Warfare 1944 è stato realizzato da Drakeling Labs ed ha trovato in Microprose il suo publisher. Drakeling Labs è un piccolo studio indie fondato dallo youtuber americano Bluedrake42, che un bel giorno ha deciso di buttarsi nello sviluppo di videogiochi. Al momento, a parte uno shooter spaziale di nome Iron Armada, il team si è concentrato soprattutto sullo sviluppo di sparatutto in prima persona, tra cui troviamo Operation Harsh Doorstop, Blood Metal e appunto Warfare 1944.
Il gruppo di sviluppatori si dice concentrato sull’utilizzo dell’Unreal Engine 4 e sul voler creare dei giochi aperti al concetto di community. Microprose è una software house famosa per aver dato vita a giochi classici e di culto. Nata nel 1982, fondata da Sid Meier e Bill Stealey, va ricordata per titoli di culto come Grand Prix 2, Railroad Tycoon, Civilization o X-COM.
Il successo arrivò negli anni novanta, poi ci fu l’acquisizione da parte di Hasbro Interactive, marchio che cessò di esistere nei primi anni del 2000 con l’acquisizione da parte di Infogrames. Dopo una parentesi fatta di alti e bassi Microprose dichiara di voler tornare in attività nell’agosto del 2019, arrivando a presentare un sito rinnovato e nuovi giochi, tra i quali appunto degli fps.
Manca ancora molto
La prima cosa che appare quando si apre Warfare 1944 è una schermata che ci ricorda come il gioco sia ancora in fase di sviluppo. La versione attuale è una pre alpha. I contenuti sono davvero ridotti all’osso e si può dire che quasi quasi manchi persino il nucleo centrale dell’esperienza. Dopo un breve filmato di presentazione ti troverai di fronte ad un menù piuttosto schematico.
C’è davvero poco da fare: la modalità single player ancora non esiste, ci sono le opzioni che permettono di regolare audio, video e controlli, una mappa tutorial e due mappe multiplayer online. Mentre queste ultime sono tutto sommato rifinite, con due ambientazioni ben distinte, Carentan e Wake Island, l’ambientazione di addestramento è ancora largamente incompleta e sambra piuttosto uno showcase di elementi che andranno a comporre il gioco completo.
Si parte in mezzo alla campagna senza nessuna guida, se non qualche timido cartello sparso qua e là che spiega a cosa serve una determinata zona. C’è un fossato da attraversare, un paio di tronchi sotto cui accovacciarsi, una zona di decollo senza aerei, una rimessa con qualche veicolo, tra cui due jeep complete, due camion guidabili ma non texturizzati e diversi carri armati nelle stesse condizioni, ma neanche utilizzabili.
La cosa bella dei veicoli è che danno vita a dei gustosi bug. Mi è capitato di uscire dal camion finendo catapultato in aria insieme al mezzo per poi ricadere a terra morendo. O ancora, con la jeep ho sperimentato l’ebrezza di attraversare il mare, correndoci sopra, nemmeno fosse fatto di cemento armato.
Ci sono zone di tiro prive di bersagli, un edificio distruttibile di prova, tante abitazioni grandi e vuote e, man mano che ci si allontana dal centro della mappa, si incontrano sempre meno elementi scenici. Un malinconico senso di vuotezza pervade un po’ ogni luogo.
Ispirandosi ai classici
Il sistema di gioco vuole fare il verso a giochi classici basati sulla seconda guerra mondiale come Battlefield 1942 e Red Orchestra. Scopo del multiplayer è catturare i punti di controllo rappresentati da bandiere. Si sceglie una classe tra soldato polivalente, cecchino, medico e mitragliere e si decide in che punto della mappa spawnare.
Le intenzioni sarebbero pure buone, c’è infatti spazio per ben 64 giocatori a partita, peccato soltanto che manchino gli avversari: non c’è ancora nessuno che giochi a Warfare 1944 e non è stata prevista una modalità con i bot. Ho miracolosamente avuto la fortuna di incontrare un giocatore e ripeto un giocatore, connessosi probabilmente per errore e ho potuto così “ammirare” il gunplay del titolo in azione.
Quando si spara non si capisce se si sta colpendo o meno l’avversario, anche a causa della mancanza di un mirino, e non c’è nemmeno un indicatore che segnali se si viene colpiti e da che direzione provengano i colpi. Potrebbe essere una scelta o una mancanza, non so che dire.
