Sviluppato da Powersnake e pubblicato da Kwalee, Voidwrought è un action platform in 2D a scorrimento orizzontale facente parte dell’universo dei metroidvania. Basta poi un colpo d’occhio, anche superficiale per capire a quale titolo in particolare ci si fa riferimento: Hollow Knight. Sarà riuscita l’opera di Powersnake a dar vita a un mondo identitario e originale? Scopriamolo insieme nella nostra recensione per Nintendo Switch!
Voidwrought e una trama troppo criptica
Voidwrought ha una narrazione che vuole cercare di essere misteriosa, infarcita di non detti e di eventi non cristallini… ebbene riesce a essere così misterioso che non avrai sempre ben chiaro cosa diavolo sta accadendo. In effetti, l’intreccio narrativo di Voidwrought crea confusione e smarrimento e le battute finali non aiutano a porre luce su tutto quanto messo in tavola dagli sviluppatori. Insomma, la narrazione è in stile “souls” con tanto di materiale opzionale da raccogliere in giro ma è molto faticoso dar vita a un mosaico sensato e godibile.
Ed è sinceramente un peccato considerando che l’atmosfera del titolo, comunque contaminata da un’estetica che evoca con prepotenza tutt’altro titolo, riesce a dar forma a una certa distanza dal congenere diretto, immergendoci in un mondo multidimensionale fatta di biomi confusi ma, allo stesso tempo, ammalianti. Il fascino di Voidwrought c’è ed è innegabile ma è più un fascino sensoriale, di un mistero che sembra voler restare tale e che a lungo andare potrebbe demotivare. Banalmente: perché sto facendo questo?
Infarcito di personaggi dall’estetica accattivante ma dal carisma fumoso, Voidwrought arranca anche nel cast, inserendo personaggi che vorrebbero stupire ma che invece creano solo confusione. Ma andiamo con ordine: siamo in un mondo non ben identificato a sua volta martoriato da un evento nefasto… l’arrivo della “Red star”. Tale evento porta con sé una scia di catastrofi in cui emergiamo noi, un involucro vuoto vivente denominato “Simulacro” che ha il compito di raccogliere dell’essenza divina con cui potenziarsi e cercare di dare vita a un nuovo equilibrio multidimensionale.
Un metroidvania con quasi tutti i crismi
Voidwrought è un action platform a scorrimento orizzontale in 2D, ossia: un metroidvania. In quanto tale, aspettati livelli ben costruiti, fatti di mini-dedali da svelare con tanto di backtracking una volta acquisite nuove abilità con conseguente occasione di aprire passaggi prima non svelati. Non mancano quindi percorsi segreti con premi nascosti e inevitabili trappole e sezioni platform sempre più complesse. E a tal proposito, non sempre la ricompensa è in linea con lo sforzo e il tempo spesi.
Per quanto riguarda il combat system, Voidwrought offre un feedback fluido e immediato e un set di armi e abilità che vanno sbloccate man mano che si procede nell’avventura. Come da manuale, ci sono armi ravvicinate ma anche abilità (legate ai Relics) che permettono scontri a distanza, sta a noi saper studiare il nemico e/o la situazione e il level design stesso per poter affrontare al meglio la sfida minimizzando i danni. Per quanto riguarda la difficoltà, siamo lontani dalla complessità dei metroidvania più ostici e, infatti, gli scontri possono diventare più momenti di mera e banale “resistenza” a suon di attacchi in spam che momenti strategici.
Abbiamo quindi un combat system che, tra Relics e Souls (questi ultimi offrono bonus passivi), offre sì un buon set di personalizzazione ma nella pratica si consuma alla pressione ripetuta dell’attacco standard per la maggior parte dei casi. Anche i boss non spiccano per grande complessità o difficoltà rendendo il titolo più semplice rispetto ai suoi congeneri e anche più accessibile ai neofiti. Questo nel combat system… per quanto riguarda il versante meramente platform, Voidwrought può donare momenti di sorprendente frustrazione grazie a una precisione richiesta spesso troppo esagerata e in alcuni casi puramente fortuita.
Basti pensare ai momenti in cui per raggiungere determinate alture devi saltare sui nemici colpendoli dall’alto verso il basso in un disperato tentativo di intercettare un rimbalzo. Rimbalzo in alcuni casi impreciso. E che succede se nel tentare di sfruttare un nemico… questo muore? Semplice: torni indietro, uscendo dall’area e ricominci dal principio. Fa questo a metà area e scoprirai quanto può diventare frustrante e noioso (soprattutto se non capisci subito che un dato nemico era lì in quanto potenziale piattaforma di salto e non come mero ostacolo).
Detto ciò, ci sentiamo comunque di promuovere l’esplorazione, specialmente per la libertà concessa all’utente. Libertà comunque limitata dai vari upgrade che dovremo prima trovare in giro come la possibilità di scivolare in passaggi ristretti. Il classico modus operandi di un metroidvania con quasi tutti i crismi.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Voidwrought deve tantissimo a Hollow Knight (purtroppo, per quanto gli sforzi siano visibili, il paragone col già citato titolo è inevitabile soprattutto sulla questione dello stile) ma quello che mostra a schermo è comunque di ottimo livello. Il titolo decide di adottare un atmosfera cupa, in alcuni casi opprimente e con contaminazioni stilistiche e architettoniche di vario genere. Un mix che potrebbe non far impazzire tutti ma che cerca comunque di dare una sorta di armonia grafica al titolo.
Il sonoro si difende discretamente bene, senza grosse sorprese ma senza neanche risultare opprimente o monotono. Peccato, invece, per l’assenza della lingua italiana, neanche i sottotitoli sono stati inclusi. Non che la mole di testo sia chissà quanta ma rimane comunque un elemento in meno che può far storcere il naso a più di un utente. Infine, il titolo esce vittorioso in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo con quella portatile avvantaggiata dalla sua stessa natura.