Ormai ci siamo, tra pochi giorni una delle saghe JRPG più iconiche tornerà a incantare i fan con il suo stile unico. Sto parlando di Visions of Mana, nuovo capitolo della storica saga in uscita questo 29 agosto. A differenza del suo fratello più grande, Final Fantasy, la saga di Mana non è molto conosciuta in occidente e sono qua proprio per questo: con questo breve articolo ripercorreremo la storia di uno dei capostipiti dei giochi di ruolo giapponesi. (Se stai cercando una guida dettagliata sul gioco, ti consiglio di visitare GameCast.it) Zaino in spalla e partiamo!
Koichi Ishii e Seiken Densetsu
Dopo aver lavorato a ogni capitolo di Final Fantasy fino al 1990, Koichi Ishii decise che era giunto il tempo di creare qualcosa di suo: fu così che propose a Square Seiken Densetsu (聖剣伝説), un nuovo JRPG con un vasto mondo da esplorare e con un sistema di combattimento che si differenziasse dal sistema a turni. Ancora in fase di concept, il progetto fu messo da parte da Square stessa, troppo impegnata sul proseguimento di Final Fantasy.
Fu solo nel 1991 che Koichi Ishii poté sviluppare la sua idea in un capitolo spin-off di Final Fantasy, uscito per Game Boy e nominato Seiken Densetsu: Fainaru Fantajī Gaiden (聖剣伝説 :ファイナルファンタジー外伝), in occidente conosciuto come Mytic Quest o Final Fantasy Adventure. Il gioco narra le avventure di un eroe che dovrà affrontare le forze del male, comandate dal “Signore Oscuro”, una potente entità che vuole prendere il controllo dell’ “Albero del Mana” (Mana Tree).
Già dal primo capitolo possiamo vedere i temi e le iconografie che definiranno la saga nel suo divenire: un eroe contro le forze oscure, l’Albero del Mana come rappresentazione del ciclo della natura e una spada magica in grado di sconfiggere gli esseri maligni che vogliono distruggere l’ordine naturale delle cose.
Mytic Quest (O Final Fantasy Adventure) ebbe grande successo sia in termini di vendite (con circa 700mila copie vendute) che di critica, ed è considerato da tutti il primo capitolo della saga Mana, ma il distaccamento vero e proprio da Final Fantasy si ebbe solamente con il secondo capitolo.
Secret of mana, il capolavoro di Ishii
Square, soddisfatta dal primo lavoro di Ishii, nonostante si trattasse di un capitolo spin-off per Game Boy, decise di dare in mano al director giapponese l’intero progetto di Seiken Densetsu, dandogli praticamente carta bianca su tutto il lato creativo. Fu così che nel 1993 uscì Seiken Densetsu 2, o meglio conosciuto come Secret of Mana, il capitolo più iconico e conosciuto dell’intera saga. Uscito originariamente su SNES, si proponeva come sequel di Mytic Quest, riprendendo tutti gli elementi che lo contraddistinguevano.
Come originariamente pensato da Ishii, il combat system era in tempo reale, con caratteristiche, come la barra di potenza, che lo rendevano un vero e proprio unicum nell’intera industria dei JRPG. Oltre a questo, per per la prima volta nella storia del medium fu introdotto il menù ad anello, che permetteva di mettere temporaneamente in pausa il gioco per poter decidere l’azione da intraprendere, anche durante i combattimenti stessi.
Come altri titoli dell’era SNES, anche Secret of Mana utilizzò il Mode 7, una modalità grafica che permetteva di creare un’illusione tridimensionale perfetta per rappresentare a schermo le scene di volo. Tutti questi elementi sancirono il successo del secondo capitolo della saga, elevandolo a status di “uno dei migliori videogiochi di sempre” da quasi tutta la comunità videoludica.
Il terzo capitolo: Trials of Mana
Visto l’enorme successo dei primi due capitoli, la creatura di Ishii era divenuta una delle punte di diamante di Square, che decise di far sviluppare un terzo capitolo nel 1995 sempre per SNES. Nacque così Trials of Mana (in Giappone Seiken Densetsu 3), titolo che proseguiva nella direzione di Secret of Mana migliorandone praticamente ogni aspetto. Il gioco, seppur ambientato nello stesso universo, non riprendeva direttamente gli eventi dei capitoli precedenti, ma poneva delle nuove basi per lo sviluppo della storia.
Le novità rispetto a Trials of Mana erano molte, sia dal punto di vista delle meccaniche che dal punto di vista prettamente tecnico. Fu introdotta una progressione del tempo, con transizioni dalla notte al giorno e da settimana a settimana, così da rendere ancora più immersiva l’avventura, ma l’aggiunta più grande fu l’inclusione di un sistema di classi per ogni personaggio giocante. Nonostante il giocatore potesse utilizzare soltanto il protagonista, i membri del party, guidati dall’IA, avrebbero contribuito ad ogni combattimento a seconda della classe e dell’arma affidatagli.
