Una maledizione terribile
In molte storie fantasy fanno capolino i cadaveri resuscitati, ma in World of Warcraft sono qualcosa in più di semplici zombie senza cervello. Recati al solito posto e preparati a sentire una storia triste e cupa.
Ti sei fatto attendere questa volta, eh? Guarda che ora si è fatta! Però… dato che già sei qui… Senti avventuriero, la locanda sta per chiudere perciò usciamo, questa volta, ti va? Facciamo un giro in questa notte limpida, perfetta per quello che sto per raccontarti: la storia dei non morti di Lordaeron.
Non è una novità che tanti abbiano paura della morte e non è una novità che molti cerchino di porci rimedio. Alcuni esseri dotati di magia hanno provato più volte a resuscitare i morti, creando scompiglio tra le razze, ma con poca efficacia. Solo Gul’dan fu in grado, durante le due Guerre, di creare esseri non morti più evoluti: anime di orchi in corpi umani, ricordi? Ah ricordi davvero? Fantastico, quindi ricorderai anche il folle Ner’zhul e di come la sua ribellione a Kil’Jaeden si concluse con la sua anima imprigionata in una armatura maledetta. Nessuno sapeva che quella sarebbe stata quasi la rovina di Azeroth e, forse, della Legione stessa.
Schiavitù e ribellione
Ner’zhul era diventato un’arma della Legione ed il Re dei Lich, ma come ormai avrai imparato l’orco era tutt’altro che uno sciocco: egli già pianificava la sua libertà. Un piano praticamente perfetto…
Intrappolato nei ghiacci delle Northrend, il continente più a nord di Azeroth, il Re dei Lich aveva il compito di creare una legione di non morti. Il potere di Ner’zhul era tale da poter resuscitare i morti delle razze presenti nel continente senza nemmeno muoversi, bloccato com’era nei ghiacci. L’espansione del suo controllo era notevole, ma ancora molto debole: nonostante ciò si cominciò a formare la sagoma del regno di morte ideato dal Re.
Kil’Jaeden mandò dei Nathrezim, demoni succhiasangue che adorano giocare con le menti dei deboli, per controllare l’operato di Ner’zhul. Egli era ben consapevole del controllo che Kil’Jaeden aveva su di lui, ma era tutto parte del piano. La sua prima battaglia fu contro i nerubiani, una razza di insetti senzienti grossi come carovane che vivevano da tempo immemore nel sottosuolo. Il conflitto durò diversi anni, ma alla fine i nerubiani furono massacrati e resi non morti, parte del Flagello: la nuova legione del Re dei Lich.
Il suo potere era ora enorme, tanto da poter contattare telepaticamente il mago Kel’Thuzad, un umano di Lordaeron, uno dei due regni degli umani, cacciato dal Kirin Tor per le sue sperimentazioni negromantiche. Egli rispose alla chiamata e si unì a Ner’zhul, formando il Culto dei Dannati: una vera e propria religione che vedeva il Re dei Lich come divinità. Con l’aiuto di Kel’Thuzad e dei nuovi adepti del Culto, era stata ideata la prima Piaga, ovvero una contaminazione del grano in arrivo nelle case degli umani, che li avrebbe trasformati in non morti, aumentando le fila del Flagello.
Arthas Menethil: il vero Re
Non passò molto tempo prima che qualcuno si accorgesse dei vari problemi causati dalla Piaga, così il principe di Lordaeron, Arthas Menethil, insieme al suo mentore Uther e la maga Jaina Marefiero, cominciò a ribellarsi contro il Flagello. Egli era un paladino votato alla Luce e sconfisse Kel’Thuzad e lo uccise, dopodichè iniziò il declino. Arthas era intenzionato ad epurare il Flagello ad ogni costo, tanto da sacrificare un’intera città, Stratholme, contro il nazrethim Mal’Ganis.
Nonostante avesse ucciso lui stesso i suoi sudditi, infetti o meno, e bruciato le loro case, la Piaga continuava a mietere vittime, così egli partì alla volta delle coste di Northrend. Tutti lo abbandonarono, ma trovò l’aiuto di Muradin Barbabronzea, l’odierno membro del Triumvirato dei Nani, che lo aiutò fino a che non notò la sua follia. Arthas riuscì a trovare, dopo mille fatiche, la spada Gelidanima: l’arma del Re dei Lich, lasciata in una grotta come trappola per Arthas proprio dal capo del Flagello. Infatti l’armatura era ancora bloccata nei ghiacci e Arthas era il corpo di cui Ner’zhul aveva tanto bisogno…
Con Gelidanima Arthas fu in grado di uccidere Mal’Ganis, pur sapendo che brandire quella lama lo avrebbe maledetto. Il piano del Re dei Lich si andava consolidando. Arthas tornò a casa come un vincitore, dopo diverso tempo, ma la maledizione lo aveva mutato: la sua anima era ormai votata al Flagello e, una volta recatosi nella sala del trono di Lordaeron, uccise suo padre, reclamando il suo diritto di succedergli e diventare Re.
