Sviluppato da Atari in sinergia con WayForward e pubblicato da Atari, Yars Rising è un progetto ambizioso e uno dei nuovi titoli dell’universo Atari che va a ripescare un classico degli anni ‘80 offrendogli sia un restyling che un’intera nuova struttura ludica portandolo da arcade nudo e crudo a diventare un metroidvania con una struttura elementare ma non banale. Noi abbiamo vissuto le avventure di Emi Kimura su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione!
Yars Rising gli anni 80’ incontrano il presente
Prima di parlare di Yars Rising è bene parlare di Yars o meglio, di Yars’ Revenge. Titolo sviluppato nel 1981 da Howard Scott Warshaw, si tratta di uno dei migliori giochi dell’Atari 2600, un titolo arcade che prende la formula di Space Invaders e la rimodella in sfide pixellose. Ma non solo, Yars’ Revenge aveva diverse particolarità e non solo ludico, ma anche narrative. Il titolo, infatti, era accompagnato oltre che dalla cartuccia da un piccolo fumetto che fungeva da componente narrativa dell’avventura, giustificando le nostre azioni.
Per farla breve, abbiamo lo Yar, un essere insettoide alieno, nonché protagonista, che vuole vendicare la distruzione del suo paese per opera dei Qotile, crudeli nemici interplanetari. Tale percorso di vendetta, ci vedrà impegnati proprio contro gli ostili e tecnologicamente avanzati Qotile. Eppure, seppur insettoidi, siamo in grado di causare non pochi danni sia sparando proiettili, sia rosicchiando le barriere energetiche che difendono il nemico di turno.
Nemico che è in grado di trasformarsi anche in Swirl, una sorta di stella ninja (o svastica che dir si voglia) rotante e potenzialmente letale e che dobbiamo schivare onde evitare la peggio. Ma perché abbiamo speso questi paragrafi per parlare di una storia del passato? Perché il lavoro di ammodernamento e riadattamento di questa narrazione in chiave moderna ad opera dei WayForward è degno di attenzione e lode.
Yars oggi
Yars Rising cambia quasi tutte le carte in tavola ma gli elementi di Yars’ Revenge sono accuratamente infilati sia nella narrazione, sia nel gameplay, tutti traslati in chiave moderna e attuale. Prima di tutto, ora impersoniamo una giovane hacker, tale Emi Kimura, che è stata assunta per infiltrarsi nella società QoTech (notare i nomi) per svelarne i segreti.
La società, infatti, non è quello che mostra all’apparenza ma all’interno del suo sontuoso e tecnologicamente avanzato palazzo, svolge diverse tipologie di ricerche. Ricerche in cui, inevitabilmente, la giovane Emi andrà a scontrarsi. Ma in Yars Rising non c’è solo una sorta di complotto fantascientifico con tanto di personaggi più o meno stereotipati, c’è anche un sorprendente legame della protagonista con una lontana razza aliena. Un legame che le porta ad avere stravaganti poteri (come sparare dalle mani).
In più, la stessa Emi utilizza un buffo insetto come mezzo/avatar per bypassare e hackerare i sistemi digitali. Insetto che richiama ovviamente il titolo originario di casa Atari. Come avrei già intuito dal solo incipit, Yars Rising è un omaggio oltre che reboot di un titolo che ha fatto la storia dell’Atari nonostante sia tra i meno conosciuti e rumorosi delle sale arcade dell’epoca. Ma è anche un’opera attuale che infarcisce la narrazione di eventi più o meno telefonati e mai profondamente sorprendenti.
A conti fatti, abbiamo tra le mani una storia perfettamente godibile, lineare e forte di un umorismo leggero e mai volgare. La protagonista è colei che spicca fra tutti, molto più dei comprimari in contatto telefonico con lei e che abbondano di cliché (dal belloccio alla ragazza “gnègnè”). Ed è sempre Emi a regalarci più di un sorriso grazie a pensieri, monologhi o battute spontanee e in parte fuori controllo. Insomma, un gradevolissimo alter ego virtuale per una storia che si lascia giocare dall’inizio fino alla fine.