Il gioco riscosse meno successo rispetto al suo predecessore, nonostante gli evidenti miglioramenti e le cause sono presto dette: prima di tutto, il gioco fu localizzato solamente in lingua giapponese e poté essere giocato in inglese solo con una traduzione amatoriale nel 1999. L’altro motivo fu da ricercarsi nelle critiche associate alla trama del gioco, considerata da molti interessante per la moltitudine di storie ma molto scontata e piena di cliché. Nonostante questo Trials of Mana rimane uno dei classici per SNES, riproposto in chiave moderna nel 2020 con un remake per le console della generazione scorsa.
Spin off e capitoli per Nintendo DS
Nel corso degli anni furono pubblicati molti spin off della saga: a partire dal 1999 con Legend of Mana (Seiken Densetsu Rejendo obu Mana), uscito per PlayStation 1, fino ad arrivare a titoli esclusivamente mobile come Friends of Mana (Seiken Densetsu Furenzu obu Mana) nel 2006. Questi capitoli, inclusi quelli per Nintendo DS, presero una strada diversa rispetto a quelli principali. Si passò dal dungeon crawling di Children of Mana (Seiken Densetsu Dī Esu Chirudoren obu Mana) fino ad arrivare ad un sistema simil strategico in Heroes of Mana (Seiken Densetsu Hīrōzu obu Mana).
Questi spin-off (Legends of Mana a parte) non ebbero un grandissimo successo all’interno del mercato, anche perché molti di essi non uscirono proprio in occidente o furono proposti per console poche fortunate (R.I.P. PlayStation Vita, eri e sarai sempre un gioiellino).
Dawn of Mana, un cambio di direzione
Uscito ben 11 anni dopo il terzo capitolo, Dawn of Mana (Seiken Densetsu 4) metteva in campo molti cambiamenti sostanziali alla formula originale. Innanzitutto si passava da una visuale dall’alto in basso in 2D a una in 3D, tipica dei titoli PlayStation 2 e abbandonava quasi del tutto le meccaniche da RPG in favore di un approccio orientato all’azione. Gran parte delle meccaniche si basavano sull’utilizzo del motore fisico Havoc, come ad esempio spostare oggetti e lanciarli per proseguire nell’avventura, elemento che determinò anche il core gameplay del titolo.
Il protagonista infatti poteva saltare, schivare e fare capriole proprio come in action puro e aveva a disposizione una sorta di liana che poteva essere usata per aggrapparsi alle sporgenze o per afferrare i nemici in combattimento e tirarli a sé. Inutile dirlo, se da un lato la stampa elogiò il design e la grafica di Dawn of Mana, dall’altro lato il cambio così drastico del gameplay lasciò tutti decisamente tiepidi, soprattutto il sistema di “mira”, che fu definito poco preciso e troppo meccanico da molti.
Seiken Densetsu: Visions of Mana
Arriviamo infine all’ultimo capitolo della saga: Visions of Mana (Seiken Densetsu: Visions of Mana). Sono passati quasi 20 anni dal quarto capitolo e sono cambiate molte cose da allora. Come abbiamo visto, nel frattempo sono stati pubblicati molti progetti spin-off che hanno decretato un’importante cambiamento all’interno del franchise. Koichi Ishii ha lasciato Square-Enix per fondare il proprio studio e da Rise of Mana (spin-off per mobile dal 2015) il ruolo di producer è passato a Masaru Oyamada.
Oyamada si è sempre detto scettico nei riguardi di Visions of Mana, dubbi legati all’anzianità della saga stessa, ma incoraggiato dalle vendite del remake di Trials of Mana ha deciso di continuare nello sviluppo del quinto capitolo e, dalle anteprime che abbiamo potuto leggere e dalla demo, sembra abbia fatto la scommessa giusta: Visions of Mana riprende a pieno lo storytelling dei capitoli originali, narrando la storia di Val e Hiina, due amici legati dal destino e non solo. Insieme dovranno affrontare un pellegrinaggio verso l’Albero del Mana, affrontando varie avversità e facendo nuove conoscenze.
Il gameplay di Visions of Mana riconferma il ritorno alle origini, con un combat system basato sulle caratteristiche e l’equipaggiamento del party: potremo controllare fino a tre personaggi, cambiando da uno all’altro in ogni momento, creando sinergie e combo elementali. Il mondo sarà diviso in macro aree, liberamente esplorabili e con tante attività e missioni secondarie da portare a termine. Finalmente anche Hiroki Kikuta (storico composer della saga) torna per comporre la colonna musicale di Visions of Mana, uno degli elementi più iconici dell’intero franchise e importantissimo per la buona riuscita di questo ultimo capitolo.
Il nostro percorso storico finisce qua e vi ricordiamo che Visions of Mana è in uscita questo 29 agosto per PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X/S e PC Windows ed è possibile preordinarlo al prezzo di €69,99. Inoltre una demo è già scaricabile e giocabile!