La serie di Yakuza (Like a Dragon) approda sulla console ibrida di Nintendo proprio con il primo capitolo (tra i pubblicati, per lo meno, perché per dovere di trama saremmo dovuti partire da Yakuza 0): Yakuza Kiwami è quindi il primissimo approccio della serie ad arrivare su Nintendo Switch, ora che la console si trova di fatto alle sue battute finali e che iniziano i lavori per il suo successore.
Questo insolito porting sarà riuscito nell’impresa di portare Kiwami, remake del primissimo capitolo della serie per ordine di pubblicazione, sulla piccola ma malleabile console di casa Nintendo? In questa recensione ci concentriamo proprio su questo aspetto.
Il caro vecchio Yakuza Kiwami
Ci soffermiamo solo brevemente sulla trama, i personaggi e le atmosfere di questo pilastro dell’epoca PlayStation 2: Kiwami è e resta un titolo straordinariamente solido, sostenuto da una trama capace di spaziare, da personaggi memorabili, da un’ambientazione urbana ancora oggi eccellente. Nulla da rimproverare, ancora una volta, sotto questo punto di vista.
Riprendiamo il controllo di Kazuma Kiryu, membro di una rispettosa famiglia della mafia giapponese, che deciderà di sacrificare 10 anni della sua vita prendendosi la responsabilità di un crimine compiuto dall’amico Akira Nishikiyama. Al termine della reclusione, Kiryu torna nel suo quartiere e lo scopre cambiato profondamente: inoltre, una nuova serie di misteriosi casi lo terranno impegnato tra polizia, vecchie amicizie e guerre tra clan in una storia che può accompagnarci per oltre 50 ore di gioco.
Anche sul piccolo schermo di Nintendo Switch, il titolo restituisce al giocatore lo sconforto e la maestosità della città che convivono all’interno del palco scenico dell’opera: Kamurocho, l’immaginario quartiere a luci rosse di Tokyo.
Lo stile artistico del titolo, sorprendentemente, non è stato drasticamente abbassato da un punto di vista qualitativo per questa versione portatile: i riflessi, le luci e le sfumature emergono in maniera chiara e con una qualità che raramente abbiamo riscontrato su Nintendo Switch. Questa manovra, però, è costata più di quanto ci aspettassimo.
Un fattore da non sottovalutare
Proprio questa pesantezza dal punto di vista tecnico porta il titolo ad avere più di qualche problema sul lato della godibilità: al fronte di una resa grafica veramente impressionante per il tipo di piattaforma alla quale ci stiamo riferendo, dobbiamo tenere conto del fatto che il titolo, naturalmente, soffra di importanti rallentamenti nel corso dei gameplay. Muoversi all’interno dei vicoli o distanze piene di persone comporterà necessariamente dei rallentamenti importanti.
La scelta del team di sviluppo è stata quindi quella di limitare (ma non sacrificare drasticamente, intendiamoci) la giocabilità al fronte di una migliore resa sul piano artistico: una scelta che, non nascondiamo, facciamo fatica a comprendere.
Il fascino della guerra di strada
Concentrandoci sugli aspetti relativi al gameplay, non possiamo ovviamente non fare riferimento alle fasi di combattimento: sorprendentemente, i comandi su Switch risultano piuttosto comodi, portando il combattimento ad essere più fluido di quanto ci saremmo aspettati.
Il titolo rispecchia anche in questa nuova soluzione la sua anima da “picchiaduro da strada”, risultando essere comodo da giocare sia in versione portatile sia in versione docked, seppur con la già citata presenza di rallentamenti che, attaccando la console alla TV, fanno inoltre affiorare le approssimazioni tecniche alle quali, comunque, si è dovuti venire incontro per rendere possibile il porting. In generale, però, dobbiamo apprezzare il modo in cui gli sviluppatori hanno gestito gli spazi su schermo.
La delicata questione linguistica
L’ultimo punto sul quale vogliamo soffermarci riguardo questo complesso porting riguarda strettamente un aspetto che, in verità, questo titolo si porta dietro da ben 18 anni: la questione della traduzione.
Intendiamoci: nessuno si aspetta di vedere Kiryu Kazuma parlare in inglese o addirittura in italiano, sarebbe poco fattibile, credibile e decisamente poco gradevole, ma, da qui al 2006, ci rendiamo conto del fatto che non vi è ancora l’intenzione, da parte degli sviluppatori, di realizzare una traduzione dei testi nella nostra lingua.