Quello che ho sempre detto è che un videogame non è semplicemente un mezzo di intrattenimento, ma è anche una vera e propria esperienza.
Non giochiamo solo per rilassarci, ma anche per evadere da quel mondo ordinario in cui viviamo tutti i sacrosanti giorni e che molto spesso non fa altro che regalarci delusioni, una dopo l’altra.
Ci sono tante scappatoie, ovviamente: una serie tv, un film, un buon libro.
Ma tutte queste hanno qualcosa che non potrà mai competere con un videogame.
Guardando un episodio della propria serie tv preferita, o leggendo quel romanzo che tanto ti sta a cuore non facciamo altro che assistere passivamente ad una storia che qualcun altro ha scritto per noi e con la quale non possiamo interagire.
I videogames, invece, ci permettono proprio di prendere parte a quelle vicende. Siamo noi stessi a poter controllare il personaggio principale e non. Siamo noi a decidere lo svolgimento della trama. Siamo noi a dover lottare a denti stretti contro dei nemici per evitare che ci facciano fuori.
E se sommiamo tutto ciò al fatto che, proprio come una serie tv o un film o un libro, anche un videogame è in grado di emozionare… allora possiamo star certi che ci troviamo di fronte a qualcosa di tanto bello quanto irraggiungibile da altri media.
Immagina di aver giocato ore ed ore ad un videogioco. Ti sei affezionato ai personaggi ma succede improvvisamente qualcosa ad un certo punto (non per forza la morte di qualcuno) che ti trova talmente impreparato al punto che non riesci ad evitare che ti venga strappata l’anima e ti venga fatta a pezzetti minuscoli.
E poi resti lì, a fissare lo schermo… incredulo, a bocca semi aperta. Poi cosa succede? Arriva la tristezza. Quel senso di angoscia che ti assale e ti fa dire “io non ci gioco più se dovete davvero farmi così male!“, con un nodo alla gola e gli occhi lucidi, proprio come il piccolo Bastian ne “La Storia Infinita” quando legge della morte di Artax, sprofondato nelle Paludi della Tristezza.
Di queste scene, nel mondo dei videogames, ce ne sono a milioni. Ma oggi voglio parlarti di quelle che io reputo le più tristi e angoscianti.
ATTENTO AI POSSIBILI SPOILER e prepara quindi i fazzoletti (io li ho già preparati dato che dovrò rivedere le scene), perché sto per iniziare questa Top 5.
Silent Hill 2: Finale “In Water”
Ebbene sì, anche un videogame horror può portare alla tristezza. Specialmente un horror psicologico come Silent Hill.
A differenza del primo capitolo, in cui ci si ritrovava catapultati in un incubo creato dalle paure di Alessa Gillespie e quindi c’era molto più terrore proprio come avviene in un incubo, in Silent Hill 2 ci ritroviamo semplicemente nei panni di James Sunderland, alla ricerca della moglie morta 3 anni prima.
Ti ho già parlato di James in un articolo approfondito della nostra rubrica Player One, e proprio come dicevo anche lì, è stata la città ad aver quasi attirato a sé l’uomo per far sì che ricordasse tutto ciò che aveva fatto alla moglie. La città stessa sembra cambiare in funzione di ogni singola sfumatura della psiche di James.
Forse proprio per questo, a differenza degli altri capitoli, tutt’ora il secondo è reputato il migliore di tutta la saga. Oltre al fatto che la trama è ben scritta, i personaggi sono caratterizzati alla perfezione e la colonna sonora di Akira Yamaoka fa il suo ottimo lavoro, c’è da dire che molti non hanno reputato Silent Hill 2 un semplice videogame horror psicologico.
Silent Hill 2 è principalmente una storia d’amore.
L’amore di un uomo debole verso la moglie colpita da un orribile male, e proprio questa debolezza lo ha portato a uccidere l’unica donna che avesse mai amato.
Ma è innegabile che tutto ciò che fa James lo fa per amore. L’uomo attraversa letteralmente l’inferno, spinto dalla speranza che la moglie sia ancora viva e che potrebbe riabbracciarla. Nonostante a pochi passi dalla fine scopriamo la sconcertante verità che James ha ucciso Mary, soffocandola con un cuscino, è nel finale “In Water” che capiamo quanto fosse forte l’amore che legava i due coniugi.
James capisce quanto non riesca a vivere senza di lei, al punto da commettere il più estremo dei gesti. Suicidarsi per poter stare nuovamente con la donna che amava.
Perfino la lettera completa scritta da Mary (che è comunque uguale in ogni singolo finale) trasmette la tristezza e la paura di una donna che è conscia che il tempo che le resta non è molto, e che vuole dire le ultime parole al marito che ama seppur con tutti i suoi difetti.
Little Nightmares: il nomino e la salsiccia
In Little Nigthmares ci ritroviamo all’interno di Le Fauci, un luogo angosciante dal quale dovremo fuggire prendendo i comandi di una bambina in soprabito giallo: Six.
