Winter Fury: The Longest Road è uno shooter arcade pensato per la realtà virtuale e ambientato nella Seconda Guerra Mondiale, rilasciato inizialmente il 30 maggio di quest’anno e finalmente uscito dallo Steam Early Access questo 18 dicembre. Carri armati, mitragliatrice fissa e un arsenale composto da diverse armi e fide granate per massacrare orde di Nazisti. Ma bastano questi presupposti a rendere il titolo una valida esperienza per VR?
Due campagne profondamente diverse
Winter Fury: The Longest Road ha due distinte campagne ciascuna composta da sei missioni e che propongono obiettivi diversi. Nella prima, chiamata Tank Commander, sarai al comando di un vero e proprio tank, mentre in The Longest Road affronterai una serie di missioni su binario, stavolta sopra e non dentro il tank, oppure fisso in una particolare posizione.
Tank Commander
Dopo un breve tutorial sulla campagna di Tank Commander, verrai subito lanciato contro orde di truppe leggere, pesanti e speciali dell’esercito Nazista, armato di un carro Sherman M-4. Questa modalità, è bene chiarirlo subito, è quella che sfrutta al meglio le potenzialità della realtà virtuale, grazie alla claustrofobica sensazione di oppressione che l’interno di un carro armato sa regalare, sia grazie a una visione limitata del campo di battaglia, sia al totale controllo di movimento del veicolo e del puntamento della sua bocca di fuoco.
Ci vuole un po’ di pratica per coordinare il movimento del carro e quello del cannone usando solo le due due levette dei controller. Superata questa difficoltà il gioco comincia a diventare piuttosto divertente. La varietà poi non manca: nel caso divenisse complesso colpire alcuni nemici stando all’interno del carro, puoi sempre fare affidamento su un mitragliatore fisso calibro 50, montato sulla parte superiore del veicolo. Già qui, le cose cominciano ad incrinarsi; infatti una volta fuori risulta essere molto più facile mirare e sparare con l’arma in dotazione a fianco del giocatore, e non con il mitragliatore. Questo ti protegge dagli spari frontali è vero, ma soffre di una mobilità piuttosto limitata, l’arma, invece, considerato che si può muovere in qualsiasi direzione e ti consente schivare il fuoco nemico, è quasi sempre un’opzione più funzionale. Nel caso venissi colpito, ti basterà abbassare lo sguardo e guardare la piastrina da soldato che porti al collo. La piastrina mostrerà la percentuale di salute rimasta e per recuperarla basterà sparare a delle casse che si generano casualmente.
Errore 404
Per chi non soffre di cinetosi, Tank Commander può essere un’esperienza stimolante: il carro armato gira e va su e giù per le pendenze proprio come ci si aspetterebbe facesse. Purtroppo l’intelligenza artificiale degli NPC, per dirla in un maniera semplice, è alquanto scandalosa. Nei primi minuti di gioco non sembrerebbe essere così e anzi si rischia di rimanere sorpresi vista l’attitudine dei nemici di aggirare la tua posizione e spararti alle spalle. Il problema è che, con una ricorrenza piuttosto fastidiosa, molti NPC si piantano lì dove sono, smettono di sparare e non reagiscono in maniera verosimile neppure ai nostri colpi. Error 404, IA non trovata.
Winter Fury: The Longest Road offre una buona varietà di armi come mitragliatrici singole e doppie, mitragliatori pesanti, bazooka, fucili di precisione e granate, e la maggior parte di queste armi può essere tenuta con una sola mano o con due per rendere più stabile il rinculo.
L’obiettivo di questa modalità è condurre gli alleati alla vittoria avanzando e catturando punti di controllo contrassegnati in una sequenza piuttosto lineare. Alcune chicche del titolo sono piuttosto sorprendenti: quasi tutti gli edifici nemici possono essere distrutti ed è molto divertente devastare il campo di battaglia con il cannone. Nonostante questo, il gioco diventa noioso dopo qualche ora di gioco. Faremo a rotazione poche azioni con il solo fine di massacrare Nazisti, niente di più niente di meno.
