Se hai frequentato le sale giochi a cavallo tra gli anni ’90 e i primi anni 2000, quando ancora esistevano anche da noi e frequentarle aveva un suo fascino, non puoi non ricordarti come la maggior parte dei cabinati fosse dedicata ai titoli della serie Virtua di SEGA: a cominciare dalla sacra trinità Virtua Striker, Virtua Racing e Virtua Fighter per continuare con gli altrettanto popolari Virtua Cop e Virtua Tennis.
Con questi titoli, veri e propri mangia monetine, la casa nipponica dominava il settore arcade e mieteva appassionati; purtroppo oggi, in particolar modo in occidente, le sale giochi sono praticamente sparite e con esse molti di questi titoli.
In realtà tutti hanno avuto una versione per console casalinga, per certi versi priva del fascino dei cabinati, tuttavia è da anni ormai che non li vediamo e non ne sentiamo più parlare.
All’interno dei festeggiamenti per il suo 60esimo anniversario, SEGA ha deciso di riproporre al grande pubblico quello che forse è il gioco più popolare di tutti: Virtua Striker.
Lo ha fatto con una versione definitiva del 5 (e al momento ultimo) capitolo, anch’esso tutt’altro che recente: quando Virtua Fighter 5 comparve per la prima volta in Giappone erano passati solo una manciata di giorni da quando capitan Cannavaro aveva alzato la Coppa del Mondo al cielo di Berlino in quella magica estate del 2006. Dopo qualche mese il picchiaduro uscì anche su PlayStation 3 e Xbox 360, in quella che è stata fino ad oggi l’ultima release ufficiale di un capitolo della serie.
Curiosamente, fino ad oggi, l’unico modo di giocare Virtua Fighter 5 su PlayStation 4 e Xbox One era attraverso i cabinati presenti nei vari capitoli di Yakuza (e Judgment) che contenevano un accurato porting del picchiaduro nella sua versione Final Showdown.
Poteva finire così la storia di un gioco che ha fatto epoca, uscito nel lontano 1993 e primo a portare il 3D all’interno di un genere i cui maggiori esponenti (Mortal Kombat e Street Fighter in primis) erano ancora limitati alle 2 dimensioni?
Per fortuna SEGA ha pensato che fosse il caso di riesumare la quinta iterazione della serie con questa edizione definitiva.
Per questa versione, che potremmo definire un remake, SEGA si è affidata agli sviluppatori di Ryu Ga Gotoku Studio che, forti del loro lavoro sulla serie Yakuza anche sul già citato porting, hanno utilizzato il loro Dragon Engine, ridisegnando da zero personaggi e arene che ora appaiono più dettagliati e particolareggiati.
Una versione per gli eSports
Virtua Fighter 5 Ultimate Showdown è indubbiamente pensato per essere giocato online: se ti aspettavi un corposo apparato single player rimarrai deluso.
E’ presente la classica modalità Arcade e un corposo Tutorial, ma è tutto qui: del resto si tratta di un titolo nato per sala giochi, quindi con pochi fronzoli per cui non aspettarti filmati introduttivi o finali per ogni personaggio, in stile Tekken, o chissà che altro.
Si avvia la partita, si menano le mani lungo 7 stage più uno speciale con l’immancabile Dural come boss finale e pronti via si ricomincia scegliendo uno dei 19 lottatori presenti, ovvero tutti quelli apparsi finora da Akira Yuki a Pai Chan passando per l’italiano Brad Burns.
Pur essendo Virtua Fighter una serie arcade, non possiamo ritenerla accessibile a tutti: è vero che pressando i pulsanti a casaccio si può anche arrivare alla vittoria, ma è conoscendo e imparando a fondo il sistema di gioco che otterremo maggiori soddisfazioni.
Rispetto ad altri famosi picchiaduro, la serie SEGA risulta indubbiamente più lenta, ma questo deriva da un preciso approccio scelto dagli sviluppatori strettamente connesso agli stili di lotta dei vari personaggi che porta il giocatore ad applicare un minimo di ragionamento anzichè buttarsi a capofitto nello scontro.
Dimentichiamoci i salti e le piroette di Tekken, inVirtua Fighter i comandi a nostra disposizione sono principalmente 3, da combinare tra di loro, ovvero parata, calcio e pugno. Sfruttando adeguatamente le combo e studiando l’avversario, sarà possibile mettere a segno colpi potenzialmente devastanti in grado di dimezzare le barre della salute in men che non si dica.
Per padroneggiare a dovere le tecniche base e le mosse a nostra disposizione, dalle più facili a quelle avanzate, abbiamo a disposizione un tutorial molto profondo e ben fatto che ci porterà in men che non si dica a poter combattere contro gli smanettoni ad armi pari.
Come già detto, tuttavia, il cuore pulsante di Virtua Fighter 5 Ultimate Showdown sono le modalità online, evidenziate anche dal menu principale che le pone in alto e ci mostra in un riquadro che occupa una buona porzione dello schermo una partita live, probabilmente tra i migliori giocatori del momento.
Come da prassi abbiamo il Combattimento Classificato, tramite cui sfidare altri combattenti per salire nel ranking globale e una Sala Combattimento a cui accedere per partite più “rilassate” in cui non avremo l’assillo della classifica e in cui potremo creare tornei secondo il nostro gusto.
Complice la gratuità con il PlayStation Plus non ci sono dubbi sul fatto che troveremo partite e avversari per ogni gusto ad ogni ora del giorno e della notte.
Avendo due pad a disposizione potremo anche sfidare un amico in un Versus Locale che oggi come oggi fa sempre old school ma che garantisce divertimento anche al di fuori dello schermo.
Oltre alle opzioni e ad un rapido check delle classifiche in tempo reale, completa l’offerta un’interessante sezione dedicata alle personalizzazioni dei personaggi che per essere sfruttata a dovere necessita comunque di un DLC apposito del costo di una decina d’euro.
Segnali di Stile
Come accennato in apertura, grazie al Dragon Engine mutuato da Yakuza, l’intero comparto visivo ha beneficiato di un restyling che sebbene risulterà poco profondo per i fissati delle risoluzioni ha restituito linfa vitale ad un titolo che ha comunque almeno 9 anni di vita alle sue spalle (se consideriamo l’edizione precedente a questa).
La qualità dei personaggi non sarà uguale per tutti, con qualche combattente leggermente meno rifinito, tuttavia in linea di massima abbiamo personaggi meglio definiti nelle muscolature, nel panneggio degli abiti e nelle espressioni, oltre ad una resa migliore del sudore che li ricopre alla fine di uno sfondo tirato.
Anche le arene, tutte familiari ai veterani della serie e molte ispirate alla tradizione orientale, sono state ridisegnate e pur mantenendo i loro limiti strutturali di cubi dalle pareti spesso indistruttibili e quindi con un unico livello di gioco, sono sempre belle da vedere specie in fase di avvio dello scontro.
Per fare il paragone tra il livello grafico attuale e quello delle origini esiste un divertente DLC, il Legendary Pack, che consente di applicare le texture del primo titolo uscito su SEGA Saturn, mostrandoci quanto rozzi e poco realistici erano i personaggi che comunque ci hanno appassionato e hanno fatto scuola all’epoca.