Ziggurat è un roguelike particolare, che si rivolge ai giocatori alla ricerca di una sfida ardua e duratura. Il gioco, infatti, combina ambienti generati proceduralmente ad ogni partita con un gunplay vecchia scuola, fatto di armi sempre diverse e nemici che sparano proiettili ben visibili su schermo. In pratica, siamo davanti ad un FPS in cui il movimento costante del giocatore risulta molto più importante dei classici ripari, dato il numero soverchiante di nemici e di colpi che volano.
Oltre che per la riuscitissima fusione tra sparatutto e roguelike, Ziggurat colpisce anche per la sua ambientazione dark fantasy. Le armi stesse che utilizziamo nel gioco, infatti, sono bacchette, scettri e libri magici.
Il potere ha un prezzo
La trama di Ziggurat è un pretesto ben riuscito, in grado di giustificare le partite del giocatore tenendone alta l’attenzione. Durante l’avventura impersoniamo un apprendista di una potentissima gilda di maghi. Questi ultimi hanno protetto per anni le lande che abitano, distruggendo ogni tipo di forza malefica che avesse provato a reclamarle.
Diventare un fratello di questa confraternita non è facile. Dopo aver studiato le forze arcane bisogna sottoporsi ad una terribile prova: l’ingresso nella Ziggurat, un luogo pieno di demoni di ogni genere. Questo speciale test si tiene ogni dieci inverni e viene superato solo da un numero esiguo di studenti. Ciononostante il suo completamento è l’unico modo per entrare definitivamente nella gilda dei maghi.
Come si può intuire, Ziggurat non ha un vero e proprio intreccio di fatti, ma soltanto questo flebile pretesto. Oltre alla breve intro iniziale che spiega il contesto appena descritto, il giocatore può apprendere diverse informazioni sulla lore del titolo grazie a dei manoscritti reperibili nelle stanze dei dungeon. Queste pergamene, che appariranno casualmente, contengono spesso delle testimonianze di apprendisti che si sono avventurati nel dungeon o delle descrizioni sul mondo di gioco. Nonostante la trama non sia (volutamente) il piatto forte dell’esperienza, l’atmosfera cupa che caratterizza il titolo è sicuramente degna di nota.
Sparatorie magiche
Ciò che rende Ziggurat particolarmente interessante è la sua struttura di gameplay davvero unica. Il dungeon in cui siamo immersi è una ziggurat capovolta con cinque piani di estensione progressivamente maggiore. Questi sono composti da diverse tipologie di stanze, la maggior parte delle quali sono delle vere e proprie arene in cui combattere gli avversari infernali che ci troviamo davanti.
In modo simile a The Binding of Isaac, quindi, l’esplorazione vede l’alternarsi di arene, con ambienti in cui è possibile trovare trappole, oggetti o altro. Gli scenari in cui si svolgono gli scontri sono di dimensioni e conformazione variabile. E’ possibile dover combattere in una stanza piccolissima senza nessun riparo, oppure in una grandissima area fatta di scale e passaggi sopraelevati, o magari su piccole piattaforme e ponti sospesi.
Le battaglie richiamano molto da vicino gli FPS vecchia scuola “alla doom”, in cui il giocatore deve muoversi costantemente in mezzo a proiettili vaganti e nemici. Questi ultimi sono molto vari e dissimili tra loro: ci sono golem, mandragore, banshee, piante mostruose e tanto altro. In pratica, in Ziggurat possiamo trovare ogni tipo di creatura fantasy conosciuta. Il comportamento e gli attacchi di ogni avversario, chiaramente, sono molto diversi. Alcuni si limitano a lanciare asce rotanti, altri cercano lo scontro ravvicinato e altri ancora utilizzano attacchi particolari. Come detto prima, la varietà non manca e ogni combattimento risulta unico e sempre nuovo.
