Xuan Yuan Sword 7 fa parte di quelle serie di giochi tristemente dimenticati dal mondo videoludico per diversi motivi. In questo caso, siamo davanti a una saga difficile da reperire nel mercato occidentale e, di conseguenza, rimasta parecchio in sordina persino per gli appassionati più attenti.
Parliamo quindi di una saga dedicata a un pubblico orientale, che difficilmente poteva essere reperita e giocata sui nostri lidi. Potremmo quasi vedere l’arrivo di Xuan Yuan Sword 7 come un banco di prova, che mostrerà quanto un pubblico occidentale possa apprezzare un titolo del genere. Per fortuna, infatti, questo settimo capitolo presenta una trama standalone, staccata dal resto degli altri capitoli.
Siamo infatti di fronte a un’esperienza soddisfacente e appagante che, nonostante le mancanze tecniche, è in grado di regalare agli appassionati di GDR diverse ore di divertimento. Vediamo insieme se vale la pena andare in questa versione fantasy dell’antica Cina.
Un medioevo tra mostri e magie
La trama di Xuan Yuan Sword 7 narra delle peripezie di un giovane, Taishi Zhao, costretto a scappare dalla sua stessa dimora quando da bambino: dei soldati sconosciuti hanno fatto irruzione nella casa di famiglia, uccidendo tutti e bruciando gli edifici. Il ragazzo si trova quindi allo sbando, costretto a badare alla sorella più piccola, gravemente malata fin da piccola.
Crescendo, i due si trovano a vivere in una casetta isolata dai villaggi vicini, grazie al protagonista, che nel tempo è diventato un abile cacciatore. Questa pace viene però interrotta da strani fenomeni, che spingono i mostri a scendere a valle, distruggendo tutto ciò che incontrano.
Proprio nella colluttazione tra l’esercito locale e una di queste creature, la sorella del protagonista rimane ferita gravemente e, nel tentativo di salvarla, il ragazzo è costretto a utilizzare i poteri di una misteriosa pergamena, attirando le attenzioni del comandante a capo del plotone.
Per salvare la sorella in fin di vita, Taishi accetta di aiutare uno spirito, che in cambio salverà la vita della ragazza. Da questa breve ricerca inizia un viaggio lungo e complesso, che porterà i due protagonisti a conoscere nuovi personaggi, a incontrare vecchie conoscenze e a tastare con mano la pessima situazione in cui riversa il mondo.
I mostri stanno infatti scendendo dalle montagne, una guerra imperversa e delle misteriose fiamme blu accompagnano la devastazione di molti luoghi.
Xuan Yuan Sword 7 presenta una storia progressivamente più complessa ed epica, raccontata attraverso un comparto narrativo di tutto rispetto, che vanta cut scene dal taglio cinematrografico davvero ben realizzate, dialoghi interessanti e personaggi ben approfonditi.
In varie occasioni vediamo i comprimari interagire in modo realistico, svelando poco alla volta frammenti del loro passato, emozioni e speranze. Questo, unito a molti momenti memorabili, rendono la parte narrativa davvero ricca. Purtroppo, però, c’è anche un grosso difetto che fa da contrappeso.
Se da una parte i dialoghi tra i personaggi sono realistici e interessanti, dall’altra parte vediamo delle spiegazioni troppo frettolose dei vari avvenimenti politici che riguardano il mondo. Capita spesso di non capire come siano divise le fazioni o cosa stia succedendo.
Nel complesso, però, il mondo di gioco è ricco e appassionante, grazie a un’atmosfera davvero ben costruita e a una lore affascinante, svelata poco alla volta attraverso i brevi dialoghi intorno al fuoco, le interazioni durante l’esplorazione e i vari fatti dell’intreccio. Se il mondo orientale ti affascina, Xuan Yuan Sword 7 non ti deluderà, da questo punto di vista.
Cappa e spada
Il gameplay di Xuan Yuan Sword 7 è quello di un GDR action vecchia scuola, che propone un’esplorazione pregna di combattimenti, alternata da brevi visite a piccoli villaggi. Il titolo è strutturato in un loop molto evidente, dove per gran parte del tempo si combatte. I luoghi stessi, di fatto, si mantengono sempre molto lineari, offrendo ben poco oltre gli scrontri con i nemici.
E’ chiaro, quindi, che il sistema di combattimento riveste un ruolo centrale nell’esperienza. Fortunatamente, è davvero interessante, pur non riuscendo a eccellere per alcune mancanze tecniche che ne riducono drasticamente la qualità.
Negli scontri abbiamo a disposizione una combo leggera, due schivate (un dash e una capriola) e una parata. A questo si aggiunge una combo pesante, che viene influenzata dallo stile di combattimento scelto: dal menù è possibile selezionare diversi tipi di arti marziali, ognuna con effetti propri, adatti a determinate occasioni.
La prima combo pesante, ad esempio, si concentra sui colpi a mani nude e sullo stordimento dei nemici. Proseguendo nel gioco, però, sbloccheremo attacchi AoE, colpi con un’onda d’urto e molto altro.
Queste arti, poi, saliranno di livello con l’utilizzo, sbloccando nuovi combo più lunghe, attacchi in schivata e persino una sorta di ultimate da poter utilizzare dopo un lungo cooldown.
Tutto questo, però, deve rapportarsi con l’intramontabile barra della stamina. Ogni attacco, schivata e parata consuma infatti un frammento di stamina ed è quindi necessario gestire molto bene le proprie offensive. La combo leggera, ad esempio, è meno efficace delle arti marziali, ma consuma anche meno stamina.
Il sistema di combattimento, però, viene rovinato da uno sbilanciamento generale della difficoltà. A livello normale, infatti, il consumo di stamina è praticamente nullo, distruggendo tutta la profondità tattica degli scontri. Al contrario, però, in modalità difficile diventa tutto più interessante ma, purtroppo, emergono altre magagne tecniche.
