviamo in alcuni FPS, ad esempio i vari Call of Duty ambientati nella prima e seconda guerra mondiale danno al giocatore modo di conoscere parte delle dinamiche di scontri passati alla storia, kill a parte.
Ovviamente non saranno sufficienti da sole a sostenere una verifica scritta o un’interrogazione, ma combinate all’insegnamento testuale saranno un modo fantastico di avvicinare gli studenti alla didattica.
Conclusioni
L’utilizzo di alcuni videogame in ambiente scolastico può rappresentare un sistema di insegnamento rivoluzionario e meno “drastico” dove gli alunni sono interessati dall’apprendere determinati concetti.
Ovviamente non si può trasformare la classe in una sala arcade, ma ci sono diversi spunti per intrattenere in maniera educativa, ed educare in maniera divertente.
La soglia di attenzione utile è di circa 45 minuti, poi servirebbero almeno 15 minuti di “relax” per poter tornare ad essere concentrati. Applicando questo schema di attenzione alle lezioni, viene da sè che il 15-20% del tempo in cui gli studenti sono seduti al banco non sono sufficientemente attenti, perdendo nozioni e tempo.
Un modo diverso di spostare l’attenzione, di attirare lo studente annoiato da monologhi su figure astratte può essere assistito da alcuni di questi strumenti; materie impegnative come storia, fisica, chimica e matematica possono senz’altro giovare dall’attrattiva data da videogame a scopo didattico.