Durante il corso dell’avventura ci capiterà di imbatterci in degli esserini antropomorfi, con un buffo cappello a punta chiamati Nomini. Questi sono caratterizzati da una forte paura e sono pronti a scappare e rifugiarsi ad ogni movimento sospetto. Tranne nel caso in cui riceveranno un abbraccio da parte della bambina.
Ma chi sono in realtà queste piccole creature?
Ci arriverò tra poco.
Andando avanti con la trama del gioco, la bambina verrà assalita dall’impeto della fame. Una fame insaziabile che prima la porterà a mangiare un pezzo di carne cruda, un topo vivo e anche un Nomino che le offre una salsiccia non appena la vede arrivare.
Voglio soffermarmi proprio su quest’ultima vittima di Six. Già è un duro colpo vedere una di queste innocue creature venire sbranata da una bambina, senza una valida ragione… se non quella di essere spinta da una fame incontrollabile.
Ma la vera mazzata arriva giocando il DLC del videogame che ci metterà nei panni del Fuggiasco: un ragazzino che, esattamente come Six, sta cercando un modo per scappare, e la cui avventura si svolge in parallelo con la trama principale.
https://www.youtube.com/watch?v=2WyXo7L-uXM
Alla fine della storia del Fuggiasco, capiremo chi sono i Nomini. Non sono altro che i bambini presenti all’interno di Le Fauci che vengono trasformati dalla Signora. Perfino il Fuggiasco alla fine viene tramutato in un Nomino, e per una breve sequenza ci troveremo a comandarlo sotto questa forma.
La strada da percorrere è una sola e se si è giocata la run principale, data l’ambientazione, iniziamo già a presagire cosa il videogame sta per mostrarci. Arriviamo infatti nella stessa stanza in cui Six sbrana il Nomino. Una salsiccia a terra è ciò che ci fa capire chi sia in realtà il Nomino che stiamo comandando.
Pochi passetti e ci fermiamo davanti alla salsiccia, mentre la schermata diventa nera, consapevoli del fatto che il destino della creaturina sarà orribile.
Final Fantasy VII – Dirge of Cerberus: il sacrificio di Shalua
Sì, magnifica la Compilation di Final Fantasy VII, su questo non ci piove.
Piena zeppa di momenti drammatici, non è stato però difficile trovare il momento che più mi ha rattristito.
Non parlo della morte di Aerith o di Zack. Quelli sono sì momenti tristi, ma sono pure quelli più famosi, più conosciuti.
Eppure quando penso al sacrificio di qualcuno che è passato del tutto in sordina, in tutto il corso di Final Fantasy VII non posso non pensare a Shalua Rui.
Membro della WRO, ha fatto di tutto per cercare la sorella scomparsa, portata via prima dalla Shinra e successivamente rapita dai Deepground.
Quando incontriamo Shalua ci accorgiamo subito che ha perso l’uso dell’occhio sinistro e del braccio, sostituito da una protesi meccanica. Man mano scopriremo pure che la ragazza ha perso anche molteplici organi interni, i quali sono stati rimpiazzati da parti biomeccaniche.
Tutto durante la disperata ricerca di Shelke, la quale, una volta ritrovata, le si rivolterà contro e non la riconoscerà più neanche come sua sorella maggiore.
Il dolore nel vedere questo comportamento da parte della minore è enorme, non solo per Shalua, ma anche per il giocatore che non farà altro che odiare la piccola Deepground.
Durante l’assalto della WRO da parte dei nemici, Shalua si sacrifica per far sì che la sorella possa salvarsi, a costo di non perderla una seconda volta.
Attaccata da Azul il Ceruleo, la ragazza entra in coma, ma gli scienziati della WRO ammettono di non poter fare molto per lei. Proprio per questo motivo viene rinchiusa in una capsula che la mantiene in vita all’interno della Shera: l’aeronave di Cid Highwind.
Durante il combattimento finale l’aeronave viene colpita e la capsula, contenente il corpo di Shalua, precipita nelle rovine di Midgar. Tutto ciò che c’è dato sapere è possibile vederlo alla fine dei titoli di coda, in cui vediamo la capsula con il vetro in frantumi. All’interno, un’immobile Shalua non da segni di vita.
Il videogame non ci da un vero e proprio finale per la ragazza, la quale potrebbe essere morta durante lo schianto o star continuando a dormire, in coma, nonostante la capsula sia andata distrutta.
The Last of Us Parte 2 – Le vere ragioni dietro il crudele gesto di Abby
E qui sono pronto a ricevere i peggiori attacchi da parte di coloro che odiano il personaggio di Abby.
Voglio premettere che io ho letteralmente amato il personaggio, nonostante il crudele gesto che ha commesso all’inizio del videogame.
Questo è proprio ciò che ha voluto Neil Druckmann: portarci ad odiare un personaggio e successivamente rivalutarlo.
Cosa he è riuscita in buona parte dei videogiocatori, ma non per tutti a quanto pare.