Come nuovo e primo cavaliere della morte, Arthas aveva il compito di resuscitare Kel’Thuzad, i cui resti vennero rimpiazzati a quelli del padre nella sua urna. Dopo aver ucciso anche il povero Uther, si avventurò contro gli elfi alti nella loro città di Quel’Thalas, casa del Pozzo Solare che gli avrebbe donato il potere di resuscitare Kel’Thuzad.
La sconfitta degli elfi alti fu schiacciante. Arthas, che in vita era un poderoso paladino, sembrava una macchina di morte inarrestabile. Egli portò così tanta devastazione e morte che ancora la capitale degli elfi, Silvermoon, ne porta le cicatrici. Nel conflitto Sylvanas Ventolesto e tanti altri elfi trovarono un destino peggiore della morte. Ella si ribellò con furia ad Arthas e venne uccisa e trasformata in banshee, sotto il controllo del Re dei Lich.
Dopo aver distrutto Quel’Thalas e riempito ancora le fila del Flagello, Arthas e Kel’Thuzad si mossero verso Alterac ad assistere all’arrivo di Archimonde, che distrusse la città dei maghi Dalaran e seminò la distruzione nella capitale degli elfi della notte dove, con l’unione di tante razze diverse in un unico conflitto, vide la morte.
Liberi di nuovo
Con la morte di Archimonde il Flagello fu libero dalla Legione. Ovviamente il Re dei Lich fu partecipe della caduta dell’eredar, che faceva parte del suo piano. Però gli ultimi avvenimenti avevano creato una faglia a Northrend, che indebolì il Re dei Lich, tanto da liberare tantissimi non morti dal suo giogo. La prima a prendere coscienza della sua condizione fu proprio Sylvanas, che recuperò il suo corpo e tornò a governarlo. Non solo: infatti Sylvanas unì insieme i vari non morti ora liberi da Ner’zhul e, insieme, tornarono a Lordaeron.
” Legittimi eredi di Lordaeron! Il Re dei Lich esita. Il vostro destino è nelle vostre mani. Volete essere degli esuli nella vostra stessa terra? Oppure giocheremo le carte crudeli che il fato ci ha distribuito e riconquisteremo un posto in questo mondo? Siamo stati abbandonati. Siamo… Reietti. Ma, quando il sole sorgerà domattina, la capitale sarà nostra.”
Arthas era tornato a Northrend ad assistere il Re dei Lich, con cui si unirà indossando l’armatura, diventando il mostro che abbiamo conosciuto, mentre Kel’Thuzad era rimasto a governare le terre conquistate. Nemmeno il lich potè fermare l’arrivo dei nuovi non morti capitanati da Sylvanas: i Reietti.
Dopo innumerevoli battaglie contro Flagello, Alleanza e nathrezim e con l’aiuto dell’Orda, la nuova Regina Banshee riuscì a riprendere il castello di Lordaeron, chiamato Sepulcra, da cui avrebbe governato il suo nuovo popolo di Reietti. Il vero problema della non morte è che senza controllo mentale si rischia la follia: il primo pericolo è di diventare pazzi e violenti.
Sylvanas però riuscì a ridare onore a quelle povere persone che avevano perso tutto, persino la vita. Come membro attivo dell’Orda ella aiutò gli elfi del sangue, ovvero gli elfi alti, dopo la distruzione della loro casa e li fece unire all’Orda.
Lontani dalla Luce, i Reietti ricordano la loro vita passata come se fosse un sogno. Non provano forti emozioni, si dice… Ma allora cosa li spinge alla devozione? Non è coraggio quello che li porta a combattere per qualcosa? Non è amore quello che li ha spinti a riprendersi la loro casa? Purtroppo non penso lo sapremo mai, caro avventuriero.
Ora torna a casa: è davvero molto tardi. Sappi che i Reietti sono un’armata temibile e Sylvanas, che ci piaccia o meno, è una vera furia fuori e dentro il campo di battaglia. I loro alchimisti sono micidiali, così come le nuove Piaghe da loro ideate, non dimenticarlo mai.
Alla prossima!