Sviluppato da Nerd Games in sinergia con EastAsiaSoft che ne è l’editore, ZombFarm è un gioco gestionale di coltivazione come tanti altri suoi congeneri. A differenza di questi ultimi, però, prova ad aggiungere un elemento inedito: un’invasione zombie. Noi abbiamo provato ad aver cura dei nostri raccolti e dei nostri animali mentre affrontavamo orde di zombie su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione!
ZombFarm e le mille difficoltà di un contadino
ZombFarm inizia con la classica lettera di ringraziamento per aver deciso di prendere in carico la fattoria con tutti i suoi animali e i suoi campi. Ma non solo, il breve nonché praticamente unico incipit narrativo, pone l’accento sul fatto che abbiamo accettato nonostante la rischiosa vicinanza della fattoria con la foresta. Perché… ti starai chiedendo, ebbene il motivo è semplice: nella foresta ci sono gli zombie.
Ma torniamo alla fattoria, come anticipato, non c’è altro spunto narrativo e veniamo quindi lanciati subito nell’azione, indossando i panni di un anonimo ed esteticamente bruttino contadino. Questi ha l’obiettivo di soddisfare i bisogni dei propri animali e di tener cura delle proprie piante, racimolando materiali e trovando anche tempo sia per girare nella già citata e minacciosa foresta, sia per darsi ad attività essenziali come la pesca.
Purtroppo, la routine del contadino è ingannevole. Se inizialmente il titolo sembra offrire una discreta varietà di attività, ben presto queste diventeranno cicliche e sempre più monotone e noiose, perdendo il proprio appeal già dopo pochissimi giorni. Discorso analogo per gli zombie. Questi dovrebbero rappresentare la novità all’interno del genere di cui ZombFarm fa parte e invece falliscono su tutta la linea.
Non solo non si riesce a trovare una qualche lore motivazionale alla loro presenza ma questi non sembrano neanche zombie, afflitti da una grafica e da delle animazioni che ne abbattono qualsivoglia possibilità di fornire inquietudine o ansia. Anzi, ZombFarm fa tutto tranne che spaventare danneggiando bruscamente l’atmosfera che diventa così indecisa da non riuscire a far inquadrare il titolo stesso che permane in bilico tra un anonimo gioco in cui prendersi cura della propria fattoria e un altrettanto anonimo gioco con una foresta invasa da zombie che non offrono alcun feedback degno di un vero zombie.
La routine del contadino
Appurato che narrativamente parlando non c’è praticamente niente e che l’atmosfera è afflitta da diverse problematiche, passiamo al versante puramente ludico di ZombFarm. La routine del contadino proposta da EastAsiaSoft esordisce discretamente bene, offrendoci un mucchio di attività da svolgere ognuna di queste legate a una determinata tipologia di minigioco.
L’idea di fondo è buona e, come detto, offre un’apprezzabile varietà di partenza. Il problema è però duplice. Prima di tutto, i minigiochi non offrono nulla di realmente innovativo o originale, dimostrandosi delle ripetizioni di attività viste e straviste in tantissimi altri titoli. Si va dallo spostare un cestino per raccogliere delle uova, al trattenere un pesce all’interno di una barra verde finché non viene catturato passando per la cattura manuale (tramite pinzette) di zecche che schizzano su schermo.
Se il primo problema è la scarsa originalità dei minigiochi, il secondo è legato al fatto che questi si ripetono da inizio alla fine senza mutare praticamente quasi in niente. Viene da sé che la monotonia diventa presto dominante e, purtroppo per ZombFarm, l’elemento innovativo, ossia l’esplorazione della foresta piena di zombie, non riesce a essere d’aiuto.
Zombie che non spaventano
Esplorare la foresta alla ricerca di materiali, infatti, è un’attività che spaventa per la noia più che per gli zombie che, a essere onesti, sono tra i più innocenti e anonimi mai visti su schermo. Sono praticamente delle reskin monocromatiche del modello del contadino che non offrono alcuno stimolo. Non solo non spaventano ma ci rendono praticamente apatici e la loro presenza non apporta nulla di concreto al titolo.
Il problema degli zombie è anche pratico in quanto questi non risultano essere neanche tanto pericolosi. Infatti, non solo possiamo evitarli facilmente ma potremo anche menarli e farci strada tranquillamente e proseguire nella nostra raccolta di fioriellini e quant’altro. In poche parole, la loro presenza, che dovrebbe rappresentare la doppia anima del titolo, è quasi un accessorio che non offre alcunché a un titolo poco ispirato e altrettanto poco approfondito.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, ZombFarm utilizza una pixel art pesantemente pastellosa, così “pesante” che i dettagli del protagonista e degli zombie stesso vengono quasi del tutto nascosti. L’operazione estetica richiama un po’ quanto visto in Nocturnal Visitors (qui la nostra recensione) peccato che qui non c’è come supporto alcun tipo di narrazione o espediente estetico. Tra l’altro, ci tocca evidenziare ancora una volta quanto gli zombie non sembrino neanche tali.
Discorso analogo per gli ambienti, pochi e poco ispirati con la foresta che è un’accozzaglia di alberi ripetuti all’infinito e quasi tutti uguali. Il sonoro prova a risollevare un titolo sciapo ma fatica incredibilmente e fallisce nel rendere gli zombie minacciosi. Infine, da segnalare la totale assenza della lingua italiana (assenti anche i sottotitoli) anche se i testi a schermo sono abbastanza poco e di facile comprensione.