C’è da dire che, purtroppo, l’IA delle creature lascia molto a desiderare. Infatti, non vediamo nessun tipo di tattica o di movimenti particolari. Ogni avversario si limita a ingaggiarci con i suoi attacchi, muovendosi solo per raggiungerci. In alcuni casi, possiamo persino vedere dei nemici incastrati in un angolo o in un muro che si frappone tra la loro e la nostra posizione. La difficoltà dei combattimenti, quindi, è data soprattutto dalla numerosità degli avversari su schermo e non dai loro comportamenti. Il gameplay risulta comunque divertente, ma un pizzico di cura extra su questo aspetto non avrebbe guastato.
Un discorso simile si applica ai boss di fine piano. Di fatto, questi ultimi hanno delle meccaniche davvero banali da comprendere, alternando pochissimi attacchi che la maggior parte delle volte richiedono semplicemente di schivare proiettili. Certo, ci sono delle eccezioni in grado di regalare scontri memorabili, ma sono davvero una rarità.
A tutto ciò si aggiungono alcuni modificatori in grado di rendere ogni arena una vera sorpresa. Oltre alle diverse combinazioni di stanze e mostri, alcune battaglie sono caratterizzate da condizioni particolari. Per esempio, potremmo trovarci al buio completo, con nemici giganti e la possibilità di muoverci solo durante i salti o con un obelisco da distruggere prima che faccia spawnare troppi mostri. In pratica, oltre ai classici combattimenti, ci sono situazioni particolari da affrontare in modi specifici.
Va ricordato che il gioco è un roguelike puro. Questo significa che ogni run sarà diversa dalla precedente con scenario, nemici e armi generati casualmente. In aggiunta, morire significa ricominciare da zero, perdendo tutti i potenziamenti e l’equipaggiamento acquisito. Ogni avanzamento fatto nella Ziggurat, quindi, viene azzerato. Tuttavia, come accade in molti congeneri moderni, ci sono alcuni piccoli progressi che vengono mantenuti anche tra le diverse partite.
In particolare, svolgendo alcune azioni (come uccidere un certo numero di nemici con una determinata tipologia di armi) possiamo sbloccare nuovi personaggi con i quali affrontare le avventure successive. Ogni apprendista cambia drasticamente il modo in cui ci approcciamo agli scontri, date le diverse debolezze e i punti di forza: alcuni sono più abili con la bacchetta, altri con i bastoni, altri ancora sono equilibrati.
Inoltre, ogni morte è accompagnata dall’ottenimento di nuove abilità e strumenti vari che è possibile reperire (sempre in maniera del tutto casuale) nelle partite successive.
Arriviamo ora al fulcro di ogni sparatutto: le bocche da fuoco. Essendo un fantasy, Ziggurat non propone pistole e fucili, ma una serie di strumenti magici. Ogni esplorazione inizia con la fidata bacchetta magica. Questa è in grado di sparare raffiche veloci e precise, oppure una rosa di proiettili. Ogni colpo sparato consuma mana che, per fortuna, inizia a rigenerarsi dopo pochi secondi di inutilizzo, rendendo l’arma estremamente affidabile in ogni situazione.
Si aggiungono altre tre discipline magiche, ognuna con le sue peculiarità. Abbiamo i Grimori, gli Scettri e le Armi Alchemiche.
Queste tipologie di strumenti hanno delle carattaristiche uniche, per esempio, le Armi Alchemiche tendono ad utilizzare colpi esplosivi ad area e gli Scettri solitamente vantano raffiche estremamente veloci. Partendo da questi archetipi di base, ci sono diverse varianti in base all’arma trovata: Grimori con colpi in grado di seguire i nemici, di congelarli o di incendiarli, oppure Scettri che sparano in un’ampia linea orizzonatale al posto della raffica normale. Proprio come nel caso dei nemici, quindi, la varietà non manca.