Per il resto tutto è abbastanza classico. I comandi sono quelli tipici da fps con la combinazione standard di mouse e tastiera. Ci sono una bussola, un contatore di colpi, una barra della vita e una della resistenza. Quest’ultima si consuma correndo e va ricaricata per tornare a scattare. Si salta, ci si accovaccia, si spara con le armi del periodo, che differiscono da classe a classe, e si lanciano bombe. Bisogna aprire una parentesi a parte per queste ultime. Anche qui infatti c’è qualcosa che ancora non va.
La fisica delle granate è da mal di testa: cadono dritte e scivolano a terra nella stessa posizione. Improvvisamente scattano avanti di un metro ed infine esplodono. Le granate fumogene sono inutili, fanno giusto il fumo di un fuocherello da campeggio, mentre le granate esplosive sono pericolosissime, non tanto per l’avversario quanto per te stesso, poiché non è mai chiaro il raggio di azione dell’esplosione e rischi dunque di ritrovarti morto in maniera inaspettata.
Non esistono munizioni nel mondo di gioco: una volta esauriti i colpi è tutto finito. Gli unici equipaggiamenti presenti sono quelli che possono essere raccolti dai nemici uccisi. Questo è quanto. Forse più avanti avremo modo di vedere in azione una modalità single player con una trama o almeno avremo la possibilità di giocare contro l’intelligenza artificiale. Per adesso quello che ci resta è un fps desolato ambientato nella seconda guerra mondiale.
Graficamente retrò oppure no?
Il motore grafico utilizzato per Warfare 1944 è l’Unreal Engine 4. Lo stile visivo scelto per il gioco è onestamente un po’ strano perchè se da una parte l’ambientazione sembra piuttosto dettagliata, con modelli poligonali abbastanza rifiniti, abbondante vegetazione 3d, riflessioni ed effetti di luce ed ombra tutto sommato convincenti, dall’altra le texture sono volutamente pixelate e grezze, nemmeno fossero uscite da un gioco per la prima Playstation.
Credo di capire che lo sviluppatore desiderasse richiamare alla mente le grafiche meno dettagliate dei primi anni del 2000, epoca a cui il gioco si ispira. Il problema risiede però nel fatto che, con dei buoni dettagli per certi elementi, alla fine quel tipo di texture risulta un po’ un pugno nell’occhio. Sembrerebbe più un difetto piuttosto che una feature vera e propria. La grafica di per sé sarebbe anche piacevole, se non fosse per il suo essere indecisa negli intenti da perseguire e non ben amalgamata.
Ci sono persino dei problemi di ottimizzazione. E’ assurdo che un gioco visivamente abbastanza semplice sia così pesante e che in certi frangenti ci sia pure dello stuttering. Inutile ripetere che mancano interi pezzi di ambientazione e che certe zone risultano ancora estremamente spoglie ed incomplete. Poi, se proprio dovessi fare un altro appunto, sarebbe da calibrare meglio l’illuminazione di Wake Island, in qualche modo un po’ troppo surreale.
Infine le animazioni sono ancora rivedibili: le mani del nostro personaggio danno l’impressione di muoversi in maniera a volte un po’ strana, soprattutto durante le transizioni tra corsa e camminata e, in generale, le movenze degli avversari danno l’impressione di una certa goffaggine di fondo.
Poco da dire sull’audio
Non c’è poi molto da sentire in Warfare 1944. A livello di musiche c’è giusto la melodia di sottofondo del menù iniziale, ispirata ai tipici temi bellici che ti aspetteresti di trovare in un gioco di guerra. Durante la partita invece non si sente nulla: non c’è musica e addirittura non c’è un sottofondo ambientale. Sarebbe bastato inserire il fruscio delle onde, il rumore del vento o il cinguettio degli uccellini, invece niente di niente.
Almeno i rumori delle armi e dei veicoli sono abbastanza diversificati ed interessanti. Lo stesso non si può dire invece dell’effetto dei passi sul terreno: ad esempio, quando si entra in acqua, il rumore prodotto dagli scarponi è lo stesso di quando si cammina a terra. Infine non c’è parlato o doppiaggio di alcun tipo. Anche in questo caso tutto sembra pervaso da un senso di desolazione e vuoto.