Forse, al primo sguardo, si potrebbe pensare che What Lies in the Multiverse sia il solito gioco indie dalla grafica in pixel art, ma ciò che il titolo di Studio Voyager e IguanaBee ha da offrire è una storia capace di emozionare e intrattenere, facendoti vivere contemporaneamente più sensazioni, quante le realtà di un possibile multiverso.
Sinceramente, sono rimasto sorpreso anche io. Mai avrei immaginato una tale cura nella costruzione della storia e di tutto ciò che fa sì che quella storia possa esistere. What Lies in the Multiverse è un puzzle adventure, vero, ma anche un titolo story-driven dove è proprio la storia a risplendere.
Ciò non significa che il gameplay non sia all’altezza, anzi; è perfettamente coerente e in linea con gli intenti del titolo, ovvero quello di raccontare una storia coinvolgente, dai tonici ironici, ma che sa prendersi molto sul serio, a volte spiazzandoti, emotivamente parlando.
Ma entriamo nel vivo della recensione di What Lies in the Multiverse, con il nostro provato su Nintendo Switch.
Un’avventura terribilmente spassosa e spassosamente terribile
La trama si dipana in 8 capitoli, oltre a prologo ed epilogo, e racconta l’avventura di un ragazzo, di cui non sapremo mai il nome, che nell’intento di creare una simulazione di diverse realtà parallele, si vede proiettato in un altro universo nel quale incontrerà un eccentrico, sarcastico e misterioso scienziato di nome Everett, il quale ha il potere di saltare tra una dimensione e l’altra a proprio piacimento.
Accomunati dallo stesso interesse, i due si imbarcheranno in una spericolata avventura per scoprire l’origine del Multiverso e carpirne i segreti. Questo loro saltare tra un mondo e l’altro provocherà non pochi danni ed è per questo motivo che durante il viaggio saranno braccati da alcuni personaggi che cercheranno in tutti modi di fermarli.
Lungo il percorso, però, verremo a sapere che c’è molto di più e che non è tutta lì la storia. Il nostro Everett ha molto da raccontare riguardo al suo passato in cui qualcosa di terribile è accaduto.
La storia di What Lies in the Multiverse ha un ritmo praticamente perfetto, non annoia mai, con l’alternanza giusta tra i momenti concitati a quelli più riflessivi, giostrandosi perfettamente tra i toni della commedia e del dramma.
Un’avventura cartoonesca e ilare, ma con una narrativa che riesce ad affrontare in modo maturo e profondo, tematiche come la morte, l’invidia e l’ossessione. Sentimenti, quest’ultimi, che possono deviare la nostra bussola morale verso strade inesplorate, molto spesso senza esserne consci, facendoci compiere azioni di cui ci potremmo pentire per sempre.
What Lies in the Multiverse è riuscito in poco più di otto ore di gioco a farmi ridere, riflettere, inquietarmi, gioire e rattristirmi. Un vero caleidoscopio emotivo, che sinceramente non pensavo avrebbe fatto parte della mia avventura, giocando al titolo di Studio Voyager. E stiamo parlando del loro gioco di debutto, veramente complimenti.
Inoltre, il titolo è ricco di momenti di meta-game, in cui viene rotta la quarta parete con il giocatore. Alcuni di questi momenti potremo definirli anche di trama, ma potrai capirlo solamente giocando il titolo, altrimenti rischierei di anticiparti troppo.
Saltando tra un universo e l’altro
Il gameplay di What Lies in the Multiverse è in realtà molto semplice, ma con delle meccaniche originali, anche se a primo acchito, vedendo il trailer, il mio pensiero è andato subito a Guacamelee di Drinkbox Studios. Ma in realtà si tratta di molto di più che saltare tra un universo e l’altro.
Di base, l’obiettivo è quello di superare i diversi puzzle che troveremo all’interno dei capitoli, cercando la chiave necessaria per aprire le porte che ci bloccano il cammino oppure premendo il pulsante giusto per aprire un passaggio, ma spesso per superare certi ostacoli sarà necessario saltare in un altro mondo per sfruttarne le caratteristiche e così proseguire.
Anche se ha un gameplay semplice, ciò che rende veramente ottimo What Lies in the Multiverse è la varietà di mondi creati. Avremo mondi in cui è scoppiata un’apocalisse zombie oppure verdi e lussureggianti, mondi congelati o senza gravità. Ognuno di essi avrà le caratteristiche giuste per superare ostacoli altrimenti insormontabili, ma che allo stesso tempo nasconderanno delle insidie.
Il cambio tra un universo e l’altro avviene premendo il tasto ZR della nostra Nintendo Switch. Sarà repentino e ben calibrato. Una cosa importantissima, visto che spesso ci troveremo a cambiare mondo nel bel mezzo di un salto, per magari far comparire una corda a cui aggrapparsi che altrimenti sarebbe assente.
I puzzle ambientali sono molto semplici, a dire il vero, ma in realtà non lo reputo un difetto, poiché What Lies in the Multiverse, a differenza di ciò che si potrebbe pensare, è più un titolo story-driven che un puzzle adventure. Essi fanno semplicemente da supporto alla solidità della trama. Gli enigmi ambientali, nella loro semplicità, sono ben incastonati e coerenti con l’impianto narrativo, risultando inoltre sempre originali, grazie alla varietà di mondi creata.
Devo sottolineare, inoltre, l’estrema precisione delle hitbox degli oggetti su cui saltare, il che può essere un bene, ma anche un male. Anche se in pochi frangenti, devo ammetterlo, in What Lies in the Multiverse un millimetro ha decretato la morte del protagonista, rendendo più difficile del previsto una cosa che in realtà era molto semplice.
Musica e paesaggi di What Lies in the Multiverse
Anche qui, i ragazzi di Studio Voyager hanno fatto veramente un ottimo lavoro, con una cura per i dettagli, soprattutto a livello di sonoro e colonna sonora, di alto livello.
Per quanto riguarda l’aspetto visivo, la pixel-art di What Lies in the Multiverse è ottima, regalando alcuni paesaggi che rimarranno impressi nella memoria. La palette cromatica è stata ben utilizzata per diversificare gli ambienti, marcando con efficacia le differenze tra un mondo e l’altro, trasmettendo una carica emotiva coerente: colori chiari per la leggerezza, scuri per il terrore, plumbei per l’inquietudine.
Ma quello che mi ha colpito di più è stata la musica. La colonna sonora di What Lies in the Multiverse è stata costruita in maniera certosina, adattandosi perfettamente alle atmosfere non solo dei mondi visitati, ma anche alle situazioni che vivremo nel corso della storia.
Se in un mondo lussureggiante, la musica sarà soave e leggera, la stessa cambierà durante un’apocalisse zombie, mantenendo stesso ritmo e melodia, ma con tonalità più cupe. Stessa musica, ma con colori diversi.
Anche la qualità del sonoro di What Lies in the Multiverse è pregevole, con un lavoro eccellente fatto nei dialoghi. Sì, perché nonostante i personaggi non abbiano una voce vera e propria, durante i dialoghi, ognuno di loro emetterà un suono totalmente diverso, dando l’impressione che abbia una propria voce. Tanto che è possibile riconoscerli anche a occhi chiusi.
Durante la mia prova di What Lies in the Mutiverse su Nintendo Switch non ho riscontrato alcun bug o glitch di sorta, con performance alla pari sia in modalità TV che in portabilità.