Questo roguelike dal nome difficile da scrivere e impossibile da pronunciare è arrivato da poco su Nintendo Switch, portandoci una struttura molto simile a quella di Pokémon Mystery Dungeon, ma con qualche differenza degna di nota. Void tRrLM(); //Void Terrarium (Void Terrarium per gli amici) prende a piene mani dalla classica struttura roguelike, addolcendola con una progressione permanente e con delle morti meno punitive del solito. Vale la pena esplorare questi dungeon per i veterani del genere?
WALL•E, sei tu?
La storia e l’atmosfera di Void tRrLM(); //Void Terrarium sono ciò che saltano subito all’occhio fin dal primo avvio del titolo. La narrazione ci mette nei panni di un piccolo robottino che trova per puro caso una ragazzina in punto di morte. Per salvare la bambina quasi esanime il piccolo protagonista robotico sceglie di avventurarsi in un mondo postapocalittico, dove ormai tutto è in rovina.
In questo compito verrà aiutato da una simpatica IA avanzatissima, che ormai è ridotta a uno schermo parlante per colpa della rovina in cui versa la struttura che la ospita. I due robot, quindi, si prenderanno cura della bambina, soprannominata Toriko, costruendole un luogo sicuro in cui crescere e tenendola in vita in un terrario sotterraneo.
Il mondo in superficie, infatti, è contaminato da un fungo che ha distrutto ogni forma di vita ed è ormai diventato radioattivo. Sta quindi ai due protagonisti tenere al sicuro la bambina. Ciò che rende Void tRrLM(); //Void Terrarium così originale sono proprio i discorsi che i due fanno in merito a Toriko. I robot, essendo forme di vita artificiali, non capiscono fino in fondo come accudire un essere umano, quindi spesso vediamo dialoghi assurdi e divertenti.
Un contesto ben scritto, che rende molto più interessante la semplice progressione ciclica del gameplay.
Un ritorno dei Mystery Dungeon
Se hai giocato uno qualsiasi dei titoli Mystery Dungeon, sia quelli dedicati a Pokémon, sia quelli di Shiren the Wanderer, allora il gameplay di Void tRrLM(); //Void Terrarium ti farà sentire subito a casa. La struttura di gioco e la progressione, infatti, è molto simile a quella dei titoli di questo franchise.
Si parte quindi da un hub centrale, il terrario dove si trova Toriko, e si scelgono le spedizioni da intraprendere per cercare oggetti specifici o risorse. Ogni spedizione corrisponde all’esplorazione di un dungeon generato in maniera procedurale. La generazione dei livelli non è totalmente lasciata al caso, dato che luoghi diversi ospitano differenti nemici, oggetti e conformazioni dello scenario più o meno articolate. Scegliendo i dungeon avanzati, quindi, ci troviamo di fronte livelli più lunghi, nemici più ostici, oggetti migliori e così via. Indipendentemente dal luogo scelto, però, la conformazione di stanze e corridoi è sempre diversa.
Una volta entrati nel dungeon, il gameplay è quanto di più tradizionale ci possa essere per il genere. Lo scenario è diviso da una griglia, dove ogni casella libera ci permette di spostarci e tutto si basa su movimenti a turni, dove ogni azione corrisponde a un movimento dei nemici. Dopo ogni passo, attacco, abilità, o utilizzo di oggetti, i nemici fanno la loro mossa e solo dopo tocca nuovamente al nostro robottino.
Questo vuol dire che il posizionamento e la tattica sono molto importanti. Dopo aver fatto un movimento, infatti, tutti i nemici intorno a noi ne faranno uno, quindi è vitale cercare di non essere circondati o scegliere con attenzione quale avversario eliminare prima. Il danno ricevuto dagli attacchi è considerevole, quindi il gioco punisce sempre delle mosse poco ragionate o uno stile di gioco troppo aggressivo.
Proprio per aiutarci in questo, infatti, ci sono le abilità che otteniamo salendo di livello.
Sconfiggendo i nemici che ci si parano davanti, infatti, possiamo salire di livello e scegliere tra skill passive e attive. A ogni level up siamo messi di fronte alla scelta tra due abilità (presentate casualmente tra tutte quelle del gioco) e dobbiamo selezionarne una a discapito dell’altra. Queste possono essere effetti passivi (come aumento delle statistiche, life steal o effetti particolari) o abilità attive da utilizzare a piacimento.
Queste ultime sono molto interessanti, dato che permettono di approcciarsi ai combattimenti in modi creativi. Spesso, infatti, questi attacchi non si limitano a danneggiare i nemici, ma permettono di sfruttare effetti particolari: alcune possono respingere tutti di una casella, altre ci fanno saltare indietro, altre ancora sono a lungo raggio. Utilizzarle insieme agli oggetti, quindi, è fondamentale.
