The Legend of Zelda: Ocarina of Time è un titolo che non solo continua ancora oggi ad affascinare milioni di giocatori, ma che viene reputato da molti come uno dei migliori videogiochi di tutti i tempi, se non il migliore (su questo, aggiungerei, sono abbastanza d’accordo).
Recentemente, il titolo di Shigeru Miyamoto ha ricevuto uno dei riconoscimenti più alti possibili, entrando concretamente nella lista dei giochi più influenti di tutti i tempi.
L’ingresso nella Hall of Fame
Forse non tutti lo sapranno, ma a Rochester (New York) esiste un museo dedicato alla storia del gioco; il nome completo è The Strong National Museum of Play (qui trovi il sito ufficiale). Un luogo dedicato alla conoscenza e all’esplorazione (anche con attività pratiche) del concetto di ludus, dalle origini alla contemporaneità.
Recentemente, il museo aveva iniziato a selezionare alcuni titoli per arricchire la propria Videogames Hall of Fame, ovvero una selezione di alcuni titoli ritenuti i videogiochi più influenti di tutti i tempi. Nello specifico, usando le parole del sito:
La Videogame Hall of Fame raccoglie tutti quei titoli che hanno goduto di grande popolarità per un lungo periodo di tempo e che hanno esercitato una profonda influenza su tutta l’industria del gaming, la pop culture e la società in generale.
Alcuni mesi fa erano stati selezionati svariati titoli da cui prelevare i vincitori; tra questi, c’era anche Ocarina of Time. Tuttavia, solo in questi giorni lo Strong National Museum ha annunciato i giochi più influenti di tutti i tempi (che si vanno ad unire a quelli già scelti negli scorsi anni): Ms. Pac-Man, Dance Dance Revolution, Civilization e, appunto, The Legend of Zelda: Ocarina of Time.
Quest’ultimo è il secondo titolo della saga a meritare l’ingresso nella Hall of Fame; nel 2016, infatti, era stato aggiunto il primo capitolo, l’originale The Legend of Zelda per NES (1986). Una conferma che la saga Nintendo continua ancora oggi a essere un punto di riferimento imprescindibile per il mondo videoludico.
Perché Ocarina of Time rimane ancora un capolavoro
Personalmente, posso dirmi estremamente felice di questa aggiunta di Ocarina of Time alla Videogames Hall of Fame, e anzi mi chiedo perché non sia stata fatta prima. Al di là dell’impatto nostalgico che questo titolo riesce ancora adesso ad avere su di me (complice anche la sua meravigliosa colonna sonora), ci sono alcuni valori oggettivi che devono essere riconosciuti.
Ocarina of Time è stato uno dei primi titoli 3D della storia, stabilendo le basi da cui poi hanno attinto tutti i giochi 3D action. Per la prima volta, i giocatori potevano muoversi in un universo sterminato (perché diciamolo, per l’epoca la mappa era enorme), viaggiare rapidamente tra una località e l’altra grazie alle canzoni di teletrasporto dell’Ocarina, sperimentare un nuovo concetto di libertà.
A livello tecnico, poi, Ocarina of Time ha introdotto il sistema lock-on, ovvero la possibilità di lockare il nemico mantenendo la visuale fissa su di esso anche mentre ci si muove. Un elemento, quest’ultimo, che oggi viene dato per scontato in qualunque gioco action-adventure.
Infine, a livello narrativo il primo titolo Zelda per Nintendo64 rimane ancora oggi una gemma freschissima: la storia dell’Eroe del Tempo è epica e malinconica allo stesso tempo, i suoi personaggi sono ben caratterizzati e presentano una profondità incredibile (soprattutto se si pensa che è stato uno dei primi esperimenti in 3D).
Ma soprattutto, trovo incredibile il modo in cui, in un titolo del 1998, è stata introdotta la meccanica del viaggio nel tempo. Nel corso del gioco, infatti, Link può interagire con la Spada Suprema estraendola o inserendola nel piedistallo: nel primo caso, l’eroe cresce di 7 anni e diventa adolescente; nel secondo caso, il tempo ritorna alle origini e Link si ritrova nuovamente nel suo corpo da bambino.
Questa meccanica è alla base del proseguimento della trama di gioco: per completare un dungeon, ad esempio, occorrerà andarci mentre si è bambini per riuscire a infiltrarsi in un cunicolo strettissimo, per poi aprire un passaggio segreto e ritornarci da adulti in modo da sconfiggere il boss. Una dinamica geniale, immersiva e accattivante, che ancora oggi, dopo quasi 25 anni, riesce a creare un gameplay godibilissimo.
Posso insomma dire che Ocarina of Time merita a pieno titolo un posto nella Videogames Hall of Fame. Abusiamo molto della parola “capolavoro”, senza soffermarci a pensare cosa significa davvero. Un capolavoro è un’opera d’arte che riesce ancora, nonostante il passare di molti anni, a comunicare qualcosa, a restituirci un senso profondo di esistenza, a lanciarci un messaggio che ci scuote da dentro.
Ecco perché Ocarina of Time è un capolavoro: riesce a rimanere perennemente fresco e luminoso, non subisce gli acciacchi del tempo, riesce a parlare a tutte le generazioni che si susseguono. È il simbolo di un’emozione immortale che promette continuamente di farci provare qualcosa di unico.
Anche Majora’s Mask!