Videogiochi quotidiani che riescono a darci un aiuto concreto contro l’ansia: esistono? A quanto pare sì, almeno secondo uno studio mosso dal Sevizio Sanitario Nazionale degli Stati Uniti (per quanto riguarda lo studio di bambini affetti da ansia o disturbi riconosciuti dello stesso ceppo) e l’American Academuy of Pediatrics. Insieme a quest’ultimo vediamo anche una stretta collaborazione tra l’American Academy of Child and Adolescent Psychiatry e la Children’s Hospital Association.
Non parliamo, però, di un singolo gioco in particolare, ma dell’intera categoria videoludica che sembrerebbe “rallentare” la crisi che i bambini, o gli adolescenti, stanno affrontando. Ovviamente questi sono dati presi durante la pandemia da Covid-19, ma a quanto risulta sembrerebbe essere nell’aria da almeno l’anno precedente a tutto questo. Ciò che viene riportato da questi studi rivela non solo il lato negativo delle varie ricerche (quanti bambini sono coinvolti), ma anche come i genitori possono dare una mano concreta.
Un esempio è quello di non rimproverarli per il tempo trascorso con i titoli più amati.
Videogiochi: la diatriba fra bene e male continua!
“I bambini sono stati esposti a cose che non sono mai state viste prima d’ora e viene chiesto loro di sacrificare alcune loro abitudini fondamentali. Ogni promessa che facciamo ai nostri figli viene infranta. Promettiamo loro risate, compagni di gioco, feste di compleanno, scuola e amici, ma nulla di tutto questo si è avverato. Il livello di ansia sta aumentando tanto che stiamo tutti cercando sbocchi che possano aiutare a farli uscire da questo tunnel e i videogiochi ne costituiscono un valido esempio” ha dichiarato George Carey, fondatore di The Family Room che si occupa di studiare le priorità emotive che spingono i consumatori a fare determinati acquisti o azioni.
Ciò che Carey ha dichiarato riguarda la scelta ben precisa del bambino, una scelta oculata su un’attività che lo fa stare bene. Il loro comportamento, almeno non in maniera totale, non è un modo come un altro per auto-isolarsi dal resto del mondo, ma è un metodo efficace per ridurre l’ansia o disturbi generati da essa. Una distrazione che può diventare un’ancora di salvezza, se solo si riescano ad abbattere tantissimi stereotipi. Tutto ciò è stato dichiarato anche da Monet Goldman: terapista familiare e matrimoniale californiano.
“Possono giocare e anche parlare con me delle missioni che stanno affrontando. È un po’ come nella vita reale quando esci con un amico per fare un’escursione e un’attività, ma hai anche la possibilità di parlare di quello che stai attraversando. L’attività fornisce in qualche modo quel mezzo o canale per parlarne”.