Zeitgeist è un puzzle-platform 3D che si presenta fin da subito come un videogioco dai ritmi compassati, con un forte focus sull’esplorazione, sul risolvere enigmi e sul costruire un’atmosfera mistica, aliena e misteriosa. Il tutto costruito intorno ad un gameplay che ruota su una singola particolare meccanica.
Ok, siamo onesti, di giochi così ne esistono davvero tanti sul mercato, ma personalmente non mi vengono mai a noia. Anche perché la maggior parte di questi titoli non impegnano troppe ore di gioco e riescono spesso a ricompensare il loro “basso” prezzo di acquisto. Fin da quando avevo scoperto l’esistenza di Zeitgeist, ero quindi rimasto incuriosito dal provarlo.
Uscito il 31 gennaio, Zeitgeist mi ha inoltre affascinato anche perché dietro c’é un bizzarro studio indie della Nuova Zelanda, [SAMPLE TEXT] Studios ltd (si, si chiamano davvero così), di cui avevo amato il gioco di debutto, Frame of Mind.
Insomma, c’erano tutte le premesse perché Zeitgeist fosse una piccola perla del mercato indie attuale, uno di quei videogiochi che passa sottobanco, ma che in realtà meriterebbe più attenzioni. Ma è stato davvero così? L’interesse iniziale verso questo titolo è stato alla fine ricompensato? Scopriamolo insieme con la mia recensione.
Un attimo sospeso tra ascesa e rovina
L’acqua è praticamente estinta nel mondo e la vita sembra spacciata a fare la stessa fine, ma c’é ancora una fievole speranza. Una leggenda sostiene che nelle profondità del deserto senza fine giacciano i resti di un’antica città sommersa che contiene ancora oggi una fonte di acqua infinita, il Cuore della Città. Questa potrebbe tranquillamente ridare sostanza alla vita del pianeta, ma va prima trovata.
La Submariner ha raggiunto le rovine, ma ora la attende la più ardua delle prove: superare il labirinto di corridoi e le trappole che ancora oggi abitano il luogo. L’unico aiuto che avrà, sarà quello di una piccola pianta in un vaso che le permetterà di viaggiare tra presente e passato, quando la città era viva e ricca, prima che la sua opulenza la portasse alla catastrofe. Riuscirà la Submariner a ridare vita al mondo?
L’atmosfera di Zeitgeist è quindi compassata, ma allo stesso tempo misteriosa e mistica. Il giocatore ha la chiara sensazione di aggirarsi per un luogo abbandonato da tempo, ma che è comunque permeato di segreti, pericoli e magia. Un posto alieno che non veniva calcato da piedi “umani” da molto, molto tempo. Il risultato finale ricorda parecchio uno dei tipici “templi” di uno Zelda a caso.
Dimentica però battaglie e pericoli a tempo perché non ci sarà alcuna fretta in Zeitgeist nel cercare di raggiungere il cuore della città, nonostante la città stessa si opponga ai nostri progressi. In effetti l’antagonista della nostra Submariner non sarà altro che il luogo dove siamo che continuerà a minacciarci e darci del ladro usando delle grosse scritte luminose sulle pareti. Un’altra soluzione che contribuisce ad acuire l’interessante atmosfera mistica del gioco.
Cogli l’attimo… giusto
A ricordare ancora di più un dungeon “a caso” di Zelda, c’é poi il fatto che, come tipico di questo genere di giochi indie, Zeitgeist concentra tutto il suo gameplay e la risoluzione degli enigmi intorno a un’unica meccanica particolare: la possibilità di saltare dal presente al passato. Non potremo però svolgere sempre questa azione, ma solo quando saremo in prossimità di determinate piante bluastre.
Oltre al tasto necessario per interagire con le piante (e con altri oggetti come leve da tirare o casse da spostare), la nostra Submariner potrà in realtà fare poco altro. Praticamente solo camminare e saltare. Inoltre potremo ruotare liberamente la telecamera per meglio esplorare l’ambiente… e qui iniziano i dolori.
La telecamera di Zeitgeist è l’inferno assoluto. Tende a incastrarsi spessissimo negli angoli ed è sensibilissima. Basterà spostare un pochino il mouse per spesso mandare tutto in vacca. Inquadrare con precisione un punto sarà sempre praticamente impossibile, cosa che rende i salti particolarmente tosti visto che ci muoveremo con WASD e avanzeremo/salteremo sempre e solo nella direzione in cui è rivolta la telecamera.
Ok, dirai, perché giocare con la tastiera? Perché Zeitgeist non riconosce i joypad nonostante sia un gioco Steam. Ho provato sia con un joypad apposito per PC che con quello della PlayStation 4, ma niente da fare. Va bene, c’é un menù opzioni, basta abbassare la sensibilità del mouse, no? No, perché questo è stato programmato male e ogni opzione selezionata verrà automaticamente annullata dopo alcuni secondi. Un disastro.
