Ultimamente siamo assistendo a un insistente arrivo di numerosi giochi arcade su Oculus Store, ma da poco è arrivato un titolo in grado finalmente di farci cambiare un po’ aria. Oltre però a poter partorire titoli arcade come il bellissimo Swarm, la realtà virtuale è molto affine al genere simulativo e a quello horror: così a bruciapelo mi vengono in mente ottime esperienze come The Walking Dead Saints & Sinners, Five Nights at Freddy’s VR: Help Wanted o addirittura Phasmophobia.
Gli affamati di tensione e disagio saranno contenti! Su Oculus Store è infatti arrivato Wraith: The Oblivion – Afterlife, un survival horror che prende luogo nel celebre universo narrativo World of Darkness, di cui fanno parte Vampire: The Masquerade e il ben più recente Werewolf The Apocalypse Earthblood.
Nel gioco impersoneremo Ed Miller, un fotografo deceduto in circostanze piuttosto misteriose all’interno di una villa conosciuta come Barclay Mansion, appartenuta a un famoso regista di Hollywood che, in punto di morte, gli ha chiesto di raggiungerlo. Dopo una seduta spiritica andata a finire nel peggiore dei modi, il nostro protagonista tornerà a “nuova vita” come fantasma, ma non sarà solo. A materializzarsi assieme al protagonista sarà la sua parte più oscura, un alter ego malevolo che si presenterà come la sua ombra; sarà proprio questa a farci Virgilio per l’oscura e misteriosa magione.
L’arte di creare disagio senza l’utilizzo del jumpscare
Anche se si professa come un entità malvagia, l’ombra è l’unica presenza amichevole che troverai nella casa. Si tratta di un ottimo escamotage da parte dello sviluppatore, visto che questa figura ha molteplici ruoli. L’ombra spesso fornisce consigli utili, ti spinge ad avanzare nella trama ma soprattutto e cosa più importante, ha il pregio di stemperare l’angoscia che Wraith: The Oblivion – Afterlife sa creare, fornendoti una breve pausa da momenti di grande tensione.
Ed é proprio qui che volevo arrivare, a quello che è senza dubbio il miglior pregio di Wraith: The Oblivion – Afterlife e che, peraltro, dovrebbe essere il fulcro di ogni survival horror che si rispetti. Il fatto è che Wraith può risultare un gioco davvero molto spaventoso e riesce a raggiungere quest’obbiettivo senza ricorrere a nessun trucchetto, a nessun jumpscare di bassa lega a cui il mercato odierno ci ha invece abituato e anestetizzato. La tensione e l’angoscia che scaturiscono dal giocare Wraith sono dovute per merito sia di un gameplay vario e ragionato, sia di un comparto artistico e sonoro davvero mozzafiato.
Il gioco ci mette a disposizione una buona varietà di poteri, fra cui attrarre verso di noi oggetti, percepire luoghi di interesse o potenziali pericoli o addirittura attraversare le pareti. Non vi è però alcun modo di ferire o eliminare le presenze che ci perseguitano e l’unico oggetto che può salvarci è la torcia elettrica che, una volta utilizzata, terrà temporaneamente bloccato il malcapitato. Gli utilizzi di questa strategia sono limitati, per cui Wraith: The Oblivion – Afterlife ti costringerà a ricorrere a una strategia attendista, fatta da occultamenti dietro mobili o dal lancio di oggetti per distrarre le presenze.
Un plauso va anche a Barclay Mansion, un vero e proprio dedalo in cui perdersi. La villa gode di un’ottimo level design, anche se è così grande da creare qualche problema. Non abbiamo infatti ben compreso la scelta dello sviluppatore di non inserire una mappa, una decisione che può aumentare inutilmente il backtracking e andare così a spezzare un ritmo di gioco che si rivelerebbe essere invece serrato.
Wraith: The Oblivion – Afterlife fra vette e ingenuità
Graficamente il gioco si attesta su una resa complessiva molto piacevole, spesso coadiuvata da una realizzazione della villa e dei suoi dettagli molto certosina. Ovviamente non stiamo parlando di una produzione con alle spalle un budget monumentale e, purtroppo, questo elemento si è andato a riflettere su un’aspetto tutt’altro che marginale.
Se la maggior parte dell’attenzione è andata su Barclay Mansion, le animazioni e i modelli degli NPC e degli spettri ci hanno lasciato alquanto amareggiati. Soprattutto quest’ultimi soffrono di qualche problemino difficile da ignorare; si va da animazioni abbastanza meccaniche a dei modelli non proprio riuscitissimi, soprattutto se guardati con attenzione. Le presenze inoltre hanno il brutto vizio di compenetrarsi con gli oggetti della casa, il che riduce ancora di più la sospensione dell’incredulità generale.
La riduce, ma non la distrugge grazie a un sound design davvero pazzesco. Musica e suoni si mescolano alla perfezione, accompagnando alla perfezione momenti chiave di gioco e manifestazioni. Sibili, passi, oggetti che cadono, tutti i suoni si amalgamano alla realizzazione grafica della villa per creare un’atmosfera cupa e surreale, quasi da incubo, che rende Wraith: The Oblivion – Afterlife uno dei migliori titoli horror presenti sull’intero store di Oculus.
Terminiamo infine con un altro punto di forza del gioco, ovvero i suoi controlli e il suo conseguente confort. I comandi sono responsivi e precisi, tanto che fino a ora non ho mai provato un sistema di lancio degli oggetti così realistico. Inoltre, anche nascondersi dietro (o dentro) gli oggetti di gioco è tutt’altro che scriptato, potrai accovacciarti mimando il movimento vero e proprio. Vuoi giocare Wraith standotene comodamente seduto? Nessun problema, il gioco ti offre anche la possibilità di nasconderti manualmente con la semplice pressione di un tasto.
Inoltre è possibile personalizzare in modo dettagliato il sistema di locomozione, dal teletrasporto qui reso in maniera piuttosto particolare alla classica deambulazione per mezzo dell’analogico, con tanto di possibilità di eliminare l’alone nero ai bordi del visore per evitare il motion sickness. In breve, semplicemente perfetto!