Ci sei tu davanti allo schermo e loro so li dentro. A volte sono amici, quasi sempre nemici. A volte puoi interagirci, mentre nella maggior parte dei casi devi ucciderli. Comunque in ogni caso sono li, ti aspettano.
Con l’avvento del multiplayer sono diventati anche senzienti, perché dietro di loro c’è un essere umano, l’intelligenza artificiale sta via via scomparendo come il mio amato single player.
L’idea di giocare un titolo che non abbia un filo narrativo non mi piace, ed è per questo che declino qualsiasi cosa abbia scritto SOLO ONLINE, ed è per questo che presto finirò a giocare solo con Tetris mentre sono in bagno.
E’ bello giocare, è bello immergersi in mondi immaginari e dal mio punto di vista è ancora più bello immergersi in mondi reali, resi quasi alla perfezione, ed essere un cattivo dal cuore d’oro o un buono dal cuore di ghiaccio.
Quando sono stato Kratos in God of War ed ho affrontato Ercole mi sono sentito le catene ai polsi proprio come il nerboruto fantasma di Sparta. Quando ero Marcus Phoenix ed ho visto Dom schiantarsi con il camion con il sottofondo di Mad World le lacrime scendevano sul mio volto, quando sono stato Max Payne (spesso continuo a citare quei monologhi) ho provato rabbia e dolore.
Noi videgamers siamo così, amiamo ed odiamo in base a quello che abbiamo davanti
Non importa come sia andata la giornata, davanti a quella (un tempo avrei scritto scatola) lastra, con il pad in mano ci sentiamo tutti diversi e questo è bello. Perché per quanto tu possa ritrovarti nel mondo distopico e post atomico di Fallout o nelle allegre pianure di Zelda, tutto è sempre meglio della realtà, di questo mondo che va a rotoli, di questa società che vive e si nutre di corruzione, priva di ideali, canis canem edit, un mondo in cui si vive con l’illusione che questo o quella farà la differenza. Il videogamers sa che lui la può fare la differenza, lì, su quel divano, su quella sedia può e deve salvare il mondo, la galassia, l’universo o semplicemente se stesso.
Nel mondo reale non puoi salvare la partita, un sorpasso azzardato e sei fuori, il game over è definitivo, ma nel mondo dei videogamers puoi continuare sino a quando la stanchezza sopraggiunge, il lavoro, la mamma o la fidanzata non ti chiama a “rapporto” ed allora ritorni ad essere quello che sei veramente… un uomo con il pad in mano.
Non importa quanti anni tu abbia, non importa di dove sei e cosa fai, un pezzo di te resta lì, una parte della tua mente continuerà a scervellarsi su come “aprire quella porta”, su come affrontare “l’orda”, su come attaccare, difendere, andare avanti.
Nella nostra mente continuiamo sempre a pensare a come salvare Lara. Nessun0 si vergogni di essere felice mentre gioca perché non c’è cosa più bella di coltivare una passione, abbandonarsi ad essa con la più importante delle promesse da mantenere: fare una pausa ogni quindici minuti… sì sì… sicuro, guarda, lo giuro.