XIII Remake è un titolo particolare, che torna nuovamente sui nostri scaffali dopo una storia molto travagliata. Questo nuovo remake, appunto, venne inizialmente pubblicato circa due anni fa, promettendo di riportare in vita uno sparatutto molto amato ma, ormai, con fin troppi anni sul groppone per risultare appetibile a un pubblico ormai molto più difficile da sorprendere.
La qualità generale della produzione, però, si rivelò incredibilmente bassa, al punto tale da creare una vera e propria diatriba online, fatta di critiche e recensioni estremamente negative. Questo ha portato a una versione Nintendo Switch rimandata in data da destinarsi, che ora torna invece sui nostri scaffali con i vari miglioramenti apportati a XIII Remake nel corso di due anni. Vediamo se sono sufficienti nella nostra recensione.
Un agente tutto fare
La storia di XIII Remake prende a piene mani delle tipiche caratteristiche di genere delle spy story, portandoci una trama che non si fa mancare nessuno dei cliché a cui ormai siamo abituati.
Il protagonista del gioco è un agente speciale che ha perso la memoria dopo una missione andata male, che si risveglia improvvisamente su una spiaggia, dove viene soccorso da una bagnina (bionda e bella ovviamente). Questa decide di portarlo al pronto soccorso per capire la gravità delle sue ferite e rimetterlo in sesto. Poco tempo dopo, però, un sicario arriva sul luogo e, cercando il protagonista, la uccide con una raffica sparata da dietro la porta di legno.
Da qui iniziano una serie di vicissitudini che portano il nostro eroe a scoprire poco alla volta il suo passato, ricordandosi di una cospirazione che stava cercando di sventare e portando alla luce vari tradimenti, nel corso di missioni ad alto rischio. La storia, in realtà, non riesce mai a essere appassionante, e l’intreccio risulta invece sempre prevedibile.
Questo non è necessariamente un difetto se si approccia il gioco con il giusto atteggiamento: quello di un titolo che ormai ha molti anni sul groppone e, in generale, che fa di tutto per essere quasi un’esagerazione del genere narrativo della spy story. XIII Remake sembra infatti voler essere sopra le righe in tutto, portando al giocatore un’esperienza esagerata e caciarona, dove persino la storia stessa esalta volutamente i classici temi del genere.
Quindi, come si gioca a XIII Remake?
La struttura di XIII Remake è quella di un classico sparatutto lineare, che basa tutto il suo gameplay su una continua serie di sparatorie, alternate a brevi sezioni stealth e a piccole meccaniche introdotte poco alla volta nei livelli. In poche parole, siamo davanti a un gioco diviso per livelli, con una narrazione di sfondo che avanza con scene scriptate e brevissimi dialoghi.
Ogni missione di XIII Remake ci vede quindi avanzare per livelli sempre diversi, con situazioni abbastanza varie tra loro, dove però il fulcro del gameplay resta sempre a comunque quello delle sparatorie con i nemici, sempre presenti in grandissima quantità. Ci sono poi occasionali oggetti da raccogliere, come chiavi o tessere elettroniche necessarie per proseguire e spesso ottenibili dopo un salutare scontro a fuoco.
Ciò che caratterizza l’esperienza, però, è una costante tensione verso l’esagerazione e la “stilosità”: le animazioni di ricarica sono enfatizzate, elicotteri ci esplodono davanti e compiere azioni particolari fa apparire delle vere e proprie vignette su schermo dove si può vedere tutto nel dettaglio. Sparare un cecchino su un tetto, per esempio, fa apparire un finestra dove viene mostrato mentre cade, con tanto di onomatopea gigante accanto.
Tutto questo, però, viene inevitabilmente “rovinato” da meccaniche e interazioni fin troppo limitate che, se all’epoca potevano sembrare esaltanti, oggi risultano macchinose a un pubblico abituato a titoli a ben altra fluidità generale. Troviamo per esempio NPC che devono aprire le porte per farci proseguire, spezzando però il ritmo dell’azione con la loro lentezza. Si aggiungono interazioni senza animazioni – come rompere le grate o arrampicarsi su una scala a pioli – e meccaniche come quella del rampino che restano lente e macchinose.
