È ancora fresca la notizia dell’abbandono, da parte di Dan Houser, della software house che in tutti questi anni sotto la sua egidia ha prodotto capolavori come Max Payne III, Gta e Red Dead Redemption: Rockstar Games.
Un evento che forse non sconvolgerà la maggior parte dei videogiocatori, incuranti di cosa ci sia dietro la produzione di un capolavoro. Tuttavia le ripercussioni di questa scelta sollevano senz’altro qualche dubbio su cosa succederà in futuro ad una delle case produttrici maggiormente considerate del panorama videoludico. Dopotutto, siamo ormai in un periodo cruciale della storia di Rockstar, che probabilmente sta in questo momento lavorando allo sviluppo di GTA 6, di cui non si sa ancora nulla.
Strauss Zelnick, Ceo di Take-Two interactive (il publisher di Rockstar), ha rilasciato delle dichiarazioni – riportate dal sito Gamingbolt.com – abbastanza rassicuranti in merito al futuro della compagnia:“L’azienda non è mai stata più forte, Take-Two rimane incredibilmente ottimista ed entusiasta di Rockstar”.
In effetti Dan Houser (fondatore della software house) non è più attivo sui progetti dalla primavera del 2019, dove comunque rimarrà il fratello Sam, co-fondatore dell’azienda. Rockstar non ha mai smesso di rilasciare nuovi contenuti per i suoi due cavalli di battaglia ancora in gara: Red Dead Redemption 2 e GTA V. E probabilmente in questo periodo sta allo stesso tempo lavorando anche ai concetti base di Gta 6.
Si può dire dunque in effetti che già da parecchi mesi la guida di Dan Houser è terminata, e che il prossimo Marzo ci sarà solo una conclusione ufficiale del rapporto, con Rockstar Games che si avvia all’era delle next Gen con un nuovo assetto aziendale. Il cambio di rotta sembra non avere dunque peggiorato le cose, sempre secondo Zelnick:
“Dal punto di vista della cultura del lavoro, ho visto solo miglioramenti continui in Rockstar. Penso che una delle cose più belle dell’azienda sia che siamo incredibilmente autocritici, e lo siamo: miriamo a essere completamente trasparenti e cerchiamo sempre di fare meglio. E penso che sia vero ovunque, Take-Two da un colpetto e Rockstar Games stabilisce uno standard per cercare sempre di migliorare la qualità delle sue operazioni, la qualità d-l loro modo di lavorare”.
Tuttavia qualche interrogativo sorge
In particolare, considerando i rumor delle settimane scorse come per esempio il Tweet dell’insider SWEGTA.
Si mormora riguardo la volontà di Take-Two di imporre un cambio di passo a Rockstar per pubblicare più frequentemente videogiochi. Che questo divorzio tra Houser e Rockstar sia figlio di queste dinamiche aziendali? Ci sono anche altri interrogativi che stimolano ulteriori ipotesi e riguardano una parola chiave che ogni videogiocatore responsabile dovrebbe memorizzare: crunch. Con questo termine si intende quel periodo in cui determinate software house impongono ore di lavoro straordinarie per terminare lo sviluppo di un titolo.
Uno dei punti più sensibili del controverso mondo dei videogame, in cui i programmatori si ritrovano, in taluni contesti, senza alcun vero e proprio diritto sindacale ma con delle imposizioni di turni massacranti e routine che definire disumane è un eufemismo. Potrebbe non essere il caso di Rockstar, eppure è di un anno fa un’intervista controversa rilasciata sul portale Vulture in cui proprio i fratelli Houser si dichiaravano fieri delle 100 ore di lavoro settimanali che ci sono volute per finire Red Dead Redemption 2, causando una scia di polemiche non indifferente tra consumatori e publisher.
Fu proprio Dan, sulle colonne di Kotaku, a correggere il tiro di quelle dichiarazioni allontanando l’idea che venissero imposti turni massacranti e che si trattava solo di tre settimane di intensa attività, tra l’altro solo per un gruppo circostanziale di persone (gli scrittori). E se l’abbandono di Houser, le presunte pressioni di Take-Two delle scorse settimane, e la polemica sollevata un anno fa fossero elementi di una trama comune?
Impossibile stabilirlo e francamente non vogliamo alludere tanto. L’ipotesi più probabile è che Rockstar Games, dopo il capolavoro Red Dead Redemption 2, sia arrivata ad un giro di boa e che qualche – curioso – cambiamento sia visibile all’orizzonte. Magari una rivoluzione nel gameplay e nei concetti base, prevista per Gta 6?
Ciò che è certo è che lascia (temporaneamente) il mondo delle software House una delle personalità maggiormente apprezzate, inserito dalle colonne del TIME al trentassettesimo posto tra i cento uomini più influenti del mondo. Ai posteri l’ardua sentenza.