Videogiochi in Cina? Si è sempre parlato di innumerevoli problemi che i produttori di videogiochi riscontrano su suolo cinese e sembra proprio che questo stia avendo un effetto negativo sulle vendite. Per poter pubblicare correttamente un videogioco in Cina è necessario che rispetti determinati criteri e un test fatto da esperti governativi in grado di stabilire se il prodotto sia valido oppure no. Non è facile, in quanto basta veramente poco per non vedere, neanche lontanamente, la speranza di una pubblicazione. Basti pensare che la tanto introvabile PlayStation 5 è uscita sul mercato cinese molto tempo dopo rispetto al resto del mondo.
Infatti, i cinesi si erano rivolti a tantissimi bagarini che sfruttavano l’occasione per triplicare il costo della console, raggirando il fan di turno. Non solo, perché moltissimi videogiochi possiedono delle limitazioni che influiscono negativamente sulle esperienze videoludiche e allontana tantissimi appassionati. Inoltre esiste una legge che vieta ai minorenni di giocare in alcune fasce orarie. Adesso è proprio l’intero mercato a essere in crisi, in quanto il calo registrato è dell’1,8% in meno sui ricavi.
Videogiochi a rischio? Si e no: dato allarmante, ma si può sempre migliorare
Non è un dato allarmante, decisamente migliore rispetto a tante altre realtà; fatto sta che i produttori sono in allarme, in quanto la percentuale può aumentare nel giro di poco tempo, come abbassarsi maggiormente. Specialmente per il fatto che la percentuale in questione mette in evidenza un altro dato molto importante: i ricavi delle varie aziende cinesi sono scesi del 4,25% e, di questi tempi, è molto importante. A influire sui cali è stato, sicuramente, il blocco delle approvazioni della durata di nove mesi; esso è iniziato nel 2021 ed è terminato questo aprile, riprendendo la normale attività molto lentamente.
Questi dati sono stati pubblicati da South China Morning Post, dimostrando come la popolazione sia molto influenzata dalle politiche governative: gli utenti che videogiocano sono calati. Parliamo di un dato che rasenta i 665,6 milioni di giugno 2022 rispetto ai 666,5 milioni di dicembre 2021.