Inizialmente, Abby ci viene presentata come membro dei WLF, una squadra operativa a Seattle. Per una ragione totalmente ignota, la ragazza commette l’omicidio che tanto ha fatto sussultare ogni singolo giocatore dalla sedia: quello di Joel.
Non sappiamo perché, ma sappiamo che dobbiamo vendicarci. Ed è per questo motivo che Ellie parte con Dina alla volta di Seattle alla ricerca della ragazza, per compiere la sua personale vendetta. Noi tutti, videogiocatori, patteggiamo per Ellie e non vediamo l’ora di poter ridurre a brandelli quella maledetta.
Ma poi succede l’impensabile.
Un cambio di rotta che ci porta a rivalutare ogni singola carta messa in gioco fino a quel punto.
E Naughty Dog lo fa con un flashback in cui prenderemo il controllo di Abby.
Scopriamo che la ragazza faceva parte delle Luci e che l’unica persona vicina che gli era rimasta era suo padre.
In breve ci verrà mostrato come quest’ultimo altro non era che il chirurgo che avrebbe dovuto operare Ellie, per far sì che potesse creare una cura per tutti gli infetti e ristabilire nuovamente l’ordine sul pianeta.
https://www.youtube.com/watch?v=8zCGQ29nOPY
In quel momento capiamo alla perfezione come gli intenti delle Luci fossero nobili, e che Joel ha agito non solo come un uomo spinto da un amore paterno verso Ellie… ma anche come un uomo puramente egoista, preferendo la salvezza di una sola persona anziché dell’intero genere umano.
E infatti, attraverso gli occhi di Abby assistiamo al ritrovamento del cadavere del padre che Joel ha ucciso a sangue freddo alla fine del primo capitolo. Il pianto disperato della figlia, tra le braccia di Owen, incapace di credere quanto possa essere crudele un singolo uomo, è ciò che più mi ha stretto il cuore.
Solo allora ho perfino pensato “forse Joel si è davvero meritato ciò che gli è successo.”
Metal Gear Solid 3 – Snake Eater: “Tutto ciò che ha fatto, l’ha fatto per il suo Paese.”
Ed eccoci arrivati alla cima del podio.
Ovviamente non potevo non inserire uno dei pochi momenti che sono stati in grado di farmi letteralmente piangere.
Metal Gear Solid 3, ci porta nel passato rispetto ai primi due capitoli, mettendoci nei panni di John… o meglio Naked Snake.
Facendo la conoscenza del suo mentore, The Boss, apprenderemo sin da subito che la donna ci ha traditi, ha disertato, e che in realtà fa parte del gruppo del colonnello Volgin. Dopo che quest’ultimo ha sganciato una testata nucleare miniaturizzata, viene incaricato proprio John per poter catturare e uccidere Volgin e The Boss, insieme all’Unità Cobra.
Andando avanti con la trama del gioco, John viene catturato, torturato e perfino accecato da The Boss che non ci dirà ancora per quali ragioni abbia disertato.
La verità ci verrà detta solo dopo lo scontro finale, attraverso una registrazione che EVA ci lascerà su un nastro.
Ella ci farà rivalutare tutto ciò che abbiamo fatto e ciò che abbiamo visto durante il corso del gioco.
Scopriamo infatti che The Boss non ha tradito gli Stati Uniti, ma al contrario è stata un’eroina pronta a sacrificarsi per la sua patria. Era stata, infatti, inviata dal governo degli Stati Uniti per impossessarsi dell’Eredità dei Filosofi e distruggere lo Shagohod… e per farlo doveva fingersi alleata di Volgin.
Ma quando venne sganciata la testata nucleare tutto era cambiato: il governo, per provare la propria innocenza, ha deciso di eliminare The Boss e che avrebbe dovuto farlo proprio uno di loro per tenere segreta tutta l’operazione.
Quasi come fosse un gioco sadico, il governo degli Stati Uniti ha deciso che la morte della donna sarebbe dovuta avvenire per mano del suo discepolo più amato.
Ciò che più rattrista è come il futuro di The Boss sarebbe stato dei peggiori anche una volta morta. In America l’avrebbero vista come una traditrice della patria, e in Russia come colei che ha scatenato una catastrofe nucleare.
Nessuno avrebbe mai saputo la verità, ad eccezione di John che da quel momento porterà per sempre un fardello come quello. Tutto ciò che c’era di vero in The Boss, del suo vero onore per il suo paese e del fatto che fosse una vera patriota, vivrà per sempre solo e soltanto dentro il cuore di John.
Conclusioni
Sì, caro lettore, ho un nodo alla gola solamente per aver dovuto ripensare alla tristezza che queste scene mi hanno provocato.
Sono sicuro che anche tu avrai avuto dei momenti di angoscia e tristezza durante le tue sessioni di gioco.
Sono curioso di conoscerle, proprio come io ti ho fatto conoscere le mie (sebbene siano solo 5 ti assicuro che molte altre mi hanno commosso).