Il 1999, un ragazzo appena laureato che torna nella sua cittadina natale e una giovane donna che sparisce in un ascensore. Queste le premesse che stanno dietro al titolo indie YIIK: A Postmodern RPG (che da ora chiameremo semplicemente YIIK), sviluppato da Ackk Studios e pubblicato da Ysbryd Games. L’abbiamo provato su PlayStation 4, a poche ore dalla sua uscita su console.
La storia è presto detta: Alex Eggleston, neolaureato al college, torna nella sua cittadina natale, trovandosi a dover affrontare la sua nuova condizione di adulto. Mentre rincorre un gatto che gli ha rubato la lista della spesa (!!!), incontra una strana ragazza che poco dopo sparisce dentro ad un ascensore in circostanze assolutamente sovrannaturali. Alex e i compagni di viaggio che troverà lungo il cammino dovranno quindi risolvere il mistero della “ragazza scomparsa nell’ascensore”.
Grafica 3D piena di colori, ma forse sono un po’ troppi
Già dal menù ci accorgiamo che YIIK non sarà un gioco basato su ombre e fievoli luci. I colori sono molto saturati e, appena il gioco inizia e si apre un’ampia visuale sulla città, il verde degli alberi specialmente colpisce il nervo ottico come un pugno. Poco dopo ci si abitua, ad ogni modo, anche se rimane la fastidiosa sensazione che manchino le ombreggiature, cosa che rende tutto quanto troppo piatto e accecante.
Il 3D è reso tutto sommato bene, anche se pure sotto questo aspetto si ha un po’ di effetto piatto mentre ci si sposta nei vari scenari di gioco, dando spesso la sensazione che il 3D sia stato applicato a posteriori ad un 2D di base.
Intendiamoci, queste cose sono assolutamente volute. Sono molti gli aspetti volutamente esagerati all’interno di YIIK, seguendo una ben precisa scelta stilistica.
Anche la colonna sonora segue molto la tendenza degli anni ’90, in uno stile molto retrò ma tutto sommato piacevole e poco invadente, fatto salvo per uno o due pezzi che hanno delle dissonanze un po’ fastidiose.
Combatteremo con vinili, fotografie e panda armati
Appena preso il controllo del nostro Alex, ci siamo ritrovati un po’ persi. Senza nessuna indicazione abbiamo dovuto trovare casa nostra, impresa che ha richiesto ben più di un minuto, e una volta lì ci sono voluti altri minuti per capire cos’avremmo dovuto fare, e così via. Per la prima mezzora di gioco sono mancati totalmente degli aiuti per potersi orientare. Parlando con gli abitanti siamo venuti a conoscenza di un tizio con problemi di alcol, abbiamo incontrato un paio di paranoici e altri tipi strani, ma nessuno che ci indicasse dove fosse il supermercato (nostra prossima meta). Di conseguenza abbiamo vagato per la città sperando che accadesse qualcosa. Finalmente è successo, ad un certo punto, abbiamo incrociato un gatto. Ma avremmo potuto girovagare ancora parecchio se non avessimo preso per caso la strada giusta.
Non ci è voluto molto per iniziare il nostro primo combattimento. Le lotte sono a turni, in pieno stile JRPG, e ogni singolo attacco richiede delle azioni a tempo per poter creare delle combo. Alex, nella fattispecie, attacca facendo girare un vinile su un giradischi, e se premiamo X al momento giusto possiamo inanellare una combo di ben 6 colpi. La cosa che però ci ha lasciati perplessi è che se non si crea una combo il nemico eviterà l’attacco, non subendo danni. Questo costringe il giocatore a impiegare diversi secondi per caricare i suoi attacchi che, sommati a quelli dell’animazione successiva, fanno salire a circa quindici – venti secondi il tempo per ogni singola azione dei nostri personaggi. Anche la difesa richiede delle azioni da compiere per minimizzare o addirittura annullare il danno subito. Tutti questi fattori sommati tra loro rendono anche il più banale incontro random una questione di minuti, anziché di pochi secondi, trasformando il farming di punti esperienza in un vero e proprio stillicidio.
Ogni personaggio ha la propria arma che può variare dal vinile, a una macchina fotografica, un cartello, una tastiera e via dicendo, ognuno con la propria azione da compiere per creare combo e fare danni. A proposito di danni, siamo rimasti un po’ delusi nel constatare che il nostro protagonista è nettamente il più scarso del gruppo, arrivando a infliggere pochissimi danni anche dopo aver acquistato un’arma nuova e aumentato di molto il suo attacco. Non sappiamo se si tratta di un errore o se sia una cosa voluta dagli sviluppatori, ma presto abbiamo iniziato a saltare la sua fase d’attacco, preferendo risparmiare 20 preziosi secondi di vita piuttosto che infliggere un danno praticamente inutile.
Anche l’aumento di livello è stato complicato da gestire. Il protagonista di YIIK, infatti, non avanzerà automaticamente di livello una volta raggiunta una soglia di esperienza, ma lo farà attraverso una sorta di “dungeon mentale” in cui sceglieremo volta per volta quali caratteristiche aumentare. La spiegazione a riguardo, all’interno del gioco, è piuttosto misera e si limita a dirci “Vai nel dungeon e aumenta di livello”, tanto che lì per lì abbiamo pensato che fosse un luogo pieno di nemici dove poter farmare in maniera selvaggia. Per l’ennesima volta siamo stati noi a dover capire come funzionasse il procedimento di avanzamento di livello, e per l’ennesima volta non è stata una cosa molto immediata.
Concept molto bello, ma che si perde facilmente in citazioni, nozionismo e nostalgia
Il gioco in sé e per sé ha assolutamente quello che gli serve. Una storia intricata e avvincente, costruita bene nel suo svolgimento e con personaggi bizzarri che la tengono bene in piedi. Anche su questo fronte, però, abbiamo purtroppo trovato alcuni difetti che rendono il tutto leggermente pesante da sopportare.
Interi dialoghi con nozioni di filosofia accennati (e quasi mai spiegati fino in fondo) affossano l’attenzione verso ciò che accade, mentre una rottura della quarta parete quasi costante non riesce a trasportarci interamente nella vicenda, facendoci sempre vivere la storia con un certo distacco. Sicuramente non aiuta che il protagonista, in ogni dialogo, sfoderi una maglietta con la pubblicità del gioco di Ackk Studios attualmente in sviluppo, tanto per dirne una.
Il gioco, interamente ambientato nel 1999, strizza l’occhio a chi ha vissuto quegli anni. Il modem a 56k con il suo romantico suono durante la connessione, le cabine telefoniche, internet ai suoi albori… La nostalgia la fa da padrona, in YIIK, talmente tanto che spesso ci dimentichiamo di giocare un titolo sviluppato nel 2016. E se da una parte è piacevole reimmergersi nei tardi anni ’90, è anche frustrante rendersi conto che un titolo, che nel 1999 sarebbe stato all’avanguardia e geniale, sia stato sviluppato con vent’anni di ritardo, diventando di fatto un’occasione sprecata che fa leva solo sulla nostalgia e su qualche citazione nerd.
YIIK: A Postmodern RPG è disponibile in formato digitale su Steam, Nintendo Switch, PlayStation 4 e Xbox One. Per tutte le informazioni sugli sviluppatori e sui loro progetti vi invitiamo a visitare la pagina ufficiale di Ackk Studios.