Per combattere in modo agevole è infatti necessario sfruttare il sistema di lock on. Purtroppo, però, questo non si limita a centrare la visuale su un nemico, ma abbassa anche l’inquadratura, rendendo quasi impossibile tenere d’occhio i dintorni. Questo, duranti alcuni scontri, dà vita a situazioni frustranti e, in generale, peggiora di molto i combattimenti contro gruppi di nemici.
Non solo: il lock on non corrisponde anche alla direzione verso cui punta il nostro personaggio. Questo, in soldoni, si traduce in alcuni colpi che vengono dati a vuoto e addirittura in tecniche speciali lanciate in direzioni opposte a quella del nemico. Se a difficoltà bassa questo non è un problema, salendo con i vari livelli la situazione peggiora notevolmente. Come accennato, però, gli scontri trovano il loro bilanciamento ideale, proprio in quest’ultimo caso.
In ogni caso, Xuan Yuan Sword 7 non si ferma qui. Durante i combattimenti è infatti possibile sfruttare i poteri mistici della pergamena posseduta dal protagonista. Questi consentono di creare una piccola zona dove imprigionare e catturare i mostri (per raccoglierne i materiali) in fin di vita e, dopo un lungo cooldown, di rallentare il tempo per un breve periodo.
A questo si aggiunge poi l’aiuto dei compagni incontrati durante il viaggio, che danno il loro contributo con i normali attacchi e con specifiche abilità attive utilizzabili a comando.
Il quadro completo è quindi decisamente interessante, date le tante opzioni in mano al giocatore, affiancate da una discreta varietà di nemici. Peccato solo per un inizio davvero troppo lento e per la ripetitività generale data da un loop di gameplay troppo evidente.
Piccoli ritocchi qua e là
Come ogni GDR che si rispetti, Xuan Yuan Sword 7 permette di potenziare e personalizzare il nostro protagonista e i membri del gruppo. Questa progressione è divisa in sistemi diversi e, per certi versi, inconsueti.
Tanto per cominciare troviamo un menù che raccoglie le già citate arti marziali, le quali possono essere potenziate semplicemente con l’uso e selezionate a piacimento in base alle nostre preferenze. Di fatto, è possibile utilizzarne due alla volta, quindi è importante scegliere bene.
Buona parte dell’aumento di statistiche e della progressione ruolistica, però, è affidata a un complesso sistema di crafting. Da un apposito menù è infatti possibile accedere al potenziamento di armi e armature, nonché alla costruzione di talismani che donano abilità o caratteristiche ben precise.
Il potenziamento dell’equipaggiamento passa semplicemente da un classico sistema di raccolta, dove si reperiscono i materiali da utilizzare per migliorare le statistiche.
La creazione dei talismani inizia invece dai materiali raccolti durante i combattimenti, imprigionando i mostri con la tecnica già citata. I materiali raccolti in questo modo possono infatti essere combinati con tutte le altre risorse, portando alla creazione di talismani equipaggiabili che influenzano statistiche come la difesa e l’attacco, ma possono addirittura permettere di attivare abilità in condizioni specifiche.
Tutto questo non si applica solo al nostro protagonista ma, in misura minore, anche ai compagni che ci seguono nell’avventura. Ancora una volta, però, torna l’incredibile sbilanciamento di difficoltà: a livello normale, non si sente la necessità di sfruttare queste meccaniche, che invece diventano rilevanti solo da difficile in poi.
Nel complesso, quindi, Xuan Yuan Sword 7 presenta un ottimo gameplay, profondo e interessante sotto diversi punti di vista, ma minato da uno sbilanciamento fin troppo evidente ai livelli di difficoltà più bassi. Salendo di difficoltà, invece, i problemi alla telecamera e al sistema di controllo rendono alcune situazioni ingiustamente frustranti, rovinando l’esperienza generale. Si aggiunge poi una linearità eccessiva, che mortifica l’esplorazione degli scenari.
Vale quindi la pena farci un pensiero? Se ti piacciono i GDR molto incentrati sull’azione, ma hai già giocato i maggiori esponenti del genere – o semplicemente vuoi provare qualcosa di diverso – allora facci un pensierino. Ti troverai davanti a un’esperienza divertente, seppur minata da difetti non trascurabili.
Luci e ombre di Xuan Yuan Sword 7
Il comparto tecnico di Xuan Yuan Sword 7 è altalenante. Da una parte troviamo infatti scenari spogli e privi di dettagli, talvolta addirittura con texture sgranate. Dall’altra parte troviamo dei modelli convincenti e ben realizzati, con abiti pieni di dettagli ed espressioni facciali accettabili.
Le animazioni, allo stesso modo, oscillano continuamente tra alcune convincenti, affiancate da altre decisamente legnose.
La linearità degli scenari, poi, è spesso ottenuta con fastidiose barriere invisibili, che rompono l’immersione in modo inevitabile. Anche il level design in alcuni punti diventa davvero poco credibile, con formazioni rocciose comodamente modellate per formare corridoi poco plausibili o con sezioni platform dove i salti tra i vari appigli sono fin troppo estesi.
Il comparto artistico è invece eccellente. Vediamo infatti una Cina medioevale ottenuta combinando sapientemente elementi realistici con altri tipicamente fantasy. Tanti piccoli dettagli, dalla palette di colori, alla scelta dei vestiti, passando per gli scenari, creano un mondo vivo, credibile e davvero affascinante.
Menzione d’onore va fatta anche al design delle creature, che richiamano alcuni mostri del folklore orientale e, soprattutto con i boss, raggiunge vette estetiche davvero invidiabili.