Proprio gli oggetti sono un’altra caratteristica del gameplay. Questi sono reperibili sul pavimento delle varie stanze e hanno effetti molto vari e utili. Alcuni permettono di curarsi, altri di recuperare gli EN (necessari per l’utilizzo delle abilità e per varie funzioni), altri consentono di ottenere dei buff o di danneggiare e infliggere malus ai nemici. In pratica, possono fare la differenza tra la vita e la morte.
Morte non troppo permanente
La croce e delizia dei roguelike è la morte permanente. Questa pillola, difficile da ingerire per giocatori non avvezzi al genere, qui viene addolcita con una progressione costante. Le morti, di fatto, non sono troppo punitive e ogni oggetto ottenuto viene immediatamente convertito in risorse e non viene perso.
Dopo ogni sconfitta torniamo al Terrarium, il nostro HUB centrale dove prendersi cura di Toriko. Qui vediamo tutta la progressione che caratterizza Void Terrarium.
Esplorando i dungeon otteniamo oggetti e risorse che possono essere utilizzati per migliorare le nostre statistiche e per personalizzare il terrario di Toriko. Void Terrarium, infatti, vanta un sistema di crafting semplice ma efficace, basato sull’ottenimento di progetti o di oggetti specifici: ottenendo un progetto possiamo spendere un certo numero di risorse per craftare l’oggetto corrispondente.
Il crafting permette quindi di creare abilità per il nostro robottino e oggetti estetici per il terrario di Toriko (che peraltro aumentano passivamente le statistiche). Per questo Void Terrarium non è mai punitivo: ogni morte ci riporta semplicemente nel nostro HUB, con nuove risorse e oggetti.
La progressione, inoltre, è scandita da una componente ruolistica semplice, data dalla possibilità di equipaggiare un oggetto che influenza le statistiche passive, e di sbloccare abilità con cui iniziare le spedizioni successive. Ogni esplorazione, infatti, inizia al livello 1, ma questa meta-progressione permane sempre.
Torikotchi
L’originalità di Void Terrarium sta proprio in questo particolare twist, che unisce l’allevamento tipico dei Tamagotchi al dungeon crawling. La trama, come hai visto, ruota tutta attorno all’allevamento della piccola Toriko e lo stesso si può dire per il gameplay.
La bambina, infatti, ha bisogno di cure per poter sopravvivere. Tanto per cominciare, nelle spedizioni è fondamentale reperire del cibo non contaminato per poterla nutrire. Se il nutrimento scendesse troppo in basso, Toriko si ammalerebbe e a quel punto bisognerebbe creare dei medicinali per poterla guarire. In questo stato, inoltre, il cibo va scomposto in forma liquida per poterlo somministrare.
Oltre al cibo, poi, il terrario della bambina va pulito dopo ogni spedizione, per evitare l’accumulo di escrementi. Infine, i già citati oggetti estetici consentono di abbellire a piacimento il terrario stesso e aumentano anche le statistiche del robottino. Il sistema di crafting, quindi, scandisce la progressione del nostro protagonista e permette anche di prendersi cura di Toriko.
Molti degli obiettivi nel gioco, inoltre, riguardano proprio la costruzione di oggetti o medicinali per tenere in vita la piccola. Tutto funziona alla perfezione, in un ciclo che vede l’alternarsi di esplorazione, morte e raccolta di oggetti, crafting di nuovi oggetti, e così via. Le spedizioni, poi, sono limitate dalle necessità della bambina: dato che non possiamo stare lontani da lei per troppo tempo, siamo costretti a tornare dopo alcuni piani nei dungeon.
Questo ciclo appena descritto è divertente durante le prime ore di gioco, ma alla lunga può stancare i giocatori che cercano un GDR per lunghe sessioni di gioco. Void Terrarium è perfetto per giocate mordi e fuggi o per seguire una storia in modo rilassato, ma tende a essere tedioso dopo 2/3 dungeon esplorati di fila.
Il gameplay profondamente derivativo dai classici del genere, inoltre, potrebbe stancare i veterani che non reputano l’allevamento di Toriko un’aggiunta in grado di giustificare l’acquisto del titolo. Allo stesso modo, la poca varietà di nemici potrebbe spazientire i giocatori più esigenti nelle parti finali dell’avventura.
Una fiaba moderna?
Il comparto tecnico di Void Terrarium è davvero ben fatto. I modelli dei personaggi e le ambientazioni sono belle da vedere e animati in modo soddisfacente. L’unico elemento che, inevitabilemente, perde un po’ sono i dungeon dagli ambienti molto simili tra loro. Questo, però, è un prezzo da pagare per la generazione procedurale.
Il comparto artistico è eccellente, grazie allo stile fiabesco dato dai disegni e dalle ambientazioni. L’atmosfera malinconica che permea Void Terrarium è forse uno degli aspetti più riusciti della produzione.
Infine, il comparto sonoro rende giustizia ai vari momenti di gioco, con musiche orecchiabili e adatte alle varie situazioni.