Dopo essermi potuto godere in anteprima quello che si potrebbe definire come il fiore all’occhiello di Watch Dogs: Legion, ovvero la sua Londra in veste futuristica e realizzata a regola d’arte, ho pensato bene di intraprendere un viaggio all’interno del nostro amato medium, senza peró spostarmi di un solo centimetro dalle vie della cosiddetta Big Smoke.
I videogiochi che nel corso degli anni ci hanno accompagnato per le strade londinesi sono più di quanti immagini, e per questo motivo mi sono preso la libertà di ripescarne solamente alcuni che, oltre ad aver apprezzato, consideravo particolarmente adatti alla composizione di questo articolo. Ci tengo a specificarlo perché immagino già chi si direbbe deluso da assenze importanti, come potrebbero essere quella di The Getaway o, perché no, dei vari Sherlock Holmes.
La verità però, e leggendo te ne renderai facilmente conto, è che nello scrivere questo speciale non ho saputo fare a meno di assecondare il mio amore per l’horror, l’ucronico e il distopico. A ogni modo, direi che siamo pronti a iniziare e senza perdere altro tempo, vista anche la premessa legata a Watch Dogs: Legion, compiere il primo passo in direzione di un gioco estremamente vicino alla stessa Ubisoft.
Assassin’s Creed: Syndicate
Dimmi che non te l’aspettavi e saprò che stai mentendo. Parlare di Ubisoft e di Londra senza citare Assassin’s Creed: Syndicate, dopotutto, è semplicemente impensabile. Il nono titolo in ordine d’uscita di uno dei maggiori franchise dell’azienda, nonché ultimo a non presentare la deriva ruolistica intrapresa a partire da Origins, entra di diritto in questo mio elenco grazie alla sua ambientazione.
Tra un’uccisione di templari e l’altra, Syndicate fa percepire il vero splendore dell’età vittoriana che grazie al sistema di corsa libera, immancabile caposaldo dell’intera IP, può essere vissuto immergendosi a pieno fra le vie (o i tetti) di una Londra viva.
Questa avventura, che segue le vicende dei gemelli Frye e ci porta a incontrare figure di spessore, permette inoltre di visitare alcuni fra i luoghi più iconici della città, come ad esempio: la Banca d’Inghilterra, la Torre di Londra, Buckingham Palace, il teatro Alhambra o il quartiere di Whitechapel.
È proprio qui, in quello che viene considerato il cuore dell’East End e nel caso avessimo acquistato anche i DLC, che Assassin’s Creed: Syndicate ci pone faccia a faccia con uno dei serial killer più famosi della storia: Jack lo squartatore. Questo oscuro individuo tuttora avvolto nel mistero, oltre a fornirmi un’ottima scusa per riproporti un bel trailer, rappresenta anche il sottile legame che ci accompagna al prossimo gioco.
Amnesia: A Machine for Pigs
Il nome di Jack, leggendo i tanti collezionabili del secondo Amnesia, compare in diverse occasioni e nonostante siano riferimenti marginali, a malapena legati alla trama di gioco, mi danno il la per passare a un titolo che ho recuperato negli ultimi mesi. Qui, la città britannica svolge il ruolo di mera cornice ma lo fa in un modo talmente turpe, ricorrente e angosciante, che ho scelto ugualmente di parlarne all’interno di questo speciale.
Malgrado l’assenza delle meccaniche che resero celebre il primo capitolo, ammetto di aver personalmente apprezzato A Machine for Pigs più del previsto. Se dovessi pensare a una motivazione, direi che l’impegno nella scrittura di una Londra oscura e disturbante, che racchiude in sé una critica sociale e i temi propri del romanzo gotico, mi hanno rapito in un istante dato il mio amore per certe cose.
La doppia personalità già esplorata dalla penna di Robert Louis Stevenson (Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde), così come il progresso in risposta alla morte con cui Mary Shelley anticipò la fantascienza (Frankenstein), sono solo alcuni dei richiami ai classici dell’horror letterario presenti nel gioco. A pensarci bene, visti i temi verso cui ormai parrebbe vertere l’intero articolo, un riferimento a Dracula di Bram Stoker avrebbe potuto cadere a fagiolo. A proposito di Londra e vampiri…
Vampyr
Restiamo ancora una volta a Londra ma spostiamoci nel 1918, anno in cui la Grande Guerra e una grave pandemia di influenza spagnola avevano falcidiato l’intera umanità seminando panico e desolazione. È proprio qui, in uno scenario di morte e degrado, che gli sviluppatori di Life is Strange scelsero di ambientare la loro terza storia.