Un metroidvania fuso a un arcade classico
E se la storia funziona, il merito è anche di un mix di gameplay che in Yars Rising trova una strana armonia nonostante qualche lieve incertezza. Prima di tutto, parliamo di un action platform in 2.5D a scorrimento orizzontale con fasi stealth. A questi si sommano minilivelli (o minigiochi) interamente ispirati a Yars’ Revenge. A conti fatti, il titolo diventa il vecchio classico quando Emi è chiamata ad hackerare un sistema e nel gioco lo dovrai fare abbastanza spesso.
Per sommi capi, l’esperienza di Yars Rising è riassumibile nell’esplorare l’ambiente, quasi sempre lineare con biforcazioni inizialmente non utilizzabili (e quindi in stile soft Metroidvania), sconfiggere eventuali minion, sopravvivere a fasi stealth dove i nemici sono invulnerabili, scovare apparecchi da hackerare per sbloccare upgrade o aprire passaggi e proseguire in questo modo fino all’inevitabile boss.
Gli enigmi ambientali vengono quindi in gran parte sostituiti dalle fasi di hackeraggio che provano a bilanciare l’esperienza che di suo diventa abbastanza ciclica, variando al variare degli upgrade di Emi. A salvare il titolo dalla monotonia è quindi l’anima da Metroidvania che permette di aggiungere nuove abilità tecnologiche/fantascientifiche/aliene alla nostra eroina, svelando passaggi e guidandoci alla raccolta di potenziamenti di vario genere (da selezionare e posizionare in appositi slot composti da quadrati).
Un arcade che funziona ancora
L’hackeraggio e quindi i momenti alla Yars’ Revenge non sono da sottovalutare, anzi, ironicamente, è la parte più “vecchia”, quella ancorata agli arcade, a rendere questo Metroidvania più fresco e unico, grazia a un astuto cambio di regole di gioco. Ogni volta che dovrai hackerare, infatti, si presenterà sì un livello di Yars’ Revenge ma le regole di esecuzione e la composizione del livello stesso mutano da apparecchio ad apparecchio.
Alcune volte dovrai sparare, altre rosicchiare scudi, in alcuni avrai modo di incrociare entrambe le abilità. In altre occasioni il nemico sarà immobile o mobile e nelle fasi più avanzate saranno presenti proiettili a ricerca, nemici reattivi e tanto altro. Ci saranno anche hackeraggi a più livelli (spesso durante i boss) dove dovrai superare più sfide in stile Yars. E sono sfide che possono diventare anche frustranti, chiedendo prontezza e ottimi riflessi in un lasso di tempo molto breve.
Considera che se sbagli un hackeraggio, non solo dovrai ripeterlo, ma Emi subirà un lieve danno di energia vitale. Energia che potrà recuperare eliminando i minion o distruggendo elementi ambientali. E parlando dell’ambiente, le location sono l’aspetto più debole del titolo, risultando fin troppo anonime e poco ispirate, piene di elementi riciclati e da un level design fin troppo scontato e prevedibile, seppur smezzato dalle varie fasi di gioco.
Per concludere, tra queste va citata la fase stealth, ossia delle sessioni dove dovrai evitare di incappare in alcuni nemici, sfruttando piattaforme, porte su sfondo o piccoli cunicoli in cui accovacciarsi. Un qualcosa di molto classico e decisamente già visto in altri titoli.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando Yars Rising riesce a plasmare una nuova duplice identità. Da una parte preserva il passato, mostrando il mondo dove hackerare in piena linea col titolo degli anni ‘80, dall’altro mostra la realtà di Emi in chiave contemporena/futuristica, infarcendola di colori, slang, dialoghi che vogliono parlare un po’ a tutti ma che strizza l’occhio ai nativi digitali. Il tutto funziona salvo, ancora una volta, per le location, abbastanza ripetitive e che meritavano più creatività.
Il sonoro è di buon livello, con un gradevole doppiaggio in lingua inglese e un gran numero di tracce audio che andranno a irrompere anche durante i vari livelli, rendendo il tutto ancora più gradevole e coerente (la protagonista porta degli auricolari senza fili ed è tipa che ascolta la musica quasi h24). Infine, da segnalare la graditissima presenza dei sottotitoli in lingua italiana.