Sviluppato da Ackk Studios e pubblicato da Ysbryd Games, YIIK I.V è un gioco di ruolo a turni che punta tutto sullo stile estetico surreale e perennemente sopra le righe, mixando e richiamando più titoli diversi (tra cui spicca ovviamente Persona) e azzardando anche con derive in altri generi videoludici. Noi abbiamo affrontato un allucinante viaggio su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto ad affrontare stranezze di ogni tipo?
YIIK I.V tra l’assurdo e il grottesco
YIIK I.V non è altro che YIIK: A Postmodern RPG o meglio, è la versione “definitiva” del titolo che va, di fatto, a sconvolgere gran parte di quello che non funzionava nel titolo originale. Per chi non lo sapesse, YIIK viene pubblicato nel 2019 ma viene flagellato e brutalmente massacrato a causa d una serie di innumerevoli problematiche tra cui spiccava un sistema di combattimento frustrante e ai limiti della sopportazione umana.
Con la versione I.V il combattimento è stato completamente cambiato ma non solo, gli sviluppatori hanno aggiunto intere cut-scene, rimodellato dialoghi, riscritto il finale e cercato di dare qualche linea narrativa in più per comprendere il caos assurdo che YIIK presenta a chi gli si avvicina. Fatta questa premessa andiamo a conoscere nel dettaglio di cosa parla l’opera di Ackk Studios.
Ironicamente… è quasi impossibile dare un senso logico e lineare a quanto YIIK I.V porta su schermo. Iniziamo l’avventura nei panni di una ragazza che si ritrova in un mondo indefinibile e che è alla disperata ricerca di suo fratello, così disperata da cedere il proprio nome. Si passa poi a vestire i panni di Alex, neolaureato che, tornando a casa, si ritrova un biglietto della madre: si tratta di una lista della spesa.
Prima di uscire di casa per eseguire le mansioni richieste, viene telefonato da una voce misteriosa che rilascia messaggi criptici e, ancora una volta, indecifrabili. Una volta fuori casa, la lista viene fregata da un gatto, gatto che andiamo a inseguire fin dentro uno stravagante edificio solitario dove conosceremo la padrona del suddetto gatto. Padrone che, ahinoi, verrà ben presto rapita, svanendo brutalmente dinanzi a noi nei meandri di un ascensore. Ecco quindi che Alex decide di andarla a salvarla dando il via a un’odissea stracolma di assurdità, eventi grotteschi, personaggi stravaganti e dialoghi introspettivi.
Questi ultimi rappresentano uno dei punti focali dell’intera narrazione e vedono il protagonista impegnarsi in monologhi, anche abbastanza generosi, con tanto di microfono. In stile one man show americano, di quelli molto indie, all’interno di piccoli pub… Ecco, Alex non spicca per simpatia ed è voluto. Così come sono voluti i suoi monologhi, spesso surreali seppur mai quanto quello che avviene tutto intorno a noi.
Da una cittadina realistica passeremo, infatti, a dungeon “immaginari” e stravaganti, palese richiamo di titoli come Persona (di cui puoi recuperare la nostra recensione del remake del terzo capitolo) e che stracciano ogni parvenza di logica o metanarrazione, rendendo l’esperienza faticosa per chi è ostinato a cercare un senso palese e limpido. In realtà, è proprio questo suo essere surreale e costantemente sopra le righe uno dei punti inossidabili e forti dell’intera opera, riuscendo a renderla unica nonostante i palesi richiami a Earthbound e al già citato Persona.
YIIK I.V funziona quindi nel momento in cui si accetta la sua follia, dal Panda armato di scudo che si può evocare alle buffissime battaglie che andremo ad affrontare (tra cui spiccano tanto le nostre armi quanto le tipologie di nemici). Il senso di sorpresa è praticamente costante mentre è impossibile riuscire a prevedere cosa accidenti succederà e ancor più dove diavolo vuole portarci la trama e questo ci è piaciuto molto. Accettata la follia di base di YIIK, ti ritroverai a vivere un’esperienza praticamente unica.
