Videogiochi: da sempre amati e da sempre presi di mira dai non esperti del settore. La stessa OMS aveva detto la sua riguardo il mondo videoludico, dando anni addietro un significato ad esso negativo che grazie alla pandemia hanno reso positivo. I videogiochi non fanno così male come si possa pensare e, anzi, creano un aiuto concreto sia a livello di studio, a livello educativo e di compagnia.
Durante la pandemia da Covid-19, sono stati tanti gli utenti che hanno acquistato Animal Crossing New Horizons e il titolo in sé ha dato un’enorme mano a tutti coloro che si sono trovati in casa (e chi no, purtroppo). Lo rilevano diversi studi e quando parliamo di utenti, vengono incluse anche quelle persone che non sono videogiocatori.
Proprio grazie a questo bruttissimo fenomeno, il mondo videoludico ha saputo farsi valere dimostrando come riesca a non essere un qualcosa di oscuro e misterioso, cattivo e addirittura malevolo. Tutto ciò, però, non è bastato per il giornale inglese Telegraph che ha mosso delle critiche sui videogiochi proprio recentemente.
I videogiochi creano dipendenza? Sì e riusciranno a rovinare un’intera generazione, secondo l’articolo.
Videogiochi considerati come oppio spirituale
Si sa che “tutto stroppia”, come dice il famoso detto e di questo hanno fatto la propria bandiera. Le critiche mosse sono che i videogiochi siano un problema concreto per i giovani d’oggi, ormai abituati all’uso di schermi luminosi per iPad o libri di testo online usati nelle scuole. Tutto ciò andrebbe a danneggiare in maniera seria e permanente il cervello delle persone, proprio come l’oppio.
“[…] è tempo di svegliarci dalla dipendenza da oppio del gaming, prima che la dipendenza dagli schermi dei giovani diventi un’altra pandemia globale” viene scritto nell’articolo e sono stati molti utenti a denunciare l’ultima frase, additandola come insensibile per quanto sta accadendo negli ultimi anni. Paragonare un virus a una “problematica” simile ha reso furiose diverse persone, specialmente dal settore videoludico inglese Ukie che ha subito risposto.
“È deludente vedere articoli come questo che travisano i videogiochi. Demonizza ingiustamente 37 milioni di persone che trovano nei videogiochi una fonte di intrattenimento salutare e rilassante nell’UK e mina gli sforzi basati su prove per supportare il davvero ridotto numero di persone che ha bisogno di aiuto nella gestione del gioco” dichiara l’associazione inglese.
A proposito di dati, i primi a dare sfogo ai numeri è stata proprio l’autrice dell’articolo su Telegraph, dichiarando che 86 milioni di persone, secondo l’OMS, soffre di un disturbo da videogiochi. Purtroppo per loro però, i nostri colleghi di VGC hanno notato come questi dati siano basati su un report dello stesso giornale: dati obsoleti e assai vecchi.
Nell’articolo si evince anche l’autrice si sia basata sul romanzo The Midas Games di Abi Silver in cui i videogiochi suscitano la voglia di uccidere persone non favorevoli al mondo videoludico. Lo stesso aveva dichiarato come il romanzo fosse, in realtà, una grandissima denuncia per questo settore che propina ai figli delle famiglie “per bene” prodotti senza regole che rilasciano dopamina creando dipendenza.
In realtà tutto ciò è nato dal fatto che il figlio giocava, molto assiduamente, a Fortnite e più volte ha paragonato il titolo a una droga che veniva iniettata al bambino ogni notte. Questo non sarà l’ultimo articolo che leggeremo in futuro a riguardo, ma ti ricordiamo alcuni semplici dettagli che spesso vengono dimenticati: i videogiochi vengono usati per riabilitare persone con problemi motori e mentali, vengono usati in ambito scolastico e, recentemente, abbiamo scritto un articolo approfondito su uno studio abbastanza particolare; a quanto risulta, non è vero che videogiocare toglie empatia a lungo andare. Da come si evince, pare essere tutto il contrario.