Call of Duty: Warzone è ormai diventato sinonimo di FPS. 60 milioni di giocatori, free e in costante aggiornamento (qui i dettagli sul prossimo). Già, ma forse costante non è il termine corretto per definire il modo in cui Activision stia gestendo gli aggiornamenti del suo Free-To-Play. Frettoloso, esagerato, fulmineo e forse troppo spesso precipitoso.
Spesso, troppo, capita di affezionarsi a una modalità e trovarsela fuori dalla schermata principale. Malloppi e Battle Royale Duo/Trio/Solo/Quad sparite, poi rimesse, poi ritolte, e spesso spostate d’ordine. Ogni volta che appare la schermata “L’aggiornamento necessita del riavvio dell’applicazione” è una botta d’ansia assurda. Ci sarà ancora il Malloppo a quattro? E il BR Singolo sarà il primo o il quarto dall’alto verso il basso? E le BR duo? A quanti amici posso scrivere per organizzare una partita? Tre? E se ci sono solo le quad e le duo? Aaaaaaaaaaaaaaaaah.
Come in un ristorante stellato, Activision continua a cambiare menu e le carte in tavolo. Continuamente, quasi a volerci spiazzare come solo i grandi chef sanno fare. Però, al contrario di un piatto di Cracco che è difficile da criticare, ora a lamentarsi di questa cosa sono in tanti. Ma noi no. Noi andremo ad analizzare i vari perché dietro a tutto questo. Ricordatevi sempre che, specialmente quando si parla di un game che ha fatto fatturare a Infinity Ward e soci i miliardi, non si cambia niente per il solo gusto di cambiare. Il tutto per rispondere a una domanda che sulla carta sembra essere tanto semplice: Che cos’è Warzone?
Una volatilità non casuale in una saga che è sempre stata seriale
Partiamo dal principio, anzi dai principi. Che in questo caso si chiamano COD, COD 2, COD 3, COD 4 Modern Warfare… eccetera fino ad arrivare all’ultimo Call Of Duty: Modern Warfare. 17 titoli in 18 anni, il tutto senza contare spin-off vari (in quel caso si arriva a 28, se non abbiamo sbagliato i conti, aggiungendo Warzone). Tutto questo si può riassumere con un solo nome: serialità. E a una costanza (per riagganciarci all’incipit dell’articolo) pazzesca. E per avere dei risultati in termini di prodotti usciti in questo dato lasso di tempo, la cosa fondamentale è una: il gioco appena uscito deve essere perfetto secondo le aspettative di Activision e di Infinity Ward. Questo vuol dire che, una volta sul mercato, ci si può completamente concentrare sul successivo, che uscirà poco tempo dopo l’ultimo.
Warzone era stato pensato, perlomeno all’inizio, come un gioco che avvicinasse tutti alla saga di COD e, più precisamente, all’ultimo Modern Warfare. Da quello è diventato tutt’altro. Sì, ma cosa? Di sicuro nulla riassumibile in due parole. Anche perché recintare verbalmente qualcosa in continuo mutamento è tanto ossimorico quanto inutile. E a confermare che neanche chi lo ha creato riesce a inquadrare bene Warzone, v’è una recente intervista rilasciata a GamerGen da Amos Hedge (direttore creativo di Raven Software, azienda collaboratrice di Infinity Ward per diversi COD, compreso Warzone).
“Quali sono le modalità principali di Warzone? Non lo so. Quando introduciamo una nuova modalità il nostro primo pensiero è la community. Gli è piacuta? No? Perché?”
In questo passaggio vi sono due cose da analizzare bene. La prima è quel “Non lo so”. Onesto e veritiero, Hedge ci conferma come Warzone sia completamente diverso da qualsiasi altro COD. Per nessun altro Call of Duty avrebbe risposto così. Per Warzone, ad una domanda del genere, è l’unica cosa che si può rispondere. La seconda è la parola community, che mai come in questo gioco è centrale. Non che negli altri Call of Duty non lo sia, ma qui stiamo parlando di qualcosa che va ben oltre il gioco stesso. Già, perché l’importanza non sta nel Battle Royale duo o trio che sia, ma nella reazione che ha il giocatore stesso quando affronta quella modalità, la sua sparizione e l’avvento di un’altra. E per far tutto ciò, il cambiamento continuo delle modalità giocabili è mandatorio.