Nonostante il fastidio dettato da questi problemi non da poco, decido comunque di affrontare il gioco e mi trovo davanti ad un titolo davvero valido. I puzzle proposti sono interessanti, mai banali, di difficoltà crescente e sempre molto magnifici. Zeitgeist non è un tipico puzzle platform dalla difficoltà irrisoria che si completa senza neanche pensare e questo è un pregio.
La meccanica di saltare da un tempo all’altro è fondamentale perché, quando lo faremo, cambierà anche l’ambiente intorno a noi. Passeremo quindi da una città distrutta e sommersa dalle sabbie, ad un luogo in costante movimento, attraversato da torrenti perpetui d’acqua necessari a far funzionare i numerosi meccanismi presenti. Solo sfruttando tutto questo potremo avanzare verso il nostro obiettivo.
Un muro o un vetro che sono in un luogo potrebbero sparire ed una leva potrebbe riprendere a funzionare. Inoltre spesso dovremo spostare dei blocchi che esistono solo in un tempo o dovremo raccogliere dei nuclei acquosi da trasportare nel presente per attivare determinati meccanismi. Di per sé è tutto molto interessante e gratificante, per quanto reso molto più complesso dalla telecamera, dai comandi e… dai bug.
Si, perché in Zeitgeist ci sono valanghe di bug. Credo di aver risolto almeno due puzzle sfruttando una cattiva programmazione della collisione tra ostacoli e personaggio. Inoltre se si resta bloccati o se si cade nel vuoto, si può riavvolgere il tempo fino all’attimo prima, ma questo spesso porterà alla compenetrazione del personaggio con l’ambiente, soprattutto se siamo caduti da una piattaforma in movimento.
Un design incastrato tra due attimi
Fortunatamente, passando a parlare della direzione artistica di Zeitgeist, si può anche tornare a tessere le lodi di questo titolo imperfetto. Gli scenari proposti sono tutti ben realizzati e collaborano nel generare quell’atmosfera ricercata dalla narrazione del gioco. Dagli stretti corridoi alle grandi sale, passando per i sotterranei, i passaggi di vetro ed i giardini, tutto è magnifico e mistico allo stesso tempo.
I vari problemi di compenetrazione registrati con la Submariner fortunatamente non interessano gli ambienti di gioco che, anzi, funzionano egregiamente. Possiamo persino rompere i numerosi vasi presenti in puro stile Zelda. Ho particolarmente apprezzato anche il cambio cromatico che avviene passando da un tempo all’altro, dal giallo delle sabbie al blu lucente dell’acqua.
Quello che è davvero godibile, comunque, è il level design. Le rovine/città in cui è interamente ambientato Zeitgeist sono ben organizzate e programmate per rappresentare una sfida per il giocatore senza per questo risultare troppo assurde. Il livello di difficoltà proposto dai vari puzzle diventa velocemente abbastanza elevato da spingere a pensare fuori dagli schemi… certo, a meno che un bug non venga in nostro aiuto.
Purtroppo, però, neanche nella direzione artistica si può parlare di perfezione perché se la grafica è piacevole e le musiche di atmosfera svolgono il loro lavoro, la Submariner si muove in modo molto legnoso e molti “suoni ambientali” sono più fastidiosi che altro. Il più fastidioso in assoluto è per altro quello prodotto dal nostro salto, un rumore acuto e terribile, capace di trapanarti il cranio e che sentirai troppo spesso.
Un attimo mancato per un piccolo gioco di successo
In conclusione, Zeitgeist merita l’acquisto? Ecco, non è facile rispondere a questa domanda, neanche tirando tutte le fila delle nostre valutazioni. Se vogliamo giudicare il gioco dal punto di vista del genere puzzle-platform, il titolo svolge sicuramente il suo lavoro nel divertire e presentare una sfida al giocatore. Le meccaniche di viaggio nel tempo sono per altro ben implementate e l’atmosfera è azzeccata.
Il problema, come già detto nel resto della recensione, è la realizzazione finale. I bug ed i problemi tecnici sono decisamente troppi e troppo grandi, finiscono inevitabilmente per inficiare sulla godibilità del prodotto finale. Alcuni di questi sono poi assolutamente inspiegabili e ingiustificabili (vedi il menù opzioni non funzionante o l’impossibilità di usare un joystick).
La sensazione finale è quella di avere davanti quello che poteva essere un buon prodotto, ma che non riesce ad esserlo proprio perché i programmatori non hanno svolto a dovere il loro lavoro o non lo hanno testato abbastanza. Sia chiaro, Zeitgeist non costa tanto su Steam, appena 4 euro. Ma chi vorrebbe spendere questi soldi sapendo che il gioco è “incompleto”?
Il risultato è che quindi Zeitgeist non riesce a soddisfare del tutto le aspettative del giocatore. Un vero peccato considerando che, volendo valutare solo la parte ludica in sé, sarebbe anche un lavoro interessante e divertente. Poteva essere una piccola perla ludica nascosta nel vasto mercato indie di Steam e invece è l’ennesimo esempio di un titolo gettato alla mercé dei giocatori senza la giusta attenzione.