Per i più “grandi” fra i lettori, sicuramente rievocare la sensazione di sedersi di fronte alla prima console mai posseduta (prima dell’avvento del colosso Sony che ha cambiato la vita di tutti, certo) è un vero e proprio viaggio nel tempo. Lo schermo piccolo, ancora col tubo catodico, un controller con pochi tasti, ancora connesso col filo ad un sistema di dimensioni di certo ridotte ma dal potenziale (almeno se alimentato dalla fantasia del giocatore) infinito. Per chi di noi ha avuto modo di vivere questo momento, tutte queste sensazioni sono ricordi vividi di un momento in cui ancora l’esplosione commerciale dell’industria videoludica era ancora agli albori. Per i nostalgici di quell’epoca, ci sono ancora oggi delle produzioni che chiameremmo ormai “retro” e che, comunque, in molti casi riescono a restituire quella sensazione, sebbene i tempi siano ovviamente cambiati rispetto a più di 20 anni fa.
YesterMorrow, sviluppato da Bitmap Galaxy. si inserisce in questo filone di esperienze videoludiche e, fin dalle prime battute aspira ad essere un platform 2D molto ispirato sia dal punto di vista tecnico che da quello più strettamente artistico. Il problema però è evidente quasi da subito: creare tutte queste aspettative nel giocatore, soprattutto sviluppando un gioco che fa parte del filone del cosiddetto retrogaming, può essere molto pericoloso, specie quando una buona parte di queste promesse non vengono mantenute, nei fatti. Ma procediamo con ordine.
Una storia semplice ma di grande impatto
La storia (che, almeno per chi scrive, rappresenta il punto di maggiore forza dell’intera produzione) è relativamente semplice, ma accattivante.
Haro ed Hui sono due sorelle che vivono con la madre e col padre in quello che ha tutte le sembianze di essere un paese del Giappone (anche se questo dettaglio è inferito da chi scrive). All’inizio della storia siamo guidati durante una festa del paese: è un momento pacifico, di festa, in cui possiamo parlare con gli abitanti del villaggio (e familiarizzare con i semplici comandi). Ad un tratto, però, nel bel mezzo della festa irrompono delle presenze oscure a guastarla. Esse hanno la forma di una palla circondata da un’aura viola che attacca chiunque gli si trovi a portata di tiro, compresa la protagonista, Hui. In realtà, tutto questo primo momento di confusione si rivela come una specie di incubo da parte della protagonista che, una volta uscita di casa, tuttavia, si ritrova nel bel mezzo della concretizzazione del suo brutto sogno. Da lì inizia la storia che la condurrà al tentativo di salvare il suo piccolo mondo dalla distruzione.
Un gameplay classico (forse troppo)
In generale, YesterMorrow si configura come un classico platform a scorrimento in cui l’obiettivo del giocatore è quello di muoversi all’interno dei quadri, saltando fra una piattaforma e l’altra, e combattendo con i nemici con modalità che molto da vicino ricordano quelle dei primissimi platform usciti alla fine degli Anni ’80, le quali hanno decretato il grande successo delle prime console domestiche. Si dovrà quindi saltare sui nemici, evitarli e muoversi con tempismo cercando di evitare il game-over all’insegna del più classico sistema di trial and error…con tutto ciò che ne consegue. In un mondo videoludico come quello odierno, in cui le possibilità di esplorazione dell’ambiente e di interazione con lo stesso date al giocatore sono moltissime, trovarsi di fronte a giochi così fortemente imperniati sul sistema trial and error potrebbe non essere un’esperienza particolarmente piacevole per i più.
Complice un buon sistema di controllo – che fa comunque riferimento ad un parco movimenti piuttosto piccolo, invero – YesterMorrow è un titolo facilmente giocabile senza grosse difficoltà ma, diversamente da altre avventure dello stesso genere uscite negli ultimi tempi, diventa dopo poco un po’ ripetitivo, proponendo sempre le stesse meccaniche di gameplay e, complice il già citato trial and error, anche, a tratti, un po’ frustrante.
Nostalgia canaglia (in tutti i sensi)
Graficamente parlando, YesterMorrow è un’esperienza percettivamente gradevole, nel complesso. La tavolozza dei colori ben riesce a comunicare gli stati d’animo della protagonista e il feeling generale del gioco attraverso un uso sapiente dell’illuminazione e delle sfumature. Un ottimo lavoro, certo, improntato sia a rendere il gioco piacevole, sia a restituire quel senso di nostalgia che tanto permea tutta la produzione e che, ai tempi, decretò il successo del suo genere. Ai tempi, appunto. Per quanto curato, per quanto sia, in un certo senso, anche una piccola “chicca” nel panorama videoludico attuale, YesterMorrow non sfrutta certamente appieno le potenzialità delle console su cui si trova a girare.
Ripetiamolo: non certo si gioca un platform a scorrimento di questo genere perché si cerca il dettaglio grafico curatissimo ma, in confronto ad altre produzioni dello stesso genere (come il recente Macrotis), YesterMorrow non brilla certo per cura del dettaglio grafico.
Il comparto sonoro è buono ed accompagna ogni passo dell’avventura in modo piacevole, senza mai risultare monotono o fastidioso (che è spesso il grande difetto di cui soffrono i giochi di questo genere). Purtroppo, poco spazio è stato riservato agli effetti sonori che, tuttavia, sarebbero potuti risultare assai graditi vista la semplicità dell’assetto grafico e, addirittura, l’assenza di dialoghi parlati con la necessità di leggere i classici “quadri” a schermo con le linee di dialogo fra i personaggi.
In conclusione, YesterMorrow si presenta un po’ come una specie di grande “occasione mancata”. Del resto, le premesse c’erano tutte: una buona trama, delle buone idee di fondo e, soprattutto, la voglia di cavalcare la nostalgia di un genere che è rimasto nel cuore di moltissimi videogiocatori. Tuttavia, la cura riposta nel dettaglio a volte non è stata la migliore possibile e, alla fine dei conti, al giocatore rimane un po’ l’amaro in bocca per aver giocato qualcosa che, dalle premesse, sembrava una storia epica e che, alla fine, sembra invece un’avventura a cui la sua stessa natura ha tarpato le ali.
Comunque consigliato a tutti gli amanti del genere, YesterMorrow rimane un gioco in cui vale comunque la pena di provare a immergersi, anche solo per respirarne l’atmosfera retro.