The Longest Road
La seconda parte della campagna vede il giocatore costantemente fuori dal carro armato. The Longest Road è una piccola serie di missioni completamente su binari: il designer del gioco, Scott March, ha affermato che le sezioni su rotaia sono state pensate per quei giocatori che soffrono di cinetosi per i giochi in realtà virtuale. Nonostante questo, se non sei fornito di una configurazione a 360 gradi, buona fortuna.
Gli attacchi degli avversari saranno suddivisi in brevi stage, in cui ti verrà di fatto richiesto di sopravvivere ad ogni ondata. Dopo una missione andata a buon fine o alla morte del giocatore, verrà mostrato una sorta di recap con le stastistiche della partità. Nonostante non si faccia altro che sparare, saranno presenti diversi scenari di gioco, atti stavolta a diversificare un minimo un gameplay che, altrimenti, risulterebbe piatto. Dovrai resistere sopra il carro armato, falcidiando nemici, oppure difendere un bunker da unità semplici e/o speciali.
Un’altra missione di The Longest Road che merita di essere citata è quella che richiede l’utilizzo di un fucile da cecchino, sebbene il gioco lasci al giocatore la possibilità di usare altre armi. Queste sezioni col cecchino rappresentano probabilmente l’unica parte riuscita della seconda campagna; portando il controller vicino al viso potrai mirare come se stessi guardando nel mirino di un cecchino, un’azione che comporta un piacevole senso di immersione.
Audio, grafica & glitch
Dal punto di vista tecnico nonostante il basso budget, è impossibile non bocciare Winter Fury: The Longest Road su praticamente ogni fronte. Il sonoro è probabilmente la parte peggiore dell’esperienza. Le colonne sonore, nonostante siano davvero poche e monotone, sono anche orecchiabili; è tutto il resto del comparto sonoro a fare acqua. Partiamo dalla parte peggiore, ovvero la recitazione vocale. Senza alcun tipo di personalità, la voce fuori campo continuerà a ripetere 4 commenti preimpostati, che si prendono sul serio in maniera piuttosto imbarazzante e si ripetono ossessivamente. Gli avvertimenti che dà questa voce hanno poi qualcosa di diabolico; infatti, la stessa, continuamente ti segnalerà la direzione del fuoco nemico. Che problema c’è, ti chiederai? Di fatto, continuerà a darti informazioni totalmente sballate, rendendoti, finché le darai seguito, tutto più confusionario. Anche i tedeschi sono vittime di un demone chiamato monotonia: dicono sempre le stesse cose.
I suoni delle armi non sono realistici e la qualità degli stessi varia profondamente in base all’arma con cui si sta facendo fuoco. In generale, il comparto audio soffre di una superficialità che, per il contenuto di certo non mastodontico proposto dal titolo, poteva essere evitata.
Non senza il mio glitch
La grafica di The Winter Fury: The Longest Road a un primo sguardo è ordinaria, chiaramente pensata per poter essere accessibile anche per le configurazioni meno performanti. Il titolo, dopo qualche missione, comincia a rivelare qualche incertezza; anche con la mia GTX 970 non ci sono stati cali di FPS. Eppure, passata l’ebbrezza del divertimento, ho cominciato a notare (ancora una volta) una pessima cura degli sfondi in lontananza. Graficamente il titolo è sufficente, senza alcun dubbio, eppure c’è qualche texture fuori posto.
Uno degli aspetti che mi fa pensare che The Winter Fury: The Longest Road sia un titolo che soffre di poca cura sono i ricorrenti glitch da cui è affetto. Nessuno di essi è game breaker, ma è importante notare che, men che mai in un gioco VR, bisognerebbe soprassedere a dei glitch come si farebbe con un titolo Bethesda (Qualcuno ha detto Skyrim?). Il motivo è presto detto, la realtà virtuale punta la sua intera essenza sull’immedesimazione e veder sparire le armi dalle nostre mani, vederci materializzare davanti gli NPC avversari dal nulla, o alla loro morte vederli compenetrarsi con oggetti dello sfondo e nel terreno spezza qualsiasi tipo di immersione.