XIII Remake cerca quindi di restare fedele all’originale, come giusto che sia, ma senza riuscire a svecchiare quegli elementi che lo rendevano ormai troppo lento e poco esaltante per gli standard dei titoli action odierni. Questi piccoli dettagli si dimostrano invece importanti in un videogioco che appartiene a un genere dove la fluidità dell’azione è centrale.
Questa situazione, che comunque sarebbe accettabile da un appassionato di retrogaming (eh si, il gioco originale è del 2003!) viene però peggiorata da diversi problemi tecnici, i quali contribuiscono a rendere l’esperienza ancora meno interessante. Tanto per cominciare, l’IA ha vistosi problemi: tra nemici che improvvisamente ci perdono di vista, altri che improvvisamente ci vedono anche da lontanissimo, soldati che restano perfettamente sereni quando il loro compagno viene ucciso e una generale mancanza di mira, la situazione non è delle migliori. Si aggiungono gli alleati che spesso sono praticamente immobili per tutto il tempo.
Come se ciò non bastasse, la qualità del gameplay viene ulteriormente abbassata da nemici che si incastrano nello scenario, interazioni che a volte non funzionano (come accade spesso alle neutralizzazioni silenziose), colpi che non vanno a segno pur avendo il bersaglio nel mirino e piccoli problemi come il clipping degli oggetti durante alcune animazioni.
XIII Remake è quindi un titolo sufficiente, soprattutto per gli appassionati di retrogaming, ma comunque decisamente da rifinire prima di diventare accettabile. Il difetto più vistoso è proprio quello dell’IA deficitaria, a cui consegue una generale ripetitività del gameplay e una mancanza di sfida che sfocia ben presto nella noia. Di fatto, questo difetto non è giustificabile nemmeno considerando la natura retrò del titolo, ma si dimostra invece un grande limite dell’esperienza.
Vale poi la pena spendere qualche parola sul multigiocatore di XIII Remake. Questo si presenta come una semplice modalità accessoria, sicuramente apprezzabile, ma comunque poco sviluppata. Le brevi partite si basano infatti sul semplice gunplay, senza nessuna meccanica aggiuntiva che possa dare profondità alla formula. Detto in altre parole, il gioco si limita a gettare i giocatori in mappe poco estese, con armi ed equipaggiamento sparso nello scenario.
In puro stile da arena shooter, ogni giocatore deve raccogliere armi nello scenario, che spawnano a intervalli regolari, per poi cercare gli altri giocatori e ucciderli. In tutto questo, però, ci troviamo davanti a mappe dal design discutibile, a cui si aggiunge la ripetitività di fondo conseguente una formula multiplayer chiaramente poco curata. In pratica, una modalità bella ma non bellissima.
Un fumetto in movimento
Il comparto tecnico di XIII Remake si dimostra altrettanto discutibile. Il gioco mostra infatti modelli poligonali poco elaborati, ambienti spogli e animazioni da rivedere. Sono invece migliori i modelli delle armi e le animazioni del protagonista. Purtroppo, però, il vero problema del comparto tecnico sono i continui cali di FPS durante le sparatorie e i fenomeni di clipping degli oggetti (come il caricatore della pistola durante la ricarica).
Tutto questo viene solo in parte risollevato da un ottimo comparto artistico, che risulta migliore rispetto alla prima versione di XIII Remake. Ora siamo infatti davanti a un vero e proprio fumetto in movimento, grazie a uno stile in cell shading che combinato con le vignette dona al titolo un’identità tutta sua.
Infine, il comparto sonoro è altalenante, con musiche sempre adatte alle occasioni, affiancate però da un doppiaggio discutibile – soprattutto quello dei nemici – e bug audio dove le voci, il rumore dei colpi esplosi e persino la musica sembrano sparire per brevi istanti, per poi tornare. Insomma, siamo davanti alla stessa situazione che caratterizza il resto della produzione.