Un gioco di ruolo a turni
Sul versante del gameplay, YIIK I.V cambia le carte in tavola introducendo proprio le Karta. Abbandonati i quick time event per un sistema più rigorosamente a turni, ha introdotto un sistema di abilità extra caratterizzate da Karta (delle carte). Queste hanno dei propri valori oltre che dei poteri di vario genere (distinti in base se si decide di spenderle o se le si lascia passivamente sul campo).
Tali Karta fungono da scudo dei rispettivi personaggi e possono essere distrutte quando la loro energie giunge al termine. Evaporate le Karta, il personaggio andrà in “sanguinamento” e quindi ogni futuro colpo andrà a intaccare la sua vita fino al KO. Oltre alle Karta (equipaggiabili liberamente per ciascun personaggio), ogni personaggio ha un attacco standard, la possibilità di difendersi e anche quella di usare un’abilità specifica.
Queste ultime richiedono il consumo di PP caratterizzati da una barra in comune che a sua volta va a riempirsi durante la stessa battaglia. Tali regole, incluso il sistema delle Karta del sanguinamento, vale anche per i nemici e garantisce un sistema ludico, seppur non molto originale, sicuramente più rapido e strategicamente gradevole, oltre che più “old style”.
A stupire più del combattimento, complice il già elogiato stile del titolo, è l’esplorazione. Questa è spezzata da schermate con telecamera fissa o che, in alcuni casi, ci segue ma di cui non avremo mai pieno dominio. Questo da una parte è un male, costringendoci a sondare i fondali di alcune aree con Alex che diventa sempre più piccolo e impreciso da governare ma, dall’altro lato, offre al titolo la possibilità di regalare inquadrature sempre più folli.
La follia è ovunque, intrinseca in una struttura esplorativa che riprende i vecchi giochi di ruolo, con tanto di macro mappa con aree da esplorare e le personalizza più che può. E parlando di dungeon, questi sono molto interessanti da affrontare, infarciti di enigmi non sempre intuitivi ma gradevoli da affrontare. Banalmente, tra i primi che affronteremo, dovremo utilizzare il nostro fidato Panda evocandolo e tenendolo fermo su eventuali pulsanti.
Non mancano gatti da lanciare (in stile vecchietta dei Simpson) per attivare interruttori a distanza e altre trovate sempre più stravaganti e, ancora una volta, gradevolmente imprevedibili. Imprevedibilità che maschera comunque una struttura ludica non innovativa e anzi abbastanza lineare e “classica”. Da segnalare anche la presenza di tesori nascosti, equipaggiamento da aggiornare, abilità da apprendere, compagni da reclutare e tanto, tanto altro.
Ancora una nota per l’unica scelta che dovremo fare a inizio gioco. Nella sua follia, YIIK I.V tratta anche tematiche molto molto serie, dall’autoaccettazione, all’isolamento, passando per il suicidio. Tra queste scelte, c’è propria una che può bloccare l’eventuale suicidio, legato a sua volta ad alcune nostre scelte ludiche. Questa possibilità di scelta è una cosa che abbiamo apprezzato.
Grafica e sonoro
YIIK I.V è un titolo imperfetto sotto diversi aspetti tra cui anche quello grafico ma, ancora una volta, come il gameplay, la sua follia straborda e copre tutto. Lo si perdona della legnosità delle animazioni perché gli scenari che ci regala, le gag, le espressioni grottesche e le creature indefinibili offrono un’atmosfera unica, identitaria e stravagante che attira e coinvolge. Si vuole scoprire fin dove la follia e la creatività del team si è spinta.
Certo alcune aree sono eccessivamente spoglie se non proprio brutte ma il tutto è giustificato in un mondo completamente ribaltato e continuamente stravolto dall’assurdo. Il sonoro, invece, offre oltre una buona recitazione in inglese anche delle musiche assolutamente sorprendenti e che ben si sposano col surrealismo che permea l’intero titolo.
Per finire, purtroppo, segnaliamo due punti negativi. Il primo, più grosso, è la presenza di caricamenti, alcuni dei quali sforano anche un minuto. Questi avvengono prevalentemente al passaggio di aree o all’ingresso di edifici e va a spezzare di non poco il ritmo di gioco. Il secondo e ultimo punto è legato alla totale assenza della lingua italiana che, data anche la natura introspettiva, spesso verbosa e assolutamente folle del titolo, rende abbastanza complesso seguirne i vari giri di parole e “joke”.