Vive la Revolution!
Una delle caratteristiche più belle dei videogiochi è quella che consente ai giocatori di viaggiare nel tempo, immergendosi in periodi storici altrimenti inaccessibili all’infuori di libri e film.
Dall’Egitto tolemaico di Assassin’s Creed: Origin ai soldati della prima guerra mondiale in Valiant Hearts, i videogame ci consentono di vivere in prima persona la storia e di comprendere come si sono svolti i più importanti momenti storici.
We. The Revolution è un’interessante esperienza che ci mette nei panni di Alexis Fidèle, giudice parigino durante la Rivoluzione Francese; in un gioco in cui c’è tanto da fare, con meccaniche introdotte in rapida successione.
Il cuore del gioco ci vede presiedere numerose udienze in aula, dandoci il potere di dichiarare l’imputato innocente o, ovviamente, colpevole. Detto così sembra tutto molto semplice, ma ciascun caso contiene numerose variabili a cui dovremo prestare attenzione man mano che avanzeremo nel gioco.
Obiezione, Vostro Onore!
Ciascun caso ci viene presentato un resoconto dettagliato contenente la natura della fattispecie oggetto di disputa insieme con un rapido riepilogo sul background dell’imputato; partendo da queste informazioni il nostro compito sarà quello di scovare indizi vitali scegliendo accuratamente le domande da porre al nostro imputato.
Per fare ciò il gioco ci propone una serie di parole chiave o frasi, come ad esempio “diffusione di propaganda” oppure “alcol diluito”, che dovremo combinare con altre parole riferite alle circostanze , come “movente”.
Indovinando le combinazioni sbloccheremo delle domande da porre all’imputato, sbagliando gli accoppiamenti invece non riusciremo più ad avere il quadro d’insieme, emettendo quindi una sentenza con poche o incomplete prove.
Se dovessimo stufarci di procedere con la strada investigativa, siamo comunque liberi di concludere il processo in maniera sommaria, assolvendo l’imputato o condannandolo alla prigione o alla pena capitale. Seguendo questa strada, ci verrà richiesto di rispondere ad alcune domande sul caso, finendo con ottenere un punteggio sulla base delle risposte corrette.
Iniziando a giocare con We. The Revolution, approcceremo sicuramente ogni processo con uno spirito obiettivo e aperto ad ogni possibilità, analizzando tutte le informazioni disponibili per arrivare alla decisione più equa. Per lo meno, questo è il modo in cui ti aspetteresti di giocare un titolo di questo tipo, tuttavia non sarà sempre l’approccio più corretto.
Ci sono varie fazioni a Parigi e l’imperativo è mantenere una reputazione equilibrata con ciascuna di esse, procedendo nel gioco; il che significa che spesso prenderemo delle decisioni basate sul nostro livello di reputazione piuttosto che analizzando il caso, tralasciando qualsiasi remora morale.
Anche al di fuori dell’aula di tribunale ci sono momenti interessanti: il primo si verifica quando dovremo fare discorsi in pubblico durante le esecuzioni, per aiutare la nostra reputazione e consolidare la situazione politica. Questa fase si svolge in una maniera molto semplice, quasi a scapito dell’esperienza di gioco, scegliendo come il nostro discorso si svolgerà. Saremo aggressivi o cercheremo di manipolare la folla? Indipendentemente dalla nostra scelta l’esito sarà superficiale e non avrà particolari effetti sui nostri progressi nel gioco.
A casa invece, dovremo gestire i rapporti con i nostri familiari. Da alcolizzato, all’inizio del gioco Alexis ha un rapporto conflittuale con la moglie e i tre figli; toccherà a noi costruire dei legami solidi attraverso attività come andare a teatro o giocare con il più piccolo dei nostri pargoli. In ogni caso non vedremo realmente queste attività, quasi tutto si svolge attraverso discorsi meccanici e poco coinvolgenti. Gestire la nostra vita familiare è una routine limitata alla scelta delle opzioni più sensate che faranno scendere o salire la barra delle relazioni.
Ritornando agli aspetti positivi, ciò che colpisce è la presentazione generale del titolo; le cutscene sono presentate per immagini statiche, quasi fosse un fumetto e lo stile poligonale adottato, a prima vista quasi cubista, riesce a presentare personaggi molto realistici.
Le scene delle esecuzioni, in modo particolare, sono sorprendentemente efficaci; nulla di realmente truculento, ma l’immagine della ghigliottina che risale grondante sangue con una folla muta sullo sfondo riesce a colpire il giocatore.
Sfortunatamente, la veste grafica del titolo soffre un po’ su Switch, in maniera particolare nella modalità handheld. Dal momento che buona parte del gioco consiste in leggere testi e scegliere tra varie opzioni, sarebbe stato utile che le dimensioni dei caratteri si adeguassero a seconda della modalità di gioco. Così non è e quindi il testo risulta incredibilmente piccolo sullo schermo di Switch. Non è illeggibile, ma può causare qualche problema, specialmente ai miopi cui non resta che allocare la console nel dock per un’esperienza migliore.