Warzone: lo sviluppo come soluzione dei problemi
Ciò è importante su due livelli: quello pratico e quello di mercato. Partiamo dal primo, quello pratico. E’ e sarà impossibile che su Warzone ci possano essere tutte le modalità possibili. Questo per una questione di gestione dei server. Come detto, parliamo di un gioco da 60 milioni di giocatori da tutto il globo, che ospita 150 persone per mappa. Tante, troppe per poterle vedere tutte insieme su 20 modalità diverse. Non potendo mettere tutte le modalità insieme, ma alternandole, è possibile quindi lavorare, senza inficiare il livello pratico, anche a livello di mercato. Pensa: se qualcosa non va bene nella modalità BR trio, oppure quanto era fondamentale per tutti il malloppo a quattro, si avrà un feedback diretto e immediato da milioni di persone.
Poche modalità, tanti giocatori solo in quelle, l’equazione è semplice. Feedback su qualsiasi cosa infiniti. Ed è proprio quì che sta il trucco, o forse dovremmo dire la motivazione dietro a tutti questi cambiamenti repentini. Identificare prima tutti i possibili problemi, lasciandoli evidenziare ai giocatori, rischiando anche di renderli più grossi di quello che sono, per risolverli subito. E questo vale tanto per un bug quanto per il riconoscere i gusti della community. Questo è un tipo di approccio visto in parte in qualche altro free-to-play (come Apex Legends, lanciato con un sacco di bug – anche molto derisi – ma che, risolvendoli, si è creato un seguo pari a 20 milioni di utenti), ma che mai avevamo visto in Activision e Infinity Ward.
Warzone, il filo conduttore tra il vecchio il nuovo
Come detto in precedenza, serialità vuol dire concentrarsi sul prossimo gioco. Call of Duty è sempre stato questo. Ma Warzone è e sarà molto di più. E a confermarlo, sempre a GamerGen è il direttore narrativo di Infinity Ward, Taylor Kurosaki.
“Warzone è un qualcosa di completamente nuovo. Ci troviamo in un territorio ancora inesplorato. Call of Duty ha sempre avuto un ritmo costante, ma Warzone ci ha fatto ripensare al mondo in cui pubblichiamo e integriamo nuovi contenuti. Warzone non sarà diviso in sotto-serie come Modern Warfare o Black Ops, ma sarà un filo conduttore tra tutti loro. Questa sarà l’unica costante di Warzone”.
Una costante che non è una costante insomma. Kurosaki però usa una parola che sarà fondamentale nel futuro di Warzone, ovvero filo conduttore. Non tra le sotto-serie, ma tra il vecchio e il nuovo. Perché se usciranno nuovi Call of Duty che si chiamarenno Infinity Ops o Modern Ops o Black Warfare o come decideranno in casa Activision, Warzone rimarrà ben oltre questo (Modern Warfare) o quel (il prossimo) titolo. Scinderà da essi, cambiando completamente la percezione, e forse non solo, di quel marchio Call of Duty.
Warzone, una ricerca di mercato in continua evoluzione
Giunti alla conclusione di questo lungo discorso (e ti ringrazio per essere arrivato fin qui) è ora di tirare le somme. Che cos’è Warzone? Warzone è un misto tra l’FPS meglio riuscito degli ultimi anni e una ricerca di mercato in continua evoluzione. Un esperimento. Tra disorientamenti e continui cambiamenti, sembra che stiano provando le cose sul gioco ma in realtà le stanno provando sui giocatori, sulle loro spalle. Speriamo solo che con tutti questi scossoni e movimenti, Activision non ce le sloghi le spalle