Sviluppato e pubblicato da Optillusion, While Waiting è un titolo estremamente particolare forte di un concept discretamente originale accompagnato da uno stile grafico umoristico e cartoonesco molto efficace. Noi abbiamo affrontato tutte e cento i momenti resistendo alla voglia di “non fare niente” su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a scoprire un titolo che prova ad affrontare gli innumerevoli momenti di attesa di una vita?
While Waiting e le 50 sfumature di attesa
While Waiting non è per tutti eppure tutti dovrebbero almeno provarlo. Parliamo di un progetto molto particolare che pone al centro l’attesa. Nel dettaglio, si parla di tutti quei momenti dell’esistenza umana in cui siamo costretti a dover aspettare lo scorrere del tempo senza poter grossomodo intervenire per agevolarlo. Partiamo dall’attesa della nascita passando per l’aspettare un pullman, a conclusione di una lezione scolastica, il proprio turno per ordinare un panino… ma anche l’attesa che si ricarichi l’energia del proprio alter ego su un classico free to play per smartphone.
In totale, While Waiting offre ben cento momenti di attesa e lo fa durante l’intero arco di vita di un anonimo essere umano che è anche il protagonista indiscusso dell’intero titolo. Un umano che nasce, cresce e fa cose, conosce gente, sbaglia, sogna e, soprattutto, aspetta. Perché gira gira il concetto è sempre quello: come trascorrere il tempo. E in effetti il titolo fornisce innumerevoli spunti di riflessione, tra l’umorismo e momenti decisamente più sentiti e toccanti.
Lo fa anche mescolando un po’ i generi, inserendo un pizzico di horror in alcuni momenti e qualche virgola fantasy molto gradevole. Un esempio? Cercare di prendere sonno tenendo d’occhio il nostro orso di peluche che… sembra muoversi? While Waiting è pieno di piccole chicche in bilico tra realtà e surrealismo senza mai perdere una coerenza propria che è quella legata al tempo e alla sua gestione oltre all’incedere inesorabile dell’età. Tant’è che, altro elemento che spicca, è proprio la naturale evoluzione del personaggio la cui crescita si diluisce in 100 atti con estrema naturalezza.
Quindi, nonostante l’assenza di un intreccio narrativo e la totale privazione di qualsivoglia dialogo (il titolo è come un cartone animato muto interattivo e va benissimo così), While Waiting riesce a raccontare una storia metaforica e reale, offrendo spunti di riflessione e restando anche impresso più del dovuto. Perché se è vero che siamo chiamati ad attendere nel mondo videoludico è altrettanto vero che quelle attese le viviamo anche fuori dal mondo di gioco… e se potessimo renderle più speciali?
Come ingannare l’attesa
Ci tocca ripeterci: While Waiting è un titolo particolare. Possiamo presentarlo come una sorta di avventura grafica ma è più simile a un puzzle game. A voler fare un’analogia, la sua struttura ludica si avvicina molto a quella di McPixel (di cui puoi recuperare la nostra recensione). Si tratta di cento livelli molto diversi tra loro dove siamo chiamati essenzialmente ad aspettare. O meglio, l’attesa senza far nulla è parte integrante degli obiettivi ma non è l’obiettivo principale anzi, è quello più semplice e banale.
Aspettare senza fare niente equivale anche al tentare di ottenere gli altri obiettivi senza riuscirci, ed è quindi una sorta di contentino dinanzi al fallimento. Ma come detto, While Waiting insegna ad attendere ed ecco quindi il premio di consolazione. Lo scopo ultimo del titolo però, è quello di ingegnarsi durante l’attesa, cercando di intuire modi per interagire con ciò che ci circonda e ottenere così i vari premi.
Come nel già citato McPixel, si tratta di eseguire azioni anche fuori dagli schemi per assistere a mini gag o ad eventi imprevisti che ci portano come premio a ottenere uno sticker. Ogni livello ha diversi sticker (tra cui sempre quello dedicato all’attesa/fallimento degli altri) e lo scopo ultimo del titolo è quello di ottenerli tutti. Per farlo dovremo prendere il controllo del protagonista e tentare. Si tratta di tentativi quasi alla cieca, guidati solamente dai titoli e dalle sagome dei vari sticker che possono darci qualche lieve indizio.
Altro aiuto è dato dalla grafica stessa che dona colore prevalentemente ad oggetti e persone con cui poter interagire. Inoltre, da segnalare che, a livello compiuto, non è possibile rigiocarlo subito, costringendoci a tornare alla schermata iniziale e a selezionare manualmente il livello che si vuole riaffrontare. Questo perché il gioco punta a farti vivere linearmente la storia del protagonista vivendo il concetto di tempo che non può essere né fermato né “ricaricato”.
Sul “fermato” bisogna quindi ricordare che ogni livello ha un suo tempo (a noi ignoto, non c’è un contatore) e che quindi non abbiamo modo di fare chissà quanti tentativi. Questo ovviamente va a premiare la longevità, comunque più che discreta. Da evidenziare anche la buonissima varietà di situazioni con relativi sticker e quindi azioni da poter eseguire che spaziano da quelle realistiche a quelle decisamente più surreali e folli (queste ultime sono anche garanzie di sinceri sorrisi).
Purtroppo non tutto funziona a se da un lato abbiamo uno schema ludico interessante dall’altro abbiamo un gameplay impreciso e lento. Il protagonista, infatti, si muove molto (troppo) lentamente e in alcuni casi è anche decisamente impreciso. Può capitare infatti di non riuscire a interagire con un oggetto perché non si è nella posizione (o area di interazione) giusta, posizione non sempre molto intuibile. Bisogna quindi avere un po’ di pazienza per poterlo gustare al meglio.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, While Waiting ha uno stile gradevole e molto coerente con la sua stessa filosofia e soprattutto con l’umorismo adottato. Le figure riescono, nonostante le poche espressioni a disposizione, a strappare più di un sorriso, soprattutto grazie alla creatività degli autori che danno vita a innumerevoli situazioni tutte da scoprire (e riscoprire). Buone le animazioni così come la scelta di dare colore solo ad alcuni elementi, rendendo il tutto ancora più iconico e identitario.
Il sonoro è sì gradevole ma non lo abbiamo trovato sempre in linea con le scene a schermo. Il titolo favorisce delle sonorità molto leggere e lente, in alcuni casi ridondanti e “spente” che mal si sposano con alcune situazioni decisamente più caotiche o ironiche. Avremmo apprezzato una maggiore varietà sonora. Da segnalare, infine, la gradita presenza dei sottotitoli in lingua italiana anche se la mole di testo a schermo è abbastanza bassa.