Survival roguelite horror. Ecco quello che mi sono trovato per le mani con You Will Die Here Tonight, né più e né meno. I ragazzi di Spiralbound hanno studiato a fondo la materia, complimenti. Ma andiamo con ordine.
La dottoressa Katherine Olsson viene ingaggiata per supportare, con le proprie conoscenze, le indagini della divisione A. R. I. E. S. presso la villa Breckenridge. Si tratta di una consulenza quindi, e per meglio effettuare una consulenza conviene conoscere i membri con i quali si dovrà collaborare. Qui inizierai la tua avventura, nella stazione della polizia, dove imparerai le dinamiche di gioco, colloquiando con i 5 membri della divisione ARES. Al tuo tre però si scatenerà l’inferno.
Ci avvieremo, ovviamente in elicottero, presso la villa in questione, dove sembra che il proprietario abbia massacrato l’intera famiglia, composta da moglie e figli. Qui ti troverai a dover gestire il primo di una serie di twist narrativi e, per la prima volta la promessa del titolo ti si paleserà davanti agli occhi.
You Will Die Here Tonoght: gameplay
I comandi sono pressoché simili a quelli di altri titoli del genere, quindi potrai optare per mouse e tastiera oppure pad. Riguardo a quest’ultimo (consigliato), con i grilletti adibiti al combattimento mentre il pad sinistro gestisce i movimenti, la croce il menù armi e i pulsanti danno l’imput per corsa, ricarica, interazione e utilizzo di medikit.
Già perché, a differenza dei membri della S. T. A. R. S. quelli di ARIES si troveranno la pappa pronta. Per cui niente mix di erbe. Ovviamente il tasto centrale (o touchpad) richiama il menù, la mappa e quant’altro per avere sempre chiara la situazione e gli obiettivi da raggiungere. Fin qui tutto bello, comandi reattivi e meccaniche interessanti, potrai anche sbirciare dalla serratura come un novello Sam Fisher.
Quel che a mio avviso andrebbe smussato è la modalità di combattimento. Posso comprendere che il fatto di non poter sparare in terza persona dia allo scontro maggior tensione, ma questo smorza la sospensione dell’incredulità.
Altro punto che non mi ha convinto molto è il fatto che, se riuscirai a scansare gli zombie e li avvicini da tergo, non avrai nessun bonus, non si avvierà lo scontro prendendoli alle spalle, ma ritrovandoteli in prima persona a fissarti, sempre e comunque con i loro occhietti vivacemente morti e la bocca bavosamente affamata.
Non sarebbe un grosso problema nell’uno contro uno, ma a volte avrai più avversari da gestire, e la mossa migliore sarà scappare. Infatti tenendo premuto il tasto di fuga alcuni secondi tornerai alla terza persona pronto a distanziare gli avversari, peccato che ci vuole troppo tempo e nel mentre il nostro personaggio farà la bella statuina tra i morsi del nemico.
E qui arriviamo ad un altro punto non troppo simpatico. Quando il personaggio verrà morso si attiverà un timer. In questo lasso di tempo dovremo raggiungere un certo punto della mappa per curarci. Questo obbliga a ripetuti avanti e indietro che allungano il brodo. Ultimo appunto riguarda il mix survival horror e roguelite. Bella l’idea del “morto un Papa se ne fa un altro” ma così facendo si perde la tensione generale. Sai che i tuoi uomini respawano mentre i nemici restano a terra morti. Anzi, rimorti. Un limite al ritorno in vita dei protagonisti avrebbe sicuramente giovato.
Al di là di questi piccoli difetti, che comunque inficiano in maniera non troppo esagerata l’esperienza, abbiamo delle dinamiche interessanti. I nostri eroi sanno dribblare a meraviglia, innescando dinamiche alternative come la possibilità di rinchiudere i non morti dentro a qualche stanza. Eh si amico mio perché qui le porte le puoi aprire e chiudere a chiave come ti pare. Inoltre i nemici hanno imparato ad usare le maniglie. Non saranno veloci come Raptor ma se ti prendono il danno te lo fanno uguale.
Mikami’s soul never die
Iniziamo dal comparto grafico di You Will Die Here Tonight, cioè quello più denso. Grafica in finto retro stile che ben si adatta alla natura dell’opera. Alla Spiralbound volevano omaggiare Shinji Mikami e diavolo se ci son riusciti. Se hai giocato il primissimo Resident Evil ti ritroverai con un sorriso idiota di sommo piacere durante tutta l’avventura, stiamo sulle 5 ore circa.
Sinceramente, vedendo il trailer, credevo fosse una scopiazzatura in low res che avrebbe permesso, ai ragazzi di Spiralbound, di guadagnarsi i soldi per assoldare un legale, in vista della sicura querela per plagio. Invece il titolo ha un suo carattere ben distinto ed omaggia spesso in modo intelligente quel prodotto che, più di 20 anni fa ridimensionò l’horror videoludico. Ma procedendo nella trama troverete anche richiami velati a Dino Crisis e The Evil Within. Ecco perché lo considero più un omaggio al maestro di Iwakuni.
Dalle casse audio invece non ci sarà nessun brano ne doppiaggio. Il tutto si limita al suono dei passi, agli spari nel buio e ai tasti di una macchina da scrivere che battono incessanti durante i dialoghi, anche questa è una citazione da Resident Evil? Ne sono convinto.