Ricorre quest’anno il quarantesimo anniversario dalla pubblicazione del primo episodio di una saga che ha divertito migliaia di giocatori di tutte le età in tutto il mondo. Ripercorriamo insieme le fasi salienti che hanno portato il titolo fino ai giorni nostri.
La nascita del brand
Era il 1981 e Silas Warner pubblicava uno dei giochi che hanno dato il via ad una saga che ancora oggi conta milioni di fan in tutto il mondo: Castle Wolfenstein.
Si tratta del padre spirituale della saga come la conosciamo oggi, anche se diverso nelle meccaniche. Per cominciare, non si tratta di uno sparatutto in prima persona: viene considerato uno dei primissimi giochi con meccaniche stealth. In questo rudimentale videogame inizialmente distribuito su Apple II, l’obiettivo del giocatore è quello di condurre il protagonista attraverso le oscure stanze del castello alla ricerca di preziosi documenti segreti. Il tutto, ovviamente, senza farsi cogliere con le mani nel sacco dai pericolosi agenti delle SS.
Visto il discreto successo, Silas Warner, elabora e confeziona il seguito: Beyond Castle Wolfenstein. Anche questo titolo approda su Apple II, rimanendo pressoché invariato rispetto al suo predecessore.
Gli anni Novanta e Wolfenstein 3D
È nel 1992 che Romero, Hall e Carmack rispolverano le idee di Warner e reinventano il brand. Nasce Wolfenstein 3D, il “nonno” degli sparatutto. In questo brillante shooter compare per la prima volta l’adorato William J. Blazkowicz, spia americana con il compito di stravolgere i piani dei nemici nazisti. La trama doveva inizialmente articolarsi su 3 livelli, ai quali se ne aggiunsero poco dopo la pubblicazione altri 3, conosciuti come “Nocturnal Mission”.
Rispetto alla concorrenza, il gioco presenta un aspetto rivoluzionario: il motore grafico. La creatura dello sviluppatore John Carmack era in grado di renderizzare un’ambientazione in 3D e contemporaneamente gestire a schermo degli sprites 2D. Questi sprites, che rappresentavano i nemici, erano raffigurati da diverse angolazioni che variavano a seconda della prospettiva del giocatore. Questa tecnica è conosciuta anche come grafica “2.5D”.
Con la pubblicazione del titolo non sono tuttavia mancate alcune controversie. Prima tra tutte quella sull’uso “leggero” di simboli e riferimenti nazisti, che hanno determinato il blocco delle vendite del gioco in Germania nel 1994.
Dopo il rilascio di Spear of Destiny, episodio escluso dal gioco originale e pubblicato come standalone, Romero e i suoi si concentrano su altri progetti, abbandonando di fatto il povero B.J.
Il remake di Activision
Il titolo ritorna sugli scaffali nel 2001, a vent’anni di distanza da Castle Wolfenstein, grazie a id Software (la società dei creatori di Wolfenstein 3D) e Activision. Return to Castle Wolfenstein, pubblicato sia su PC che sulle console casalinghe dell’epoca, è un reboot e remake della serie e unisce brillantemente i due generi dei suoi predecessori: shooting e azione stealth.
B.J. ritorna nelle sale del Castello Wolfenstein, accompagnato dal britannico Agent One, nel tentativo di fermare la Paranormal Division delle SS. Oltre alla campagna single player, il gioco presenta una componente multiplayer a squadre nella quale i due team, Asse ed Alleati, si scontrano sul campo per la conquista degli obiettivi. Ed è proprio il comparto multigiocatore ad avere particolarmente successo: da questo nascerà infatti il progetto standalone Wolfenstein: Enemy Territory.
Prima di poter rivestire i panni del caro Blazkowicz dovremo attendere altri tredici anni.
Wolfenstein nell’era Bethesda
Nel 2014, Activision cede il posto a Bethesda Softworks che porta sugli store PC, PlayStation ed Xbox il nuovo Wolfenstein: The New Order.
Dai precedenti, questo capitolo della saga eredita praticamente solo le meccaniche e il protagonista. L’ambientazione cambia radicalmente, passando dalla Seconda guerra mondiale ad un futuro alternativo durante gli anni Sessanta. In questo futuro i nazisti hanno vinto la guerra grazie alla loro schiacciante superiorità tecnologica, e ora controllano il mondo. Il veterano di guerra William “B.J.” Blazkowicz si ritrova tra le fila della Resistenza e ancora una volta cerca di stravolgere i piani dei nazisti.
Il gioco, nel complesso, ha riscontrato un notevole successo, vendendo oltre 400 milioni di copie fisiche in un mese dalla pubblicazione e ricevendo parecchie nominations, tra cui quella di Game of the Year da parte di Classic Game Room.
Il lancio di The Old Blood
Visto l’enorme apprezzamento da parte dei fan, gli sviluppatori hanno atteso solamente un anno prima di rilasciare nel 2015 Wolfenstein: The Old Blood, prequel di The New Order. Nel gioco, ambientato nel 1946 (del futuro alternativo), accompagneremo B.J. nel tentativo di infiltrarci nel Castello Wolfenstein alla ricerca di documentazione top-secret cruciale per ribaltare le sorti del conflitto.
Anche questo capitolo, rilasciato a così poca distanza dal predecessore, ottiene discrete valutazioni e apprezzamenti da parte della critica.
L’arrivo di The New Colossus
Bethesda sorprende i fan nel 2017 annunciando, durante l’E3, il nuovo Wolfenstein II: The New Colossus. Il titolo viene originariamente rilasciato alla fine dell’anno per PC, PlayStation ed Xbox. Un anno dopo viene completato e pubblicato il primo porting ufficiale della saga su Switch, allora neoconsole di casa Nintendo.
La trama prosegue esattamente da dove era rimasta con Wolfenstein: The New Order. Rispetto al predecessore ha ottenuto recensioni decisamente migliori, con valutazioni in media tutte superiori a 8/10. Oltre ad essere stato incoronato “Best game of E3” per USGamer, in seguito al suo rilascio ha vinto premi come miglior gioco d’azione del 2017 e miglior trama.
L’introduzione della cooperativa nel brand
Nel 2018 Bethesda Softworks dichiara di essere al lavoro su un altro capitolo della saga e un anno dopo viene rilasciato Wolfenstein: Youngblood. Il titolo è stato poi inserito nella lista dei giochi disponibili al lancio sulla piattaforma di streaming Google Stadia.
Per la prima volta dal 1981, B.J. cede il ruolo di protagonista. Ora le protagoniste sono due: Jessie and Zofia Blazkowicz, figlie gemelle del veterano di guerra e di sua moglie Anya. La storia si svolge vent’anni dopo gli eventi di The New Colossus. Altra novità del titolo è la possibilità di svolgere la campagna in modalità cooperativa o, in alternativa, con la compagnia dell’intelligenza artificiale.
Verso la realtà virtuale
Subito dopo il rilascio di Youngblood, Bethesda pubblica a sorpresa Wolfenstein: Cyberpilot. Anche in questo caso il titolo si discosta dalle meccaniche della saga per proporre un’esperienza alternativa ed innovativa ai giocatori. Si tratta del primo titolo della saga concepito come gioco per la realtà virtuale.
La storia ha luogo una settimana prima degli eventi di Youngblood. Il player prende il controllo di un hacker dal nickname Cyberpilot, che collabora con la Resistenza francese.