Il comparto narrativo del titolo ruota attorno alla figura di Jonathan Reid, un medico specializzato in malattie del sangue che si ritrova a essere trasformato in vampiro. Questo incipit, semplice e non privo di una certa ironia, ci porta alla ricerca di una possibile cura per un male le cui radici affondano in profondità, ove la luce non è che un lontano ricordo e soltanto un mostro potrebbe spingersi.
La Londra di Vampyr, abitata da diverse fazioni e suddivisa in 4 quartieri, può essere esplorata in ogni suo vicolo e date le sensazioni che riesce a trasmettere attraverso le storie a cui fa da sfondo, non volevo mancasse in questa esposizione che punta a ricordare proprio questo.
Ora però, è arrivato il momento di passare oltre e dopo averti parlato dei vampiri di Londra, soggiogati dal loro bisogno di sangue, non posso che cogliere la palla al balzo e ripensare ai loro acerrimi nemici. Il prossimo, è uno dei titoli che considero troppo spesso sottovalutati e il cui potenziale trascurato, che mi fa ancora sperare in un sequel, non smette mai di lasciarmi tra l’incredulo e il basito.
The Order: 1886
Certo, l’esperienza creata da Ready at Dawn era decisamente lineare e l’abuso di quei QTE (Quick Time Event), utili per lo più a spezzare il ritmo, non ha fatto altro che peggiorare una situazione già sufficientemente statica.
Detto ciò, The Order: 1886 resta un’opera dal carattere forte e tra le cose migliori che sa offrire, oltre a uno steampunk dalle tinte horror, compare anche una grafica esemplare che immerge chi gioca in una Londra magnifica.
Come suggerisce l’anno incluso nel titolo, siamo tornati ancora una volta nel vivo dell’età vittoriana ove la tecnologia e i suoi ritmi incessanti, che resero Londra culla del progresso, diventano un’arma utile al giocatore per contrastare la minaccia dei mezzosangue. Tra licantropi e (ancora una volta) vampiri, ci si trova immersi in una realtà che prende la storia e la rende fantastica, come la sensazione di vedere il cielo esser solcato da immense aeronavi.
In questo connubio di creature immonde e avvenimenti storici di più epoche, il gioco ci porta a muovere passi in diversi luoghi della città: dal quartiere di Mayfair, dove tutto ha inizio, fino al Palazzo di Westmister ma non prima di esserci fatti un bel tuffo nel Tamigi. Se non l’hai mai giocato e non disdegni l’idea che uno sparatutto possa concentrarsi sulla narrativa, ti consiglio di dargli una chance.
Ammetto che arrivati a questo punto mi sarebbe piaciuto chiudere in bellezza e, per non farci mancare proprio nulla, parlarti di quando mi dovetti infiltrare oltre le mura di Buckingham Palace, mentre le vie di Londra pullulavano di cadaveri tanto infetti quanto affamati. Alla fine, però, ho pensato che ZombiU non fosse la scelta più adeguata e per evitare di esser giudicato, vista la presenza di tutto quell’horror, ho scelto di optare per una più sobria invasione demoniaca su larga scala.
Hellgate: London
Dopo il mio inizio con Assassin’s Creed e i paragrafi qui sopra dedicati a The Order, chiudiamo tornando nuovamente a parlare di antichi ordini e guerrieri templari, con un gioco di ruolo che punta al connubio tra questo genere e lo sparatutto.
Proprio come Watch Dogs: Legion, anche Hellgate: London è ambientato nel futuro e più precisamente nel 2038, anno che vede una Londra sdrucita da orde sterminate di demoni infernali, nella quale il giocatore dovrà ovviamente trovare il modo migliore per sopravvivere.
Va detto che nonostante il titolo sia effettivamente ambientato a Londra, le mappe di gioco in cui ci si muove non corrispondono alla realtà, specie perché gli sviluppatori pensarono a un sistema procedurale, che offrisse più di ogni altra cosa un’elevata rigiocabilità. Un approccio molto simile, senza allontanarci da questo mix di generi, lo abbiamo visto di recente anche in Remnant: From the Ashes, altro titolo che ultimamente sto apprezzando più del previsto.
Se è vero che quest’ultimo si ispira ai vari Souls, è altrettanto certo che Hellgate: London traeva spunto dal franchise di Diablo. A crearlo, dopotutto, è stato il genio di Bill Roper noto per aver partecipato sia allo sviluppo del GDR Blizzard, prima di lasciare la software house, sia di altri suoi colossi come Warcraft e Starcraft.