Il bullismo è una piaga non da poco ed è difficile da contrastare soprattutto per il silenzio delle vittime, che spesso subiscono senza reagire. Con internet inoltre oggi diventa ancora più facile prendere di mira ragazzini più deboli, senza neanche doverli guardare negli occhi ma solo attraverso una tastiera.
YouPol è un’App sviluppata dalla polizia di stato che aiuta a contrastare il fenomeno perché parla lo stesso linguaggio dei giovani che sono vittime di bullismo, abituati quotidianamente ad avere a che fare con app e internet. Attraverso YouPol sarà possibile denunciare atti di bullismo con foto, video, link e messaggi, come lo spaccio di droga davanti alle scuole o i piccoli crimini.
Il test in una scuola superiore di Roma
Per il lancio dell’applicazione è stata scelta una scuola superiore di Roma, l’istituto Lucio Lombardo Radice. Una presentazione in grande stile a cui era presente anche il Capo della Polizia Franco Gabrielli ed il ministro dell’interno Marco Minniti.
Presentata #YouPol l’App della @PoliziadiStato per segnalare bulli e spacciatori https://t.co/TGyjxBaGtb #studenti @MiurSocial
— Il Viminale (@Viminale) 8 novembre 2017
Attualmente è attiva a Roma, Milano e Catania. A febbraio 2018 sarà attiva in tutti i capoluoghi di regione e da agosto in tutte le città italiane.
La segnalazione inviata tramite App arriverà direttamente alle sale operative delle Questure di zona che la verificano in tempo reale per intervenire in tempi brevi.
Così ha presentato YouPol il capo della polizia Franco Gabrielli
“You Pol ha sostituito gli sms, che erano strumenti antiquati e che non erano molto usati, soprattutto dai più giovani. Nell’app abbiamo consentito di fare segnalazioni anche in forma anonima, perché abbiamo ritenuto che possa esserci ancora una certa diffidenza. Ma auspichiamo che la forma della registrazione prenda sempre più piede e ciò comporterà un duplice vantaggio: da una parte certificare la comunicazione e dall’altra introdurre un meccanismo di consapevolezza e assunzione della responsabilità che nel nostro Paese deve essere coltivato nelle giovani generazioni”.