Videogiochi nel mirino di tanti, senza contare i videogiocatori appassionati che giornalmente dedicano un po’ di spazio alla loro passione. C’è chi, però, fa diventare questa stessa passione una vera e propria ossessione sia per il giocatore di turno, che per chi gli sta attorno. Sembra essere proprio il caso di una ragazza di Perugia che ha fatto dei videogiochi la sua intera vita, al contrario di ciò che richiedono i suoi genitori. A quanto risulta, la giovane non vorrebbe mai smettere di giocare, neanche per adempiere ai propri doveri come studentessa.
Le minacce di togliere le varie console alla figlia non sono servite a niente, facendola arrabbiare ancora di più. A questo punto, non vedendo un concreto risultato, i due adulti hanno richiesto l’aiuto delle forze dell’ordine che in quattro e quattr’otto hanno fatto da mediatori con la ragazza. L’accordo ricavato è questo: completare i propri obblighi giornalieri e poter giocare un’ora al giorno. Non è la prima volta che viene chiamata la polizia e l’altro eclatante caso è stato riportato a tempo debito sul nostro sito. Puoi trovare i dettagli in questa notizia. Questo caso porta alla luce una vera e propria ricerca fatta dall’Istituto di fisiologia clinica del Cnr, dell’Università di Padova e della Flinders University.
Videogiochi: cosa vuol dire essere esposti al “gaming problematico”?
Ebbene, in Italia si fanno passi avanti nel mondo videoludico e anche le ricerche vanno di pari passo. Quest’ultima è stata fatta proprio a Padova, dove vengono riportati quali sono i fattori individuali, sociali e contestuali che possono portare a diventare un videogiocatore problematico. Cosa significa, però, questo termine? Hai presente la notizia riportata nel primo paragrafo? Quello è l’esempio perfetto; a quanto risulta dalla ricerca sono proprio gli europei ad avere un rischio maggiore e non solo: l’Italia sembra essere proprio al primo posto della classifica stilata.
Questo problema può mettere a dura prova la salute degli utenti, tanto da farne diventare una questione clinica e ciò è completamente sbagliato. I dati raccolti sono stati frutto di uno studio portato a termine dall’European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs (ESPAD) nell’ormai lontano 2019, ed ha dimostrato come gli adolescenti tra i 15 e i 16 anni siano quelli più soggetti. I ragazzi presi in esame sono stati circa 89.000 e tutti provenienti da 30 Peasi europei diversi.
“Abbiamo rilevato che in Europa un ragazzo su cinque è ad alto rischio di gaming problematico (circa il 20%). L’esposizione al fenomeno dei ragazzi (30.8%) risulta tre volte più alto di quello delle ragazze (9.4%). È emerso anche che gli adolescenti residenti in Danimarca riportano i livelli più bassi di gaming problematico (12%), mentre quelli in Romania riferiscono una maggiore percezione di problemi associati all’uso di videogiochi (30.2%)” ha spiegato Sabrina Molinaro, ricercatrice del Cnr-lfc.
“Il rischio di gaming problematico è infine maggiore negli Stati dove sono più marcate le disuguaglianze economiche, mentre risulta minore nei Paesi dove vengono effettuati investimenti nelle politiche di salute pubblica, come i benefici fiscali per le famiglie” ha aggiunto il professore Alessio Vieno.