Ognuna di queste discipline magiche, pur essendo più performante della bacchetta di base, non ha munizioni infinite. Il loro mana, infatti, si esaurisce con l’utilizzo e l’unico modo per ottenerne altro è quello di raccogliere i cristalli corrispondenti, ottenibili dopo aver ucciso i nemici o distrutto alcuni oggetti.
Inoltre, questi strumenti si reperiscono soltanto all’inizio di ogni piano, su altari particolari presenti nella prima stanza. Per questo motivo, anche il loro ottenimento è estremamente limitato a situazioni particolari.
Che dungeon sarebbe senza le trappole? Proprio come ogni buon roguelike che si rispetti, anche Ziggurat propone degli scenari con trappole varie. Alcuni possono avere palle di fuoco o dardi che volano dalle pareti, in altri possiamo trovare lava o spuntoni e così via. Inoltre, durante l’avventura potremmo imbatterci in stanze caratterizzate da un vero e proprio percorso ad ostacoli, con una ricompensa alla fine. Arrivarci non è facile, dato che siamo costretti a muoverci in un ambiente in cui ogni errore ci costa preziosi HP. Non sempre vale la pena rischiare tutto, quindi sta al giocatore decidere cosa fare.
Uno sparatutto e un gioco di ruolo
Ziggurat non è soltanto un FPS. Infatti, sotto la superficie si nasconde una componente ruolistica davvero degna di nota. I nemici uccisi, infatti, lasciano cadere dei cristalli di esperienza che, se raccolti prima della loro scomparsa, possono far salire di livello il nostro apprendista. Ad ogni level-up possiamo mettere in pausa l’azione per scegliere tra due potenziamenti proposti casualmente fra una rosa di tantissime abilità.
Anche qui la varietà non manca. Potremmo aumentare la salute, le riserve di mana, la potenza della bacchetta, scommettere con la morte o persino ottenere abilità passive, come quelle che ci permettono di ricaricare la salute distruggendo oggetti o di ottenere più punti esperienza. Nonostante queste skills siano separate tra loro, va comunque segnalata la possibilità di creare delle vere e proprie build, concentrandosi su determinati potenziamenti. Il fatto che questi siano proposti casualmente, però, rende lo sviluppo del personaggio sempre vario, dato che il giocatore è impossibilitato a fossilizzarsi sempre sulla stessa strategia.
In ultimo, proprio come nel caso delle armi, anche queste abilità verranno sbloccate dopo ogni morte, aumentando progressivamente la rosa da cui verranno selezionati i due potenziamenti proposti, una volta saliti di livello nelle partite successive.
La realizzazione tecnica
Il comparto tecnico di Ziggurat è buono, seppur non riesca ad eccellere. Gli ambienti e i modelli delle armi sono piacevoli da guardare e gli effetti di luce sono accettabili. Lo stesso dicasi per le animazioni dei nemici, che si limitano a fare il loro lavoro senza mai dare il massimo.
Data la frenesia del gameplay, la fluidità del gioco è fondamentale. Gli FPS sono stabili anche in modalità portatile di Nintendo Switch, nonostante ci siano degli sporadici cali di frame in alcuni momenti isolati.
Il comparto artistico, invece, è ottimo. La Ziggurat in cui si svolgono le partite è sempre tetra e i testi trovati casualmente contribuiscono a creare un’atmosfera claustrofobica davvero apprezzabile. Lo stesso non si può dire dei nemici, i quali hanno un design molto meno ispirato.
Il comparto sonoro è buono, composto da musiche orecchiabili e da effetti accettabili.
Per concludere
Ziggurat è un roguelike davvero ottimo, in grado di regalare parecchie soddisfazioni agli appassionati del genere. Il gameplay unisce alla perfezione due generi apparentemente distanti, creando un mix davvero divertente. Purtroppo l’IA dei nemici e i pattern dei boss abbassano il giudizio finale, ma ciò non toglie che il titolo